Il primo film di Michelangelo Frammartino in 11 anni, Il buco, è in Concorso a Venezia 78.
Il film racconta l’impresa di un gruppo di speleologi piemontesi che negli anni ’60, in pieno boom economico, mentre tutti stavano abbandonando il Sud Italia per dirigersi verso il più profittevole e speranzoso Nord, scopre l’Abisso del Bifurto, una delle grotte più profonde del mondo nel pieno entroterra calabrese.
Alberto Barbera (direttore artistico della Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia) lo presenta così: «Dopo 11 anni il ritorno al cinema di Frammartino dopo Le quattro volte. Ci è voluto tantissimo per fare questa opera che ricostruisce con grande rigore l’impresa di un gruppo di speleologi piemontesi, con immagini di Renato Berta straordinarie. Voglio che scorporiate da soli la bellezza di questo film che ha la purezza di un diamante».
«Per usare un termine cinematografico – dichiara il regista Michelangelo Frammartino - potremmo dire che le grotte costituiscono un fuori campo assoluto, anche perché la notte eterna che regna al loro interno sembrerebbe quanto di più ostile alla macchina da presa. Eppure, chi ama il cinema sa bene che il fuori campo, l’invisibile, rappresentano la sua “sostanza” più profonda. Mi colpisce la coincidenza che Speleologia, Cinema e Psicoanalisi abbiano il loro battesimo nella stessa data, il 1895».
Una produzione: Doppio Nodo Double Bind con Rai Cinema | prodotto da Marco Serrecchia, Michelangelo Frammartino, Philippe Bober | in coproduzione con Société Parisienne de Production, Essential Filmproduktion con il sostegno di MIC – Direzione Generale Cinema, Eurimages, Calabria Film Commission, Regione Lazio, CNC – Aide Aux Cinémas Du Monde, Arte France Cinéma, ZDF/ART, Medienboard Berlin Brandenburg, Cinereach con la collaborazione e il patrocinio di Parco Nazionale del Pollino, Comune di San Lorenzo Bellizzi e la Società italiana di Speleologia | Distribuzione internazionale: Coproduction Office | Distribuzione italiana: Lucky Red.
Il film racconta l’impresa di un gruppo di speleologi piemontesi che negli anni ’60, in pieno boom economico, mentre tutti stavano abbandonando il Sud Italia per dirigersi verso il più profittevole e speranzoso Nord, scopre l’Abisso del Bifurto, una delle grotte più profonde del mondo nel pieno entroterra calabrese.
Alberto Barbera (direttore artistico della Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia) lo presenta così: «Dopo 11 anni il ritorno al cinema di Frammartino dopo Le quattro volte. Ci è voluto tantissimo per fare questa opera che ricostruisce con grande rigore l’impresa di un gruppo di speleologi piemontesi, con immagini di Renato Berta straordinarie. Voglio che scorporiate da soli la bellezza di questo film che ha la purezza di un diamante».
«Per usare un termine cinematografico – dichiara il regista Michelangelo Frammartino - potremmo dire che le grotte costituiscono un fuori campo assoluto, anche perché la notte eterna che regna al loro interno sembrerebbe quanto di più ostile alla macchina da presa. Eppure, chi ama il cinema sa bene che il fuori campo, l’invisibile, rappresentano la sua “sostanza” più profonda. Mi colpisce la coincidenza che Speleologia, Cinema e Psicoanalisi abbiano il loro battesimo nella stessa data, il 1895».
Una produzione: Doppio Nodo Double Bind con Rai Cinema | prodotto da Marco Serrecchia, Michelangelo Frammartino, Philippe Bober | in coproduzione con Société Parisienne de Production, Essential Filmproduktion con il sostegno di MIC – Direzione Generale Cinema, Eurimages, Calabria Film Commission, Regione Lazio, CNC – Aide Aux Cinémas Du Monde, Arte France Cinéma, ZDF/ART, Medienboard Berlin Brandenburg, Cinereach con la collaborazione e il patrocinio di Parco Nazionale del Pollino, Comune di San Lorenzo Bellizzi e la Società italiana di Speleologia | Distribuzione internazionale: Coproduction Office | Distribuzione italiana: Lucky Red.