Dal 25 novembre al 16 dicembre 2018 Fondazione Cineteca Italiana propone presso Cinema Spazio Oberdan di Milano LO SGUARDO DI MICHELANGELO, 11 lungometraggi in 35 mm che omaggiano il grande cinema di Michelangelo Antonioni.
Regista, sceneggiatore, montatore, scrittore e pittore, fin dal suo primo film (Cronaca di un amore, 1950) Antonioni ha saputo rinnovare l’estetica neorealista, per poi inserirsi, dalla seconda metà degli anni Cinquanta, con stile assolutamente personale, nella grande onda di sperimentazione linguistica che vide coinvolte, a partire dalla Nouvelle vague francese, varie cinematografie europee. A proposito delle sue opere si è spesso parlato, a ragione, del tema ricorrente della incomunicabilità, ma volendo essere più precisi diremmo che Antonioni ha indagato e colto lo smarrimento dell’uomo contemporaneo, il suo stato di crescente alienazione nel non saper più cogliere il senso del rapporto con la realtà. E la cruda efficacia di questa analisi sempre lucida e rigorosa, sebbene shakespearianamente venata e arricchita da umana pietà, passa attraverso una sapienza estetica che non teme confronti, soprattutto quanto a modernità. Quello di Antonioni è infatti un cinema del “vuoto”: il vuoto interiore dei protagonisti (spesso afasici nei gesti e nelle parole, come ammutoliti, sopraffatti), i vuoti nella struttura drammatica (i celebri “tempi morti” che regolarmente interrompono e dilatano la progressione narrativa attraverso lunghe inquadrature o intere sequenze in cui l’azione è rarefatta fino a scomparire) e il vuoto degli spazi, quando lo sguardo di Antonioni indugia su luoghi, paesaggi, edifici, periferie che si ergono a protagonisti della visione, dai quali spesso i personaggi sono del tutto esclusi o messi in secondo piano e nei quali il tempo appare come sospeso, cristallizzato, privo della forza vitale insita in ogni divenire. Un blocco estetico, dunque, di grande complessità e coerenza, in cui tutti gli elementi linguistici a disposizione, fondendosi, amplificano le rispettive valenze di senso, raggiungendo quei vertici di pregnanza espressiva che fanno di Antonioni uno dei massimi registi della storia del cinema.
Il programma completo qui.