Si è parlato di capolavoro. Su IMDB ha un punteggio di 9,6 su 10, in assoluto il più alto per qualsiasi film o serie TV. Tutto ciò in sole 5 puntate, per una stagione autoconclusiva. È Chernobyl, il nuovo prodotto creato dalla HBO in collaborazione con Sky, nel quale viene raccontato, in cinque capitoli, il disastro della centrale nucleare ucraina che esplose il 26 Aprile 1986.
Dopo un primo episodio che funge da prologo introduttivo e che si concentra solo sulla notte dell’esplosione, i quattro successivi dissezionano e analizzano nei minimi particolari tutta la lunga vicenda fino all’autunno del 1987, soffermandosi sulle conseguenze dell’avvenimento. I protagonisti del racconto sono Valerij Legasov, chimico di punta dell’unione sovietica, e Boris Shcherbina, alto funzionario del Cremlino, chiamati a trovare una soluzione per estinguere il pericoloso incendio che divampa nella centrale e contenere i danni. Li affiancherà in seguito Ulana Khomyuk, scienziata che avrà un ruolo fondamentale nelle ricerche sulle cause del disastro.
Alla base di tutto c’è un grosso mistero, il perché degli eventi: com’è possibile che il nucleo del reattore nucleare sia esploso? La risposta non è solo da cercare tra gli addetti alla centrale: l’errore umano è la punta dell’iceberg, le radici sono molto più profonde e intricate. Si sviluppa così un giallo quasi spionistico mutuato da inquietanti toni da disaster movie. In questo caso, però, non siamo davanti ad un’ipotetica e spettacolare fine del mondo, ma al più grande disastro nucleare della storia dopo Nagasaki e Hiroshima. Un fatto relativamente recente e ancora vivido nella memoria di molte generazioni, ma soprattutto una catastrofe evitabile.
Le atmosfere cupe determinano un continuo senso di angoscia alimentato da una colonna sonora composta principalmente di suoni ed echi dalla forte carica ansiogena, come il crescente rumore secco e scattante dei contatori Geiger, i rilevatori di radioattività. Il dramma viene declinato nei suoi aspetti sociali e politici, attraverso i fondamentali interventi di Gorbachev e del KGB nelle camere del Cremlino, ma anche in quelli più umani e materiali, come le reazioni della popolazione di Chernobyl, totalmente all’oscuro della gravità dell’accaduto. Dal decadimento radioattivo si passa al decadimento fisico dei pompieri che effettuarono il primo soccorso quella fatidica notte. Il corpo si decompone, si scarnifica e infine perisce dopo lunghi tormenti. Nessun particolare ci è nascosto, nemmeno i più crudi. Agghiacciante la forte presenza simbolica di materiali mortiferi, come il cemento che viene colato sui cadaveri radioattivi o l’acqua che inesorabilmente diffonde le radiazioni. Tutto ciò contribuisce al disturbante fascino apocalittico della miniserie, un’implacabile processione di decisioni obbligate da un sistema ignorante e repressivo che inevitabilmente portano ad un’unica amara conclusione. Non esistono eroi e i pochi coraggiosi e puri di spirito sono destinati alla morte.
Assolutamente privo di sensazionalismi o spettacolarizzazioni fine a se stesse, lo stile è freddo, elegante e paurosamente lucido. Le scene di grande impatto sono forti e corrosive. Il cast è eccezionale: i due protagonisti maschili, l’inglese Jared Harris e lo svedese Stellan Skarsgård (celebre per i ruoli nei film di Von Trier e nei blockbuster Pirati dei Caraibi e Avengers), contribuiscono magistralmente alla drammaticità mostrando poi l’interessante evoluzione dei due personaggi. Anche il cast di contorno è di altissimo livello: dalla celebre attrice britannica Emily Watson, alla giovane promessa irlandese Barry Keoghan (lanciato da Yorgos Lathimos ne Il sacrificio del cervo sacro).
Chernobyl è un capolavoro? Difficile da stabilire, per il momento. Sicuramente si tratta di uno dei più coraggiosi e dirompenti progetti televisivi degli ultimi anni. Una spietata analisi di una delle pagine più nere della storia recente, causata soltanto dall’incompetenza di una nazione all’epoca accecata dall’orgoglio di un’anacronistica dittatura.
“Qual’è il costo delle bugie?” si chiede Legasov. Sembra che sia stato altissimo, inimmaginabile, tanto che Gorbachev dirà che il disastro di Chernobyl fu la vera causa della caduta dell’unione sovietica.
CESARE BISANTIS