Con l’approssimarsi del nostro workshop sul cinema di Pablo Larraín vogliamo proporvi un excursus sul cinema cileno, andando a presentarvi e consigliarvi alcune delle opere più rilevanti che ci ha regalato il Cile negli ultimi anni.
Gloria (2013) di Sebastián Lelio
Intenso ritratto di una donna (sola) come tante, costretta a cercare quotidianamente di dare un nuovo senso alla propria esistenza e di tornare a sentirsi viva come un tempo. Ed è proprio nella caratterizzazione del personaggio principale che la pellicola ha i suoi pregi migliori: con Gloria è facile immedesimarsi, è una figura credibile e scritta con spessore, magnificamente interpretata dalla poco conosciuta Paulina García che, per questo ruolo, ha meritatamente vinto l'Orso d'argento come miglior attrice al Festival di Berlino.
Nasty Baby (2015) di Sebastián Silva
Film queer atipico e originale, che rifiuta scorciatoie e semplificazioni tipiche del genere per puntare dritto al cuore dell'identità, sociale, umana, sessuale, dei suoi personaggi. Due uomini e una donna alle prese con un rapporto familiare allargato e sui generis, il cui triangolo va a ridefinire un'idea complessa e sfaccettata di famiglia dai confini labili e porosi, perfettamente calata nelle sfide e nelle esigenze della contemporaneità, sotto il profilo sia pubblico e politico che privato e sentimentale.
Una donna fantastica (2017) di Sebastián Lelio
Il regista cileno Sebastián Lelio firma un'opera ambiziosa, intensa e molto stratificata, supportata da un apparato cinematografico efficace, seppur non privo di difetti. Quella di Marina è una storia di misteri e di fantasmi nella quale l'autore poco alla volta conduce i suoi personaggi (e noi spettatori insieme a loro) attraverso gli abissi di una spirale emotiva sempre più cupa e vorticosa da cui non solo sarà impossibile uscire, ma persino orientarsi.
Gloria Bell (2018) di Sebastián Lelio
Con Gloria Bell, Lelio si conferma regista di notevole sensibilità, in grado di trattare con spessore la psicologia femminile e di trarre sempre il meglio dai suoi attori e, soprattutto, dalle sue attrici: è, infatti, semplicemente straordinaria Julianne Moore, capace di rendere credibile il suo personaggio con una delicatezza recitativa da pelle d’oca.
Tarde para morir joven (2018) di Dominga Sotomayor Castillo
La regista cilena sceglie un momento decisivo nella storia del suo paese per dare vita a una pellicola dal forte sapore metaforico. Siamo in un’epoca di trasformazioni e un gruppo di adulti cerca di tenere lontani i propri figli dai pericoli delle grandi città, ma non fa i conti con quelli che sono i rischi della natura, che ogni essere umano deve affrontare, ovunque si trovi.
Simone Manciulli