Al Pacino: 10 interpretazioni memorabili di un gigante di Hollywood
24/04/2020
Tra i più grandi attori della storia del cinema, Al Pacino fa il suo esordio sul grande schermo nel 1969 e, nel corso della sua lunga e brillante carriera, ricopre alcuni memorabili ruoli che lo portano, di diritto, nell'Olimpo della Settima arte. Michael Corleone, Tony Montana, Benjamin "Lefty" Ruggiero, Carlito Brigante, ma anche il Tony D'Amato di Ogni maledetta domenica, Jimmy Hoffa nello scorsesiano The Irishman e il memorabile detective Vincent Hanna in Heat – La sfida, capolavoro di Michael Mann.
Una indimenticabile galleria di personaggi, che ha reso il nostro compito tutt'altro che semplice... Quali sono, allora, le dieci migliori interpretazioni di Al Pacino? Ecco una TOP 10 sui generis, suddivisa in due parti, in cui a cinque interpretazioni legate a ruoli immortali e classici, seguono cinque straordinarie interpretazioni tutte da riscoprire!
1) Michael Corleone in Il padrino – Parte II (Francis Ford Coppola, 1974)

I riti, i meccanismi e le regole della famiglia Corleone si fanno metafora complessa e astratta del potere capitalistico nella sua accezione più metafisica e assoluta. Non c'è differenza di sorta tra Mafia e Capitalismo, nel film di Coppola, in quanto entrambi sono meccanismi socio-economici che impongono un servizio non richiesto per poi eliminare chi lo rifiuta e ridurre in sostanziale schiavitù chi se ne avvale (parallelismo evidente sia a livello macro-economico, negli affari di Michael in giro per l'America, che soprattutto a livello micro, dove il giovane Vito crea una piccola azienda di olio che, in realtà, offre protezione mafiosa ai disperati del quartiere).
2) Tony Montana in Scarface (Brian De Palma, 1983)

Strabordante remake (sceneggiato da Oliver Stone) del capolavoro omonimo di Howard Hawks girato nel 1932, questo contenitore all'insegna dell'eccesso sposta la vicenda dalla Chicago del proibizionismo alla Miami congestionata dal traffico di droga degli anni '80 e cambia il cognome del protagonista da Tony Camonte a Tony Montana. Il personaggio principale, interpretato da un ottimo Al Pacino, si lancia in 170 minuti di sparatorie, cadaveri, intrighi criminali e ossessioni ai limiti dell'incesto.
3) Carlito Brigante in Carlito's Way (Brian De Palma, 1993)

Grazie a un efficace utilizzo della voce narrante del protagonista, il film è una sorta di discesa agli inferi in soggettiva, in cui siamo chiamati a prendere il punto di vista dell'ex criminale dal buon cuore e, pur sapendo già quale sarà la conclusione, ci auguriamo che questa possa non arrivare mai. La perizia tecnica di De Palma non è mai stata così funzionale al copione di una sua pellicola e la parte finale, tragica e sontuosa, non si dimentica. Strepitosa prova di Al Pacino.
4) Frank Serpico in Serpico (Sidney Lumet, 1973)

Lumet dirige la potente sceneggiatura scritta a quattro mani da Waldo Salt e Norman Wexler, e regala allo spettatore un Al Pacino in una performance tra le migliori in carriera. Un protagonista caricato nel fisico e nello spirito, capace di portare sullo schermo un personaggio dignitoso, forse troppo, che con il passare dei minuti monopolizza la scena.
5) Frank Slave in Scent of a Woman – Profumo di donna (Martin Brest, 1992)

Scent of a Woman – Profumo di donna percorre una strada anomala rispetto ad altri rifacimenti analoghi, non sfigurando rispetto all'originale. Buona parte del merito va naturalmente attribuita a un sardonico Pacino (premiato con Oscar e Golden Globe), memorabile nell'incarnare il militare sbrigativo e indurito dalla vita, ma va riconosciuta anche l'importanza di una sceneggiatura ben scritta e dotata di una notevole parte conclusiva.
1) Steve Burns in Cruising (William Friedkin, 1980)

William Friedkin adatta l'omonimo romanzo di Gerard Walker e ne fa qualcosa di completamente suo, spingendo il pedale del realismo (le immagini sono frutto di accurati sopralluoghi nei gay bar dei sobborghi newyorkesi), per mettere in scena un ritratto malsano e disturbante di un microcosmo dominato dalla violenza. La morbosità, la perversione e il voyeurismo sono connaturati nell'uomo al di là dell'orientamento sessuale. Un film controverso e inquietante, diventato, con il passare degli anni, un cult imprescindibile. Indimenticabile prova di Pacino.
2) Lion ne Lo spaventapasseri (Jerry Schatzberg, 1973)

