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Face to Face, Heart to Heart: il Far East Film Festival riparte online, uno sguardo al programma
Il Far East Film Festival, giunto alla sua ventiduesima edizione, è pronto a partire dopo il rinvio causato dall'emergenza Covid-19, in un'inedita veste online. Un'edizione che non sarà "face to face" ma "heart to heart": l'appuntamento per gli appassionati, infatti, non sarà come di consueto a Udine, ma sulla piattaforma streaming di MyMovies.it. Dal 26 giugno al 4 luglio, i numerosi fareastiani potranno gustare un ricchissimo programma di 46 titoli, talk di approfondimento, video-saluti, red carpet e iniziative come il FEFF Campus: un'edizione completamente virtuale che mantiene comunque la struttura festivaliera, con un palinsesto quotidiano che farà da "guida alla visione", ma che non porrà limiti di orario per la fruizione dei film (con le significative eccezioni dei film I WeirDo, My Prince Edward e Better Days, titolo di chiusura). Come ogni anno il pubblico sarà chiamato attivamente a votare i film in concorso, per determinare quale titolo erediterà il Gelso d'Oro da Still Human, vincitore della scorsa edizione. Tre le modalità di accredito previste (Silver Ninja, Golden Samurai e Platinum Shogun), ciascuna con diversi benefit, tra cui un periodo di accesso gratuito a Far East Film Online, la nuova piattaforma di streaming dedicata al cinema che verrà lanciata dal 1° agosto 2020.

Sono trentotto i titoli della sezione in concorso, tra i quali tredici opere prime, a confermare l'attenzione del festival per le giovani promesse. Otto paesi rappresentati, cinque prime mondiali, dieci internazionali, undici europee e diciassette italiane: questi i numeri di un'edizione che si aprirà sotto la bandiera sudcoreana, salita alla ribalta del cinema mondiale grazie allo straordinario successo di Parasite. Il catastrofico Ashfall, film di apertura, conta un cast all-star (Ha Jung-woo, visto in Mademoiselle, Lee Byung-un e il duro Don Lee) e un regista bravo come Lee Hae-jun, l'uomo dietro al cult Castaway on the Moon, qui affiancato da Kim Buyng-seo. Dei dieci film coreani in concorso, sono da tenere d'occhio il thriller Beasts Clawing at Straws e la rom-com Crazy Romance, entrambi opere prime.

Dopo la Corea, il paese più rappresentato è il Giappone: ai nove film in gara si aggiungono una retrospettiva dedicata al talento di Hirobumi Watanabe, il documentario politico i-Documentary of the Journalist e, soprattutto, l'anteprima italiana di Labyrinths of Cinema, ultima opera del maestro Nobuhiko Obayashi, scomparso lo scorso aprile. Due film a testa (e tanto horror) per Indonesia, Malesia e Filippine, mentre risalta l'assenza di titoli vietnamiti. Se l'anno scorso il film di chiusura era stato l'action targato Netflix Furie, quest'anno l'onore di chiudere il festival spetta al cinese Better Days, del figlio d'arte Derek Tsang, drammatico coming-of-age che ha fatto parlare di sé per essere stato ritirato dall'ultimo festival di Berlino. Non può mancare ovviamente il cinema di Hong Kong, con sei titoli tra i quali tre film-evento: il quarto e ultimo capitolo della fortunata saga di Ip Man; il nuovo film di Andrew "Infernal Affairs" Lau, The Captain, descritto come la risposta hongkonghese a Sully di Eastwood; e, soprattutto, il nuovo lavoro di Johnnie To, Chasing Dream, realizzato col collaboratore di sempre Wai Ka-fai. Presente anche Taiwan con tre film in concorso (tra cui I WeirDO, girato interamente con iPhone XS) e il restauro dell'opera seconda del maestro Hou Hsiao-hsien, Cheerful Wind. Tante anteprime e il tradizionale mix di cinema popolare e d'autore: questi gli ingredienti di un festival che non si ferma davanti all'emergenza, ma approfitta delle contingenze per sperimentare nuove formule e linguaggi.

Marco Lovisato
Maximal Interjector
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