La 77ª edizione del Festival di Cannes (14-25 maggio) è ormai alle porte e allora ecco i nostri 10 film del concorso da non perdere per nessun motivo al mondo quest'anno sulla croisette. L'entusiasmo anche solo nel leggere i nomi dei registi è, ça va sans dire, letteralmente alle stelle. Qualche escluso eccellente non manca, a dimostrazione di quanto, ancora una volta, sia una missione quasi impossibile scegliere solo dieci titoli all'interno della Sélection officielle.
10. KINDS OF KINDNESS di Yorgos Lanthimos
Sono passati solo otto mesi dal Leone d'oro a Venezia per Povere creature! e Yorgos Lanthimos è già pronto per un nuovo successo. Chissà se riuscirà a mettere d'accordo ancora critica e pubblico con questa favola contemporanea che prende forma da tre racconti incentrati su situazioni apparentemente diverse. Commedia e dramma, con le consuete punte di grottesco per restituire inquietudini e idiosincrasie del contemporaneo (marchio di fabbrica dell'autore greco), saranno alla base di questo progetto dall'altissimo potenziale, con un cast all-star che comprende Emma Stone, Jesse Plemons, Willem Dafoe e Margaret Qualley.
9. THE APPRENTICE di Ali Abbasi
A due anni dal notevolissimo thriller Holy Spider, che è valso all'attrice Zahra Amir Ebrahimi un meritato Prix d'interprétation féminine, il regista e sceneggiatore di Teheran Ali Abbasi (classe 1981) esce dai confini dell'Iran e torna a Cannes con un biopic sulla carta a dir poco elettrizzante, che si concentra sulla storia del giovane Donald Trump (!) agli inizi della sua controversa carriera di tycoon. Una coproduzione internazionale che vede coinvolti Canada, Danimarca, Irlanda e Stati Uniti.
8. FENG LIU YI DAI (CAUGHT BY THE TIDES) di Jia Zang-ke
Il maestro di Fenyang Jia Zang-ke continua a indagare i mutamenti e le contraddizioni della Cina contemporanea attraverso le complesse vicende che intrecciano i destini dei protagonisti delle sue opere, come succede, ad esempio, nei meravigliosi Platform (2000), Still Life (2006), Leone d'oro a Venezia, e Il tocco del peccato (2013), Prix du scénario a Cannes. Una storia d'amore e di perdita ambientata nei primi anni 2000 è al centro di questo attesissimo melodramma metafisico, che dovrebbe rispecchiare perfettamente lo stile e la poetica del proprio autore.
7. EMILIA PEREZ di Jacques Audiard
"A musical crime comedy film written and directed by Jacques Audiard": ed è subito attesa stellare. Una storia di affermazione di gender calata in un contesto inusuale, all'insegna, probabilmente, di una entusiasmante libertà creativa. Protagonista, nei panni di Emilia Pérez/Juan "Small Hands" Del Monte, l'attrice di telenovelas spagnola Karla Sofía Gascón.
6. OH CANADA di Paul Schrader
Il vecchio leone della New Hollywood Paul Schrader è tornato. Dopo aver presentato il suo ultimo trittico noir sui consueti temi di colpa ed espiazione alla Mostra del Cinema di Venezia (First Reformed nel 2017, Il collezionista di carte nel 2021 e Il maestro giardiniere nel 2022), il regista e sceneggiatore statunitense torna a lavorare con Richard Gere a 44 anni di distanza da American Gigolo, splendido film-manifesto che ha saputo anticipare la sfavillante patina e le zone d'ombra dell'edonismo anni '80. E già questo basterebbe a fare del film un evento. Al centro della storia, uno scrittore al crepuscolo che si è rifugiato in Canada per evitare di andare a combattere in Vietnam. Nel cast anche la star sul trampolino di lancio Jacob Elordi e Uma Thurman. Un ruvido dramma vecchio stile tratto dal romanzo Foregone dello scrittore americano Russell Banks, del quale Schrader ha già trasposto Affliction nel 1997.
5. BIRD di Andrea Arnold
Tre Premi della giuria (per Red Road nel 2006, per Fish Tank nel 2009 e per American Honey nel 2016) in tre partecipazioni a Cannes, probabilmente un primato assoluto: questo il biglietto da visita con cui Andrea Arnold arriva sulla croisette per la quarta volta in carriera. La regista, sceneggiatrice e attrice britannica, tra i nomi più personali e fiammeggianti del cinema d'autore contemporaneo, prenota ancora una volta un posto d'onore all'interno del palmarès del festival con un dramma famigliare ambientato nel nord del Kent che vede tra i protagonisti due straordinari interpreti come Barry Keoghan e Franz Rogowski.