Malinconico e struggente road movie che si configura come una delle opere più incisive della New Hollywood, con protagonisti un Al Pacino e un Gene Hackman mai così borderline e outsider. Jerry Schatzberg sposta nei grandi spazi aperti dell'America centrale il ritratto toccante e sincero degli ultimi della società, grandi esclusi dal cinema americano sino a pochi anni prima. Uno dei più sinceri film sull'amicizia e, in seconda lettura, sulla disillusione a stelle e strisce del periodo. Cinema americano libero e sofferente, come lo fu solo in quel lungo decennio.
3) Johnny in Paura d'amare (Garry Marshall, 1991)

Dopo il successo di Pretty Woman (1990), Garry Marshall fa di nuovo centro, rimanendo all'interno del genere sentimentale, ma con uno spirito che guarda più al dramma che alla commedia. Prendendo spunto dalla pièce teatrale Frankie and Johnny in the Clair de Lune di Terrence McNally, autore anche della sceneggiatura del film, la pellicola è una pudica indagine sull'amore su misura per i due ottimi interpreti principali, Al Pacino e Michelle Pfeiffer. Un distillato di emozioni semplici e sincere.
4) John Milton ne L'avvocato del diavolo (Taylor Hackford, 1997)

Basandosi sul romanzo omonimo di Andrew Neiderman, Taylor Hackford carica la storia delle influenze suggestive del Paradiso perduto di John Milton (con qualche spruzzata della Divina Commedia dantesca) e costruisce un thriller metafisico su misura per l'estro recitativo di Al Pacino, mattatore assoluto nei panni del signore delle tenebre. Un film tipicamente anni '90, eccessivo e ridondante, ma un autentico cult del cinema maistream.
5) Big Boy Caprice in Dick Tracy (Warren Beatty, 1990)
Al suo terzo film da regista, Warren Beatty porta in scena la trasposizione del fumetto omonimo di Chester Gould, con uno stile evidentemente influenzato dal comic originale, come si può facilmente evincere dai tratti deformati e dai volti caricaturali dei personaggi. Tutto è all'insegna dell'eccesso e del gusto kitsch, per una messinscena barocca e psichedelica che dà vita a un poliziesco noir a tinte pop. Il luciferino Al Pacino ruba la scena a tutti.
Una indimenticabile galleria di personaggi, che ha reso il nostro compito tutt'altro che semplice... Quali sono, allora, le dieci migliori interpretazioni di Al Pacino? Ecco una TOP 10 sui generis, suddivisa in due parti, in cui a cinque interpretazioni legate a ruoli immortali e classici, seguono cinque straordinarie interpretazioni tutte da riscoprire!
1) Michael Corleone in Il padrino – Parte II (Francis Ford Coppola, 1974)
I riti, i meccanismi e le regole della famiglia Corleone si fanno metafora complessa e astratta del potere capitalistico nella sua accezione più metafisica e assoluta. Non c'è differenza di sorta tra Mafia e Capitalismo, nel film di Coppola, in quanto entrambi sono meccanismi socio-economici che impongono un servizio non richiesto per poi eliminare chi lo rifiuta e ridurre in sostanziale schiavitù chi se ne avvale (parallelismo evidente sia a livello macro-economico, negli affari di Michael in giro per l'America, che soprattutto a livello micro, dove il giovane Vito crea una piccola azienda di olio che, in realtà, offre protezione mafiosa ai disperati del quartiere).
2) Tony Montana in Scarface (Brian De Palma, 1983)

Strabordante remake (sceneggiato da Oliver Stone) del capolavoro omonimo di Howard Hawks girato nel 1932, questo contenitore all'insegna dell'eccesso sposta la vicenda dalla Chicago del proibizionismo alla Miami congestionata dal traffico di droga degli anni '80 e cambia il cognome del protagonista da Tony Camonte a Tony Montana. Il personaggio principale, interpretato da un ottimo Al Pacino, si lancia in 170 minuti di sparatorie, cadaveri, intrighi criminali e ossessioni ai limiti dell'incesto.
3) Carlito Brigante in Carlito's Way (Brian De Palma, 1993)

