News
Academy Awards: come è cambiato il processo di selezione per l'Oscar al miglior film internazionale
Numeri alla mano, sembra che il vento sia cambiato all'interno del comitato dei votanti per i film in lingua straniera dell'Academy of Motion Picture, organizzazione nota in tutto il mondo per l'assegnazione annuale dei premi Oscar. Già l'anno scorso, in vista della 93esima edizione degli Academy Awards, un numero record di 97 Paesi presentò un film da far concorrere per l'Oscar al miglior film internazionale. Di questi, 93 (altro record) sono stati accettati nella gara. Per quanto riguarda la prossima edizione, la 94esima, il numero di film presentati è sceso a 80 e il processo di controllo delle candidature è tuttora in corso. Ma un particolare concetto è già molto chiaro: il gruppo di candidati di quest'anno include numerosi film spigolosi e controversi, vale a dire il tipo di pellicole che un tempo l'Academy era solita fuggire e che, ultimamente, ha sempre più abbracciato.



Cosa è cambiato? Per molti anni, la critica al comitato per i film in lingua straniera dell'Academy (ora conosciuto come il comitato per i lungometraggi internazionali, che è composto da volontari provenienti da tutte le sezioni dell'organizzazione) era quella di essere troppo conservatore nei suoi gusti. D'altro canto, va detto che la maggior parte delle persone che si offrivano di guardare decine di film sottotitolati in un periodo di pochi mesi erano per lo più pensionati. «Eravamo davvero famosi per votare qualsiasi cosa avesse a che fare con un nonno e un nipote o con l'Olocausto», ricorda Mark Johnson, che ha presieduto il comitato per 17 anni.

Negli anni, però, è cresciuta parecchia pressione nei confronti dell'Academy per convincerla ad abbracciare un cambiamento. Le continue esclusioni eccellenti hanno causato non pochi malumori e critiche: tra le altre, si ricordano in particolare quelle di City of God (2002) del Brasile, La foresta dei pugnali volanti (2004) della Cina, Volver (2006) della Spagna, Persepolis (2007) della Francia, 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni (2007) della Romania.

Johnson introdusse quindi un nuovo processo: il comitato generale (quasi tutti i quali vivevano nell'area di Los Angeles, dato che tutte le proiezioni si tenevano esclusivamente nella sede dell'Academy a Beverly Hills) avrebbe scelto sei titoli, il comitato esecutivo avrebbe poi deciso tre titoli trascurati da "salvare" e infine sarebbe stata pubblicizzata una lista con i nove finalisti (senza specificare quali fossero stati scelti dal comitato e quali salvati). A quel punto un "comitato della fase due", composto da diverse decine di distinti membri dell'Academy a Los Angeles, New York e Londra, scelti da Johnson o dal suo successore, avrebbero visto tre film al giorno per tre giorni consecutivi, determinando così i cinque candidati finali. I problemi, ovviamente, non scomparvero del tutto, così come le decisioni apparentemente incomprensibili: su tutte, l'esclusione dalla cinquina finale di titoli quali il nostro Gomorra (2008), il thailandese Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti (2010), il belga Due giorni, una notte (2014), il francese Elle (2016) e il tedesco Oltre la notte (2017).

Altri film controversi, però, hanno cominciato ad entrare nella rinomata shortlist, ricevendo le tanto ambite candidature. Tra questi, ce n'è uno che Larry Karaszewski (uno dei successori di Johnson come presidente del comitato esecutivo del premio per i film in lingua straniera) ricorda come il "film spartiacque" che ha fatto sentire i Paesi di tutto il mondo abbastanza sicuri da presentare film più audaci: il greco Dogtooth (2009), diretto da Yorgos Lanthimos. Da lì, la strada è diventata agevole per candidature fino a poco tempo fa considerate fuori dagli schemi, come L'immagine mancante (2013) dalla Cambogia, Honeyland (2019) dalla Macedonia del Nord, e per vincitori come Una donna fantastica (2018) dal Cile e Parasite (2019) dalla Corea del Sud.



Dopo la pandemia, inoltre, il processo di selezione è divenuto più democratico che mai. Dal momento che nessun membro dell'Academy ha potuto partecipare di persona alle proiezioni, tutte le candidature internazionali ufficiali sono state caricati sulla app sicura dell'organizzazione, invitando i membri del comitato generale ad iscriversi. Nonostante la riapertura dei cinema a Los Angeles, l'Academy ha deciso di mantenere tale processo di selezione per questa stagione. Chissà che non rimanga così a tempo indeterminato.

Insomma, dal momento che l'Academy si è finalmente aperta maggiormente a film più complessi e pungenti del solito all'interno della categoria dei lungometraggi internazionali, i Paesi di tutto il mondo hanno risposto presentandone di più. La Francia ha scelto ovviamente il bizzarro, violento ed eccitante Titane, seconda pellicola di Julia Ducornau che ha vinto la Palma d'Oro a Cannes. L'Italia ci prova ancora una volta con Paolo Sorrentino ed il suo È stata la mano di Dio, vincitore del Leone d'argento all'ultima Mostra del cinema di Venezia. Ancora, un'altra vecchia conoscenza della serata degli Oscar viene riproposta per l'Iran: Asghar Farhadi si presenta con il film vincitore del Gran Prix Speciale della Giuria a Cannes, A Hero, dopo che due dei suoi film hanno vinto l'Oscar per il miglior film straniero negli ultimi dieci anni (Una separazione nel 2012 e Il cliente nel 2017). Il film co-vincitore del Gran Prix, Scompartimento n. 6 - In viaggio con il destino, rappresenterà invece la Finlandia nella corsa alla cinquina finale.

Fonte The Hollywood Reporter 

Categorie

Maximal Interjector
Browser non supportato.