4. GRAND TOUR di Miguel Gomes
Maestro portoghese autore di un cinema libero e di grande lirismo intellettuale, Miguel Gomes, regista di opere straordinarie come Tabu (2012), in concorso alla Berlinale, e il trittico Arabian Nights (2015), presentato alla Quinzaine des Réalisateurs, approda per la prima volta in concorso a Cannes con una coproduzione italo-franco-portoghese di grande suggestione, che sembra inserirsi perfettamente nella sua affascinante traiettoria artistica. Girato in bianco e nero e in 16mm, il film, ambientato nella Birmania del 1917, racconta la fuga di un funzionario nel giorno delle sue nozze e il conseguente cammino di ricerca (il "Grand Tour" del titolo, in riferimento ai lunghi viaggi degli aristocratici europei nel XVIII e nel XIX secolo) della sua promessa sposa.
3. THE SHROUDS di David Cronenberg
Trauma della perdita, tecnologia, mistero della morte e dell'Aldilà, connessione dei corpi e dello spirito, sottotesti critologici e religiosi, il tutto con un forte sottotesto autobiografico: dovrebbero essere queste le intriganti direttrici attorno a cui si snoda l'ultimo film di David Cronenberg, il quale si presenta per la settima volta in concorso a Cannes. Un horror dell'anima, che con buona probabilità segnerà un tappa fondamentale di quella che è, senza timore di smentita, una carriera cinematografica a dir poco straordinaria, sempre tesa alla sperimentazione del linguaggio all'interno di un nucleo tematico di grande coerenza espressiva. Con Vincent Cassel, Diane Kruger e Guy Pearce.
2. PARTHENOPE di Paolo Sorrentino
Se non ci fosse il film-evento di Coppola, questo sarebbe di gran lunga il nostro titolo più atteso. A tre anni dal Leone d'argento – Gran premio della giuria (che avrebbe dovuto essere un Leone d'oro...) per lo straordinario È stata la mano di Dio, Paolo Sorrentino torna a Cannes con un progetto che tocca le corde del tempo che fu, del mito, del fascino della Napoli del passato che diventa sfondo incantato per il lungo viaggio della vita di Parthenope, dal 1950, quando nasce, fino a oggi. Un'epica del femminile senza eroismi, tra gioie e dolori, realtà e fantasia, spensieratezza e meraviglia. «I veri, gli inutili e quelli indicibili, che ti condannano al dolore. E poi ti fanno ricominciare. La perfetta estate di Capri, da ragazzi, avvolta nella spensieratezza. E l'agguato della fine. Le giovinezze hanno questo in comune: la brevità. E poi tutti gli altri, i napoletani, vissuti, osservati, amati, uomini e donne, disillusi e vitali, le loro derive malinconiche, le ironie tragiche, gli occhi un po' avviliti, le impazienze. E lì in fondo, vicina e lontana, questa città indefinibile, Napoli, che ammalia, incanta, urla, ride e poi sa farti male». Parola di Paolo Sorrentino. Con Gary Oldman, Celeste Dalla Porta, Isabella Ferrari, Silvio Orlando, Luisa Ranieri e Stefania Sandrelli.
1. MEGALOPOLIS di Francis Ford Coppola
Dire che sia il film dell'anno è quanto mai riduttivo. Siamo di fronte a un vero e proprio evento storico, che rispecchia alla perfezione il temperamento titanico e bigger than life di Francis Ford Coppola, il quale, a tredici anni dal suo film precedente, Twixt, è riuscito a portare a termine un progetto mitico, che si aveva il timore potesse rimanere uno dei più grandi film incompiuti della storia. L'ennesima sfida oltre i confini dello schermo intrapresa e vinta da colui che è forse l'anima stessa del grande cinema americano di ogni epoca, a partire ovviamente dai mitici anni '70. Un titolo che è tutto un programma, per quello che dovrebbe esssere un kolossal sci-fi, definito dal suo autore "Una tragedia romana nel mondo contemporaneo", che parte dal piano utopistico di un architetto newyorkese per ricostruire la città, totalmente distrutta da una catastrofe, in un modo del tutto nuovo e innovativo. Il parallelismo con Coppola stesso e il suo ruolo di regista rivoluzionario è più scoperto che mai. Fioccano aneddoti e leggende (?) sulla lavorazione del film, la cui sceneggiatura pare sia stata abbozzata da Coppola ai tempi di Apocalypse Now (!!!). Il budget stimato di 120 milioni di dollari, pare sia stato in largissima parte coperto dal regista stesso, giunto ai limiti del crack finanziario. Con Adam Driver, Giancarlo Esposito, Nathalie Emmanuel, Shia LaBeouf, Jon Voight, Jason Schwartzman, Talia Shire, Laurence Fishburne e Dustin Hoffman.
