News
Ernst Lubitsch e il suo inconfondibile tocco in 5 capolavori senza tempo
Regista, sceneggiatore, attore tedesco naturalizzato statunitense, Ernst Lubitsch (Berlino, 28 gennaio 1892 – Los Angeles, 30 novembre 1947) , nato da una famiglia ebraica, inizia la carriera nel 1911 come attore teatrale al servizio di Max Reinhardt, passando pochi anni dopo all'interpretazione cinematografica. In seguito ad alcuni corti, debutta nel lungometraggio con Un morto ritorna (1916), cui seguono La principessa delle ostriche (1919), Madame DuBarry (1919) e La bambola di carne (1919). La notorietà lo porta a trasferirsi a Hollywood: qui il celebre Lubitsch's touch si esprime in commedie sofisticate e audaci, diventate autentici pietre miliari del genere, segnate da una raffinatezza nella messa in scena senza pari.

«L'immoralità può essere piacevole, ma non al punto di poter prendere il posto di una vita intemerata e di tre buoni pasti al giorno» (Partita a quattro, 1933)


Se gli anni '20 sono già un decennio fondamentale per Lubitsch, è con gli anni '30  e '40 che il suo sconfinato talento trova totale e pieno compimento. Un cinema eterno, irripetibile, che ripercorriamo con una selezione di capolavori assolutamente imperdibili.

5) Il ventaglio di Lady Windermere (1925)



Partendo dal celeberrimo lavoro teatrale di Oscar Wilde e dovendo far fronte ai "limiti" del cinema muto, Lubitsch dà vita a un geniale adattamento, ripensando in termini cinematografici e prettamente visivi un'opera nota soprattutto per la sua forza dialogica. Lubitsch elimina tutte le battute del testo di Wilde, ma ne conserva lo spirito e la pregnanza significativa. Le parole sono dunque sostituite dalle immagini, cui viene delegato il compito di definire psicologie, progressi narrativi e rapporti tra i personaggi. Un film straordinariamente fecondo di invenzioni visive che forniscono ai dettagli una precisa funzione narrativa ed evidenziano la sapiente costruzione delle inquadrature con il loro campionario di valori simbolici. Una meraviglia che gioca magnificamente con simulazioni e inganni.

4) Vogliamo vivere! (1942)



All'epoca della sua uscita fu frainteso e considerato poco rispettoso verso una tragedia come quella della Seconda guerra mondiale. Oggi Vogliamo vivere! è un classico della storia del cinema e uno straordinario elogio dell'intelligenza e della creatività come strumenti di sopravvivenza e antidoti agli orrori della guerra e della spietata ferocia umana. L'arte, la simulazione, il travestimento e l'amore per la recitazione finiscono con l'essere più potenti ed efficaci della cieca prevaricazione e della follia distruttiva. La leggerezza di tocco, la ricchezza di trovate esilaranti e i dialoghi brillanti sono al servizio di una satira pungente e di una narrazione che non conosce cali di ritmo, animata da un'originalità inventiva sempre sorprendente.

3) Ninotchka (1939)



«La Garbo ride!». L'opera più nota di Lubitsch, proprio grazie all'interpretazione della diva svedese, alle prese con una commedia, una rarità nella sua filmografia, è un classico più volte imitato ma mai eguagliato. Tutto è perfettamente bilanciato, dalla precisione dei tempi comici alla direzione degli attori, passando per il leggiadro balletto dei sentimenti. Una commedia romantica dal ritmo indiavolato, dalla straordinaria inventiva comica e dalla sempre pungente ironia, che prescinde da qualsiasi pretestuosa lettura antisovietica o pro-capitalista. Sceneggiatura di Charles Brackett, Walter Reisch e Billy Wilder.

2) Angelo (1937)



Tratto dalla pièce teatrale Angyal di Melchior Lengyel e sceneggiato da Samson Raphaelson e Frederick Lonsdale, Angelo è una intelligente rivisitazione in chiave drammatica dei topoi tipici delle commedie lubitschiane. Il gioco di allusioni e non detti viene portato alle estreme conseguenze, dando vita a un melodramma in cui le reazioni emotive e gli impulsi passionali sono pressoché negati, confinati nel fuori campo. Straordinaria e modernissima la messa inn scena, fatta di sinuosi movimenti di macchina e vertiginose ellissi che hanno fatto scuola. Uno dei film americani più belli ed enigmatici degli anni '30, recitato in maniera superlativa da Marlene Dietrich, Herbert Marshall e Melvyn Douglas. Con un finale a dir poco magnifico.

1) Mancia competente (1932)



Il più compiuto e mirabile tra i film firmati da Lubitsch. Il cosiddetto Lubitsch touch raggiunge in questa circostanza nuove vette grazie ai brillanti dialoghi, all'uso inconsueto e ironico del commento musicale (la reiterazione beffarda di O' sole mio) e allo straordinario ritmo narrativo, per cui gli scambi verbali lavorano in perfetta simbiosi con le gag fisiche e i divertiti ammiccamenti sessuali. Lo stile sofisticato e frizzante è funzionale al racconto di un mondo patinato, caratterizzato da inganni e giochi di furbizia che finiscono inevitabilmente per sfuggire di mano. Ciò che non si può comprare, simulare o rubare è l'amore, ma questo sentimento puro e sincero sembra al di fuori della portata di figure umane che si arrabattano e conoscono solo la truffa come mezzo di sopravvivenza. Capolavoro.
Maximal Interjector
Browser non supportato.