Si è aperta Sabato 2 Luglio la nuova sezione Satellite della 52a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, dedicata alla produzione audiovisiva italiana a bassissimo budget ed extra-industriale, alla presenza dei registi e del curatore Gianmarco Torri.
Ad aprire la sezione è stato Guida al (lento/violento) lavoro di Matteo Arcamone, ritratto di una generazione senza lavoro, correlato da una profonda riflessione sulla noia e la pigrizia – “È un film coinvolgente, sulla vita, ma anche molto pigro, non riuscivo più a montare in Video8, mi ero annoiato a lavorare, per cui anche il film alla fine è venuto molto pigro”, afferma il regista.
A seguire, il documentario corale a sfondo naturalistico Parco Lambro di Federico Gariboldi, Francesco Martinazzo, Giulia Savorani e Martina Taccani, che hanno ripercorso la genesi del film: “Ci siamo conosciuti ad un corso di documentario serale. Abbiamo girato il film tutti insieme. La scelta del Parco Lambro perché l’alluvione del 2014 l’aveva sfigurato, per cui abbiamo deciso di girare lì il nostro documentario”.
Non solo documentario ma anche cinema sperimentale e astratto con The Eternal Melancholy of the Same di Teresa Masini, una riflessione sull’incertezza della nostra esistenza e sull’immagine intesa come esperienza – “Ho scelto le immagini multiple, il doppio schermo, l’immagine attraverso l’acqua, due immagini contrastanti. Solo così potevo rendere ciò che volevo, cioè l’ultimo giorno d’esistenza di un ipotetico pianeta”, spiega la regista.
O, ancora, l’opera collettiva Adagio Jean Juarès di Francesco Cazzin, Giovanni Cazzin, Francesca Rusalen, Gregorio Tenti, Gianni Calzavara, un breve film sperimentale realizzato esclusivamente con fotografie, che riprende le ultime parole di Cristo – “Il cinema per noi è religioso, inteso proprio come atteggiamento di vita che dà alla religione. Da un lato abbiamo inserito il virtuale, il reale dall’altro il possibile. Questo dà sicuramente un senso di inquietudine, di non chiarezza”, affermano gli autori.
A chiudere il programma nella Sala Pasolini, poi, Le 5 Avril Je Me Tue di Sergio Canneto, un film che prende spunto dall’ultima frase scritta da Cesare Pavese“Ho trovato una storia che mi piaceva molto e poi ho costruito tutto intorno all’attore. Ho scelto di proposito un attore non professionista che a mio parere è stato bravissimo. Ho deciso di lasciargli spazio e cucire la storia attorno a lui”, conclude il regista.