La sesta stagione di BoJack Horseman porta con sé due notizie: quella cattiva è che si sta arrivando ai saluti, quella buona è che accadrà solo a gennaio, dopo altri 8 episodi.
Sin da subito ci si rende conto di trovarsi di fronte al cambiamento, pur tornando a casa, a Hollywoo.
Spiazzante, ma significativo, è il fatto che nel primo episodio la sigla sia solamente accennata, per poi tornare mutata nei sette successivi: è un viaggio nella storia del protagonista, dagli esordi sul piccolo schermo a tutti i momenti più traumatici della sua vita - dal rapporto con la madre, alla malattia di Herb Kazzaz. E la morte di Sarah Lynn, soprattutto.
Lo spazio per ridere, in questi otto episodi, è ridotto: il dramma prende sempre più piede e non risparmia nessuno, che sia BoJack alle prese con la sua riabilitazione, Mr. Peanutbutter con il suo matrimonio, Princess Carolyn scissa tra maternità e carriera, Diane e Todd con i loro progetti di vita.
Non mancano naturalmente dialoghi taglienti e crudeli di satira sociale e contro lo star system di Hollywoo(d), che toccano il movimento #MeToo e i Comic Movies, ma non solo.
La sesta è una stagione differente rispetto alle precedenti. Lo esplicita anche lo stesso protagonista nelle battute iniziali del primo episodio: “È tempo di fare dei cambiamenti, a partire da ora”, ed è a tutti gli effetti ciò che accade. Gli autori dimostrano ancora una volta di saper gestire magistralmente la coralità dei personaggi, equilibrandone la presenza in scena, lasciando a ognuno il suo spazio, i suoi drammi, la sua autoanalisi e la sua crescita.
Esteticamente mai banale, lo show poggia su una sceneggiatura solida e brillante, naturale evoluzione di quanto ammirato nelle stagioni precedenti: stupisce, ancora una volta, la facilità di passare dal sorriso al dramma, l’efficacia di toccare i dolori esistenziali.
In questo, BoJack Horseman non è cambiato, è semplicemente cresciuto: lo show assieme al suo protagonista, che episodio dopo episodio ci guida nella profondità della sua analisi interiore, assistendo a una maturazione che non può che lasciare ottime speranze per la seconda parte, in arrivo a gennaio.