Grazie a un efficace utilizzo della voce narrante del protagonista, il film è una sorta di discesa agli inferi in soggettiva, in cui siamo chiamati a prendere il punto di vista dell'ex criminale dal buon cuore e, pur sapendo già quale sarà la conclusione, ci auguriamo che questa possa non arrivare mai. La perizia tecnica di De Palma non è mai stata così funzionale al copione di una sua pellicola e la parte finale, tragica e sontuosa, non si dimentica. Strepitosa prova di Al Pacino.
4) Frank Serpico in Serpico (Sidney Lumet, 1973)

Lumet dirige la potente sceneggiatura scritta a quattro mani da Waldo Salt e Norman Wexler, e regala allo spettatore un Al Pacino in una performance tra le migliori in carriera. Un protagonista caricato nel fisico e nello spirito, capace di portare sullo schermo un personaggio dignitoso, forse troppo, che con il passare dei minuti monopolizza la scena.
5) Frank Slave in Scent of a Woman – Profumo di donna (Martin Brest, 1992)

Scent of a Woman – Profumo di donna percorre una strada anomala rispetto ad altri rifacimenti analoghi, non sfigurando rispetto all'originale. Buona parte del merito va naturalmente attribuita a un sardonico Pacino (premiato con Oscar e Golden Globe), memorabile nell'incarnare il militare sbrigativo e indurito dalla vita, ma va riconosciuta anche l'importanza di una sceneggiatura ben scritta e dotata di una notevole parte conclusiva.
1) Steve Burns in Cruising (William Friedkin, 1980)

William Friedkin adatta l'omonimo romanzo di Gerard Walker e ne fa qualcosa di completamente suo, spingendo il pedale del realismo (le immagini sono frutto di accurati sopralluoghi nei gay bar dei sobborghi newyorkesi), per mettere in scena un ritratto malsano e disturbante di un microcosmo dominato dalla violenza. La morbosità, la perversione e il voyeurismo sono connaturati nell'uomo al di là dell'orientamento sessuale. Un film controverso e inquietante, diventato, con il passare degli anni, un cult imprescindibile. Indimenticabile prova di Pacino.
2) Lion ne Lo spaventapasseri (Jerry Schatzberg, 1973)

Malinconico e struggente road movie che si configura come una delle opere più incisive della New Hollywood, con protagonisti un Al Pacino e un Gene Hackman mai così borderline e outsider. Jerry Schatzberg sposta nei grandi spazi aperti dell'America centrale il ritratto toccante e sincero degli ultimi della società, grandi esclusi dal cinema americano sino a pochi anni prima. Uno dei più sinceri film sull'amicizia e, in seconda lettura, sulla disillusione a stelle e strisce del periodo. Cinema americano libero e sofferente, come lo fu solo in quel lungo decennio.
3) Johnny in Paura d'amare (Garry Marshall, 1991)

Dopo il successo di Pretty Woman (1990), Garry Marshall fa di nuovo centro, rimanendo all'interno del genere sentimentale, ma con uno spirito che guarda più al dramma che alla commedia. Prendendo spunto dalla pièce teatrale Frankie and Johnny in the Clair de Lune di Terrence McNally, autore anche della sceneggiatura del film, la pellicola è una pudica indagine sull'amore su misura per i due ottimi interpreti principali, Al Pacino e Michelle Pfeiffer. Un distillato di emozioni semplici e sincere.
4) John Milton ne L'avvocato del diavolo (Taylor Hackford, 1997)

Basandosi sul romanzo omonimo di Andrew Neiderman, Taylor Hackford carica la storia delle influenze suggestive del Paradiso perduto di John Milton (con qualche spruzzata della Divina Commedia dantesca) e costruisce un thriller metafisico su misura per l'estro recitativo di Al Pacino, mattatore assoluto nei panni del signore delle tenebre. Un film tipicamente anni '90, eccessivo e ridondante, ma un autentico cult del cinema maistream.
5) Big Boy Caprice in Dick Tracy (Warren Beatty, 1990)
Al suo terzo film da regista, Warren Beatty porta in scena la trasposizione del fumetto omonimo di Chester Gould, con uno stile evidentemente influenzato dal comic originale, come si può facilmente evincere dai tratti deformati e dai volti caricaturali dei personaggi. Tutto è all'insegna dell'eccesso e del gusto kitsch, per una messinscena barocca e psichedelica che dà vita a un poliziesco noir a tinte pop. Il luciferino Al Pacino ruba la scena a tutti.