(comunicato stampa Tucker Film - Far East Film Festival) Le sale cinematografiche italiane riaprono le porte e riaccendono gli schermi. Una notizia talmente bella, talmente attesa, che merita di accompagnarsi a una notizia altrettanto forte: mercoledì 28 aprile sarà infatti In the Mood for Love, il capolavoro di Wong Kar-wai, a segnare la storica ripartenza! Il racconto più romantico di sempre, oggi nella meravigliosa versione 4K, per una data che non è un semplice numero sul calendario…
In the Mood for Love, distribuito dalla Tucker Film, è stato restaurato da L’Immagine Ritrovata di Bologna e dalla Criterion di New York, partendo dal negativo originale, e Wong Kar-wai ha supervisionato tutte le operazioni. Wong Kar Wai, d’altronde, non è un regista qualunque: è il geniale capofila della new wave cinese. E la Tucker Film porterà al cinema anche le sue prime due opere, As Tears Go By e Days of Being Wild, e le versioni 4K di Angeli perduti, Hong Kong Express e Happy Together. Un prezioso percorso monografico intitolato Una questione di stile e inaugurato, appunto, da In the Mood for Love.
Hong Kong, 1962. Un uomo e una donna, il signor Chow e la signora Chan. Due dirimpettai che si trovano a vivere un amore casto e clandestino. Due attori meravigliosi, Maggie Cheung e Tony Leung Chiu-wai, che hanno spalancato le porte dell’Occidente agli splendori del nuovo cinema asiatico (Tony Leung Chiu-wai, ricordiamo, è stato incoronato al Festival di Cannes nel 2000). Ecco In the Mood for Love. Un melodramma intenso e raffinatissimo che ha davvero fatto epoca. Non tanto love story, come spiega lo stesso Wong Kar Wai, quanto «l’analisi dei possibili sviluppi di una vicenda sentimentale».
«I protagonisti - sono ancora parole di Wong Kar Wai - passano gradualmente dalla posizione iniziale di vittime, entrambi traditi dai rispettivi coniugi, a quella opposta di amanti. Non è quindi solo un film su una relazione extraconiugale, o sul matrimonio, bensì sulle condizioni che un amore si trova a vivere con il passare del tempo. Possiamo dire che In the Mood for Love è un film che parla di segreti…».
Pochi sanno descrivere gli stati d’animo come li descrive Wong Kar Wai, traducendoli in pura essenzialità, e questo immenso cult (scandito dall’ormai celebre colonna sonora di Michael Galasso) rimane un modello inimitabile. Dopo vent’anni.
In the Mood for Love, distribuito dalla Tucker Film, è stato restaurato da L’Immagine Ritrovata di Bologna e dalla Criterion di New York, partendo dal negativo originale, e Wong Kar-wai ha supervisionato tutte le operazioni. Wong Kar Wai, d’altronde, non è un regista qualunque: è il geniale capofila della new wave cinese. E la Tucker Film porterà al cinema anche le sue prime due opere, As Tears Go By e Days of Being Wild, e le versioni 4K di Angeli perduti, Hong Kong Express e Happy Together. Un prezioso percorso monografico intitolato Una questione di stile e inaugurato, appunto, da In the Mood for Love.
Hong Kong, 1962. Un uomo e una donna, il signor Chow e la signora Chan. Due dirimpettai che si trovano a vivere un amore casto e clandestino. Due attori meravigliosi, Maggie Cheung e Tony Leung Chiu-wai, che hanno spalancato le porte dell’Occidente agli splendori del nuovo cinema asiatico (Tony Leung Chiu-wai, ricordiamo, è stato incoronato al Festival di Cannes nel 2000). Ecco In the Mood for Love. Un melodramma intenso e raffinatissimo che ha davvero fatto epoca. Non tanto love story, come spiega lo stesso Wong Kar Wai, quanto «l’analisi dei possibili sviluppi di una vicenda sentimentale».
«I protagonisti - sono ancora parole di Wong Kar Wai - passano gradualmente dalla posizione iniziale di vittime, entrambi traditi dai rispettivi coniugi, a quella opposta di amanti. Non è quindi solo un film su una relazione extraconiugale, o sul matrimonio, bensì sulle condizioni che un amore si trova a vivere con il passare del tempo. Possiamo dire che In the Mood for Love è un film che parla di segreti…».
Pochi sanno descrivere gli stati d’animo come li descrive Wong Kar Wai, traducendoli in pura essenzialità, e questo immenso cult (scandito dall’ormai celebre colonna sonora di Michael Galasso) rimane un modello inimitabile. Dopo vent’anni.