Ennio Morricone, ospite del Centro Sperimentale di Cinematografia nel 1989 durante una masterclass condivisa dal CSC lo scorso marzo sul proprio canale Youtube, ebbe modo di parlare del suo lavoro di compositore all'interno della galassia cinematografica italiana e internazionale, del suo metodo operativo in rapporto alle proprie inclinazioni e di tanto altro.
Il grande maestro si sofferma, all'interno delle quasi due ore, sulla "natura miracolosa" della fusione tra cinema e musica, partendo dall'assunto che il cinema, nella sua forma più alta e più pura, dovrebbe forse evitare il rapporto con le altre altri (compresa la musica) e identificando tuttavia nella loro comune natura temporale il rapporto intimo e inalienabile tra queste due forme espressive.
Per Morricone "l’applicazione della musica avviene in maniera empirica", e l'obiettivo della musica per film (il grande compositore rigettava, per inciso, il termine colonna sonora) dovrebbe essere auspicabilmente quello di "concettualizzare i sentimenti e sentimentalizzare i concetti".
All'interno della lectio magistralis in oggetto Morricone risponde, con pazienza analitica e pacatezza scientifica ma senza mai sconfinare in quel tono burbero che qualcuno gli attribuisce, alle domande degli studenti, di cui due particolarmente tignosi e ostinati (in platea si riconosce anche un giovane Enrico Lo Verso). Morricone si addentra anche nei tecnicismi scusandosi per essi e per l'eventuale noia che potrebbe derivarne agli astanti, definisce il "sincrono", ovvero quel momento in cui il regista e il compositore si accordano per lavorare in discontinuità rispetto a un momento precedente, ed evidenzia il suo lavoro sulla musica atonale a partire da mezzi tonali. Ma c'è spazio anche per il fastidio di Morricone verso la musica diegetica (a partire dal case study di Amapola all'interno di C'era una volta in America), per quella volta in cui il celebre tema musicale di Mission fu usato per la pubblicità dell'acqua minerale, per le sue considerazioni su Vangelis e i compositori italiani (ne apprezzava, in sostanza, uno soltanto).
Particolarmente significativi, tra i tanti momenti della lezione compresi molti aneddoti (come il rifiuto iniziale a Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore), quello in cui Morricone, ostile ai registi che vessano i compositori con le loro imposizioni, parla di Pasolini e della loro collaborazione ai tempi di Uccellacci e uccellini (fu l'unico a dirgli che poteva fare ciò che voleva) e una frase da lui pronunciata e particolarmente emblematica della sua idea di "musica totale": "Una musica commissionata per il cinema deve essere grammaticalmente e sintatticamente corretta, un linguaggio che comunica con lo spettatore. La musica applicata alle immagini deve avere gli stessi valori che hanno le musiche dei grandi autori che le hanno composte, senza pensare necessariamente ad un film”.
Infine (e per tutto il resto vi rimandiamo al video di seguito), una pepita rara: il film tra quelli che ha musicato al quale Morricone dice di essere più affezionato è Un uomo a metà di Vittorio De Seta, ferocemente stroncato alla Mostra del cinema di Venezia tanto da segnare profondamente il proseguo della carriera del suo autore. Per Morricone, però, fu un progetto che gli consentì di lavorare anzitutto a delle musiche profondamente contemporanee e, al contempo, colme di dignità.
Il grande maestro si sofferma, all'interno delle quasi due ore, sulla "natura miracolosa" della fusione tra cinema e musica, partendo dall'assunto che il cinema, nella sua forma più alta e più pura, dovrebbe forse evitare il rapporto con le altre altri (compresa la musica) e identificando tuttavia nella loro comune natura temporale il rapporto intimo e inalienabile tra queste due forme espressive.
Per Morricone "l’applicazione della musica avviene in maniera empirica", e l'obiettivo della musica per film (il grande compositore rigettava, per inciso, il termine colonna sonora) dovrebbe essere auspicabilmente quello di "concettualizzare i sentimenti e sentimentalizzare i concetti".
All'interno della lectio magistralis in oggetto Morricone risponde, con pazienza analitica e pacatezza scientifica ma senza mai sconfinare in quel tono burbero che qualcuno gli attribuisce, alle domande degli studenti, di cui due particolarmente tignosi e ostinati (in platea si riconosce anche un giovane Enrico Lo Verso). Morricone si addentra anche nei tecnicismi scusandosi per essi e per l'eventuale noia che potrebbe derivarne agli astanti, definisce il "sincrono", ovvero quel momento in cui il regista e il compositore si accordano per lavorare in discontinuità rispetto a un momento precedente, ed evidenzia il suo lavoro sulla musica atonale a partire da mezzi tonali. Ma c'è spazio anche per il fastidio di Morricone verso la musica diegetica (a partire dal case study di Amapola all'interno di C'era una volta in America), per quella volta in cui il celebre tema musicale di Mission fu usato per la pubblicità dell'acqua minerale, per le sue considerazioni su Vangelis e i compositori italiani (ne apprezzava, in sostanza, uno soltanto).
Particolarmente significativi, tra i tanti momenti della lezione compresi molti aneddoti (come il rifiuto iniziale a Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore), quello in cui Morricone, ostile ai registi che vessano i compositori con le loro imposizioni, parla di Pasolini e della loro collaborazione ai tempi di Uccellacci e uccellini (fu l'unico a dirgli che poteva fare ciò che voleva) e una frase da lui pronunciata e particolarmente emblematica della sua idea di "musica totale": "Una musica commissionata per il cinema deve essere grammaticalmente e sintatticamente corretta, un linguaggio che comunica con lo spettatore. La musica applicata alle immagini deve avere gli stessi valori che hanno le musiche dei grandi autori che le hanno composte, senza pensare necessariamente ad un film”.
Infine (e per tutto il resto vi rimandiamo al video di seguito), una pepita rara: il film tra quelli che ha musicato al quale Morricone dice di essere più affezionato è Un uomo a metà di Vittorio De Seta, ferocemente stroncato alla Mostra del cinema di Venezia tanto da segnare profondamente il proseguo della carriera del suo autore. Per Morricone, però, fu un progetto che gli consentì di lavorare anzitutto a delle musiche profondamente contemporanee e, al contempo, colme di dignità.