Riceviamo e con grande piacere condividiamo questa analisi di Maria Serena Pasinetti su Parthenope.
Alla fine del film Parthenope ormai adulta ( Stefania Sandrelli) attraversa una via centrale di Napoli trascinando un trolley per dirigersi verso un albergo(?), la stazione(?).
Sta per lasciare la città per