La ventunesima edizione del Far East Film Festival si chiude all’insegna dei buoni sentimenti: è l’hongkonghese Still Human il preferito del pubblico. La storia dell’amicizia tra un uomo paralitico e la sua badante, più forte delle convenzioni e delle barriere linguistiche, ha scaldato il cuore degli spettatori; e per l’occasione Anthony Wong si è trovato a ritirare il secondo Gelso d’Oro di fila, dopo quello alla carriera ricevuto la sera prima. Il film ha vinto anche il Black Dragon Award.. Seconda posizione per il cinese Dying to Survive, commedia drammatica appassionante con un occhio alla difficile situazione sanitaria cinese, mentre al terzo posto troviamo il coreano Extreme Job, proiettato ieri davanti a un pubblico in tripudio. Il film, il maggior incasso di sempre in patria, è una spassosa action comedy su una squadra di poliziotti che si inventano ristoratori per copertura, ma che finiscono per avere più successo friggendo cosce di pollo che acchiappando i cattivi. Il cast è affiatato, le gag si susseguono senza un attimo di pausa e si perdona volentieri la scarsa originalità: trafficanti di metanfetamina che usano il commercio di pollo fritto come copertura non è esattamente una trovata geniale…
Il Gelso Bianco alla migliore opera prima è andato al giapponese Melancholic di Seiji Tanaka, black comedy su un impiegato di un bagno pubblico che si trova invischiato in un business di esecuzioni, mentre il MyMovies Web award è andato a un altro giapponese, il demenziale Fly Me the Saitama di Hideki Takeuchi.
Poco da segnalare per i film dell’ultima giornata: il più notevole è il filippino Signal Rock, di Chito S. Roño, dramma indipendente già segnalato come possibile candidato filippino agli scorsi Academy Awards. Il titolo si riferisce a un ammasso di scogli dove il protagonista, il giovane Intoy, si reca per comunicare via telefono con la sorella, in quanto unico punto dell’isola dove vive a captare il segnale satellitare. Il film è lungo e dal ritmo non particolarmente alto, ma si apprezza il realismo e il giovane Christian Bables riesce a catalizzare l’attenzione sul suo personaggio. L’opera spicca particolarmente in un festival che aveva mostrato sinora solo il lato mainstream del cinema filippino, indicando una disparità qualitativa importante tra i deludenti blockbuster destinati al grande pubblico e queste sincere opere indipendenti.
Nel pomeriggio torna Anthony Wong, stavolta in una piccola parte, nel satirico A Home With a View, di Herman Yau, che con Wong aveva già realizzato due tra i film più importanti dell’exploitation hongkonghese, The Untold Story e Ebola Syndrome. Il regista qui abbandona l’ultraviolenza delle sue opere migliori per cimentarsi con una black comedy familiare godibile ma che raramente ingrana. A spiccare è Louis Koo nel ruolo di un antipatico vicino, che col suo cartellone pubblicitario rovina la vista a una disastrata famiglia. La cattiveria di Yau fa capolino solo al termine, ma è all’acqua di rose; resta comunque apprezzabile la critica ai noti problemi di sovrappopolazione e urbanistica di Hong Kong, trattati comunque con più efficacia altrove. Assolutamente dimenticabile, invece, l’action al femminile Furie, deludente film di chiusura. Produzione vietnamita con alle spalle Netflix, il film è un ammasso rigurgitato di luoghi comuni del genere, a partire dalla solita storia di rapimento e conseguente inseguimento ultimamente abusato anche a Hollywood. E la scelta di avere come protagonista un personaggio femminile viene vanificato da un film girato male e montato peggio, che sembra uscito direttamente dagli anni Novanta e la cui visione avrebbe avuto più senso sul divano con birra e popcorn che non a un festival. Anche quest’anno il Far East si è dimostrato uno dei festival più solidi del panorama europeo, con una grande risposta di pubblico, sempre molto coinvolto e partecipe. Un successo anche le iniziative collaterali, che sottolineano la capacità unica di coinvolgere un’intera città e dare la sensazione ogni anno di partecipare a qualcosa di speciale. L’appuntamento è per il prossimo aprile con la ventiduesima edizione.
Marco Lovisato