«Der Unterschied zwischen Vergangenheit, Gegenwart und Zukunft ist eine Illusion, wenn auch eine sehr hartnäckige…»
«La distinzione fra passato, presente e futuro è solo un'illusione ostinatamente persistente»
Dark, tra le serie più attese dell'anno, è pronta a rispondere alle tante domande che i fan si stanno ponendo dal termine della seconda stagione. La serie creata da Baran bo Odar e Jantje Friese debutta oggi su Netflix con la terza stagione, portando con sé l'atmosfera cupa e misteriosa che ha contraddistinto le precedenti, che sembrano il frutto dell'incontro di Ritorno al Futuro con il cinema di Christopher Nolan: archi temporali che si sovrappongono, sparizioni, omicidi, relazioni sentimentali e segreti da non rivelare, tra un colpo di scena e l'altro. La serie tedesca ha convinto sin dal primo episodio, che si apriva con la citazione di Albert Einstein e in cui, sulle foto dei protagonisti, la voce fuori campo pronunciava queste parole: «Ieri, oggi e domani non sono momenti che si susseguono e sono uniti in un circolo senza fine».
21 giugno 2019: un uomo in una stanza scarsamente illuminata sta chiudendo una busta, prima di impiccarsi. Sulla busta c'è scritto «Non aprire prima del 4 novembre alle 22.13»: il mistero è solo all'inizio. Quelle foto sul muro, quei volti, a chi appartengono? Perché un filo di spago li unisce? Perché quest'uomo ha deciso di uccidersi? Cosa c'è scritto nella lettera? Interrogativi che si susseguono episodio dopo episodio e che danno risposte a loro volta portatrici di ulteriori domande, siano esse diegetiche, come queste, o rivolte direttamente allo spettatore: quanto le nostre piccole azioni influenzano l'andamento degli eventi? Se conoscessimo il futuro riusciremmo comunque a cambiarlo? Quesiti non certo innovativi, che siano di carattere etico o narrativo, ma incastonati all'interno di una produzione solida e ben strutturata, in cui finora tutti i tasselli stanno trovando il loro posto: la terza stagione, in tal senso, è un grande rischio, che bisogna correre per non rimanere con tanti (troppi) dubbi nella testa.
Per chi - come noi - avesse bisogno di un recap degli eventi, Netflix ha messo a disposizione due video (uno più breve dell'altro) per fare il punto della situazione:
Mentre questo è un trailer omnicomprensivo di tutta la trilogia:
Recuperate così le fila del discorso, abbiamo premuto play e ci siamo immersi nel labirinto di storyline e personaggi che popola Winden per vedere il primo episodio della terza stagione, l'inizio della fine del ciclo. E quali sono le nostre impressioni? [La recensione contiene spoiler su elementi delle stagioni precedenti]
«Che importanza ha la strada che scegliamo se alla fine del viaggio incontriamo sempre noi stessi?»
Un altro mondo: Martha lo ha annunciato al termine della seconda stagione, e non mentiva. Tuttavia, nel suo mondo accadono le stesse cose, o quasi, rispetto a quanto abbiamo imparato a conoscere nei 18 episodi precedenti: Déjà - vu, un titolo ben più che appropriato per aprire la terza stagione di Dark. Anche se, allo stesso tempo, è tutto nuovo. La soluzione scelta per rappresentarlo è intrigante, sicuramente un ottimo punto di partenza da cui (ri)cominciare per immergersi in interrogativi etici e morali, nell'atmosfera cupa e inquietante cui eravamo abituati. Riuscire a rilanciare una trama complessa senza ristagnare e finire in un loop ripetitivo non era semplice, ma da quanto emerge dal primo episodio sembra sia molto il materiale a disposizione per sviluppare un intreccio complesso e all'altezza delle aspettative. Il tutto inizia con una domanda esplicita sul destino: «Se sapessimo come andrà a finire, dove ci condurrà il nostro viaggio? Se lo sapessimo prenderemmo le stesse decisioni, oppure imboccheremmo strade diverse? Saremmo comunque in grado di sfuggire al nostro destino o ciò che è dentro di noi ci condurrebbe alla stessa meta come una mano invisibile?». Difficile dare una risposta nella vita di ogni giorno, impossibile in un solo episodio, che non fa altro che aprire altre strade, altre possibilità, che attendono solo di essere collegate, con la speranza di trovare un senso globale a quanto visto fin'ora.