Davide Dubinelli
10. KINDS OF KINDNESS di Yorgos Lanthimos
Sono passati solo otto mesi dal Leone d'oro a Venezia per Povere creature! e Yorgos Lanthimos è già pronto per un nuovo successo. Chissà se riuscirà a mettere d'accordo ancora critica e pubblico con questa favola contemporanea che prende forma da tre racconti incentrati su situazioni apparentemente diverse. Commedia e dramma, con le consuete punte di grottesco per restituire inquietudini e idiosincrasie del contemporaneo (marchio di fabbrica dell'autore greco), saranno alla base di questo progetto dall'altissimo potenziale, con un cast all-star che comprende Emma Stone, Jesse Plemons, Willem Dafoe e Margaret Qualley.
9. THE APPRENTICE di Ali Abbasi
A due anni dal notevolissimo thriller Holy Spider, che è valso all'attrice Zahra Amir Ebrahimi un meritato Prix d'interprétation féminine, il regista e sceneggiatore di Teheran Ali Abbasi (classe 1981) esce dai confini dell'Iran e torna a Cannes con un biopic sulla carta a dir poco elettrizzante, che si concentra sulla storia del giovane Donald Trump (!) agli inizi della sua controversa carriera di tycoon. Una coproduzione internazionale che vede coinvolti Canada, Danimarca, Irlanda e Stati Uniti.
8. FENG LIU YI DAI (CAUGHT BY THE TIDES) di Jia Zang-ke
Il maestro di Fenyang Jia Zang-ke continua a indagare i mutamenti e le contraddizioni della Cina contemporanea attraverso le complesse vicende che intrecciano i destini dei protagonisti delle sue opere, come succede, ad esempio, nei meravigliosi Platform (2000), Still Life (2006), Leone d'oro a Venezia, e Il tocco del peccato (2013), Prix du scénario a Cannes. Una storia d'amore e di perdita ambientata nei primi anni 2000 è al centro di questo attesissimo melodramma metafisico, che dovrebbe rispecchiare perfettamente lo stile e la poetica del proprio autore.
7. EMILIA PEREZ di Jacques Audiard
"A musical crime comedy film written and directed by Jacques Audiard": ed è subito attesa stellare. Una storia di affermazione di gender calata in un contesto inusuale, all'insegna, probabilmente, di una entusiasmante libertà creativa. Protagonista, nei panni di Emilia Pérez/Juan "Small Hands" Del Monte, l'attrice di telenovelas spagnola Karla Sofía Gascón.
6. OH CANADA di Paul Schrader
Il vecchio leone della New Hollywood Paul Schrader è tornato. Dopo aver presentato il suo ultimo trittico noir sui consueti temi di colpa ed espiazione alla Mostra del Cinema di Venezia (First Reformed nel 2017, Il collezionista di carte nel 2021 e Il maestro giardiniere nel 2022), il regista e sceneggiatore statunitense torna a lavorare con Richard Gere a 44 anni di distanza da American Gigolo, splendido film-manifesto che ha saputo anticipare la sfavillante patina e le zone d'ombra dell'edonismo anni '80. E già questo basterebbe a fare del film un evento. Al centro della storia, uno scrittore al crepuscolo che si è rifugiato in Canada per evitare di andare a combattere in Vietnam. Nel cast anche la star sul trampolino di lancio Jacob Elordi e Uma Thurman. Un ruvido dramma vecchio stile tratto dal romanzo Foregone dello scrittore americano Russell Banks, del quale Schrader ha già trasposto Affliction nel 1997.
5. BIRD di Andrea Arnold
Tre Premi della giuria (per Red Road nel 2006, per Fish Tank nel 2009 e per American Honey nel 2016) in tre partecipazioni a Cannes, probabilmente un primato assoluto: questo il biglietto da visita con cui Andrea Arnold arriva sulla croisette per la quarta volta in carriera. La regista, sceneggiatrice e attrice britannica, tra i nomi più personali e fiammeggianti del cinema d'autore contemporaneo, prenota ancora una volta un posto d'onore all'interno del palmarès del festival con un dramma famigliare ambientato nel nord del Kent che vede tra i protagonisti due straordinari interpreti come Barry Keoghan e Franz Rogowski.
4. GRAND TOUR di Miguel Gomes
Maestro portoghese autore di un cinema libero e di grande lirismo intellettuale, Miguel Gomes, regista di opere straordinarie come Tabu (2012), in concorso alla Berlinale, e il trittico Arabian Nights (2015), presentato alla Quinzaine des Réalisateurs, approda per la prima volta in concorso a Cannes con una coproduzione italo-franco-portoghese di grande suggestione, che sembra inserirsi perfettamente nella sua affascinante traiettoria artistica. Girato in bianco e nero e in 16mm, il film, ambientato nella Birmania del 1917, racconta la fuga di un funzionario nel giorno delle sue nozze e il conseguente cammino di ricerca (il "Grand Tour" del titolo, in riferimento ai lunghi viaggi degli aristocratici europei nel XVIII e nel XIX secolo) della sua promessa sposa.
3. THE SHROUDS di David Cronenberg
Trauma della perdita, tecnologia, mistero della morte e dell'Aldilà, connessione dei corpi e dello spirito, sottotesti critologici e religiosi, il tutto con un forte sottotesto autobiografico: dovrebbero essere queste le intriganti direttrici attorno a cui si snoda l'ultimo film di David Cronenberg, il quale si presenta per la settima volta in concorso a Cannes. Un horror dell'anima, che con buona probabilità segnerà un tappa fondamentale di quella che è, senza timore di smentita, una carriera cinematografica a dir poco straordinaria, sempre tesa alla sperimentazione del linguaggio all'interno di un nucleo tematico di grande coerenza espressiva. Con Vincent Cassel, Diane Kruger e Guy Pearce.
2. PARTHENOPE di Paolo Sorrentino
Se non ci fosse il film-evento di Coppola, questo sarebbe di gran lunga il nostro titolo più atteso. A tre anni dal Leone d'argento – Gran premio della giuria (che avrebbe dovuto essere un Leone d'oro...) per lo straordinario È stata la mano di Dio, Paolo Sorrentino torna a Cannes con un progetto che tocca le corde del tempo che fu, del mito, del fascino della Napoli del passato che diventa sfondo incantato per il lungo viaggio della vita di Parthenope, dal 1950, quando nasce, fino a oggi. Un'epica del femminile senza eroismi, tra gioie e dolori, realtà e fantasia, spensieratezza e meraviglia. «I veri, gli inutili e quelli indicibili, che ti condannano al dolore. E poi ti fanno ricominciare. La perfetta estate di Capri, da ragazzi, avvolta nella spensieratezza. E l'agguato della fine. Le giovinezze hanno questo in comune: la brevità. E poi tutti gli altri, i napoletani, vissuti, osservati, amati, uomini e donne, disillusi e vitali, le loro derive malinconiche, le ironie tragiche, gli occhi un po' avviliti, le impazienze. E lì in fondo, vicina e lontana, questa città indefinibile, Napoli, che ammalia, incanta, urla, ride e poi sa farti male». Parola di Paolo Sorrentino. Con Gary Oldman, Celeste Dalla Porta, Isabella Ferrari, Silvio Orlando, Luisa Ranieri e Stefania Sandrelli.
1. MEGALOPOLIS di Francis Ford Coppola
Dire che sia il film dell'anno è quanto mai riduttivo. Siamo di fronte a un vero e proprio evento storico, che rispecchia alla perfezione il temperamento titanico e bigger than life di Francis Ford Coppola, il quale, a tredici anni dal suo film precedente, Twixt, è riuscito a portare a termine un progetto mitico, che si aveva il timore potesse rimanere uno dei più grandi film incompiuti della storia. L'ennesima sfida oltre i confini dello schermo intrapresa e vinta da colui che è forse l'anima stessa del grande cinema americano di ogni epoca, a partire ovviamente dai mitici anni '70. Un titolo che è tutto un programma, per quello che dovrebbe esssere un kolossal sci-fi, definito dal suo autore "Una tragedia romana nel mondo contemporaneo", che parte dal piano utopistico di un architetto newyorkese per ricostruire la città, totalmente distrutta da una catastrofe, in un modo del tutto nuovo e innovativo. Il parallelismo con Coppola stesso e il suo ruolo di regista rivoluzionario è più scoperto che mai. Fioccano aneddoti e leggende (?) sulla lavorazione del film, la cui sceneggiatura pare sia stata abbozzata da Coppola ai tempi di Apocalypse Now (!!!). Il budget stimato di 120 milioni di dollari, pare sia stato in largissima parte coperto dal regista stesso, giunto ai limiti del crack finanziario. Con Adam Driver, Giancarlo Esposito, Nathalie Emmanuel, Shia LaBeouf, Jon Voight, Jason Schwartzman, Talia Shire, Laurence Fishburne e Dustin Hoffman.
Davide Dubinelli