John Carpenter: autore eclettico e versatile, sperimentatore infaticabile, refrattario a qualunque tipo di imposizione.
Carpenter ha fatto del minimalismo la ragione d’essere del suo cinema, infondendo alle sue pellicole un’impronta personalissima e mai banale e regalando film entrati di diritto nell’immaginario collettivo.
Regista, sceneggiatore, musicista, montatore: oltre quarant’anni di carriera vissuti appieno, che meritano di essere degnamente omaggiati. In occasione del nostro corso dedicato proprio al suo cinema (clicca qui per iscriverti: il webinar sarà disponibile fino al 31 dicembre 2021!) abbiamo stilato la lista dei cinque migliori film di John Carpenter secondo la nostra redazione:
5) Cigarette Burns – Incubo mortale
John Carpenter dirige un episodio della serie Masters of Horror, progetto televisivo creato da Mick Garris; e, grazie al piccolo schermo, trova grandissima ispirazione, realizzando non soltanto uno dei segmenti migliori della prima stagione, ma anche una delle produzioni più convincenti e affascinanti della sua intera filmografia, tra suggestioni visive da manuale e riflessioni pindariche sul mezzo cinematografico. Straordinario e spiazzante.
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Tra i primi film girati da Carpenter, La cosa si ispira al racconto Who Goes There? (1938) di J.W. Campbell, già portato al cinema da Howard Hawks con La cosa da un altro mondo (1951). Riflessioni sulla scienza come aberrazione, struttura indefinita del nemico che aumenta il senso di minaccia anche e soprattutto a livello politico/sociologico, rimando alle paure ancestrali dell’essere umano: un’opera angosciante e claustrofobica, che venne stroncata all’uscita a causa della prospettiva buonista nei confronti delle entità aliene dovuta a E.T. – L’extra-terrestre di Steven Spielberg.
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Spettri di Guerra Fredda e il sogno americano infrantosi contro lo scandalo Watergate: Carpenter distrugge e destruttura la città simbolo del mondo occidentale, realizzando un vero e proprio caposaldo dell’action fantascientifico. Ideologicamente sferzante e coerente, il film lanciò la figura dell’iconico Jena Plissken (Snake nella versione originale), antieroe per eccellenza interpretato da un Kurt Russell in stato di grazia che contribuì a rendere la pellicola un cult. Remake in vista che, pare, sarà diretto da Robert Rodriguez.
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Horror ambizioso e angosciante, debitore dei maestosi deliri creati da H.P. Lovecraft, Il seme della follia è una discesa negli abissi della mente umana, inquietante, suggestiva e ricca di spunti di riflessione che spaziano dalla religione alla negazione del libero arbitrio; e, in un delirante tratteggio sulla follia collettiva come simbolo primario del contagio (notorio feticcio autoriale), Carpenter riesce a veicolare una tesi tutt’altro che banale, e funzionalmente visionaria, sul concetto non facilmente rappresentabile di metacinematografia.
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1) Halloween – La notte delle streghe
Imprescindibile punto di riferimento per ogni amante del brivido: al suo terzo lungometraggio, John Carpenter raggiunge uno dei punti più alti della sua carriera, confezionando uno degli archetipi dello slasher e consacrando il suo protagonista, Michael Myers, nell’Olimpo delle icone horror più famose di tutti i tempi. Climax tensivo da manuale, colonna sonora ormai cult (firmata dallo stesso regista) e un senso di agghiacciante e disturbante inevitabilità: indimenticabile per alcune sequenze entrate ormai nella storia del cinema di genere, e non solo (la lunga e inquietante soggettiva iniziale, sorta di teoria in immagini sul concetto stesso di immedesimazione). Rifatto da Rob Zombie nel 2007 e seguito da una trilogia di sequel diretti, firmati da David Gordon Green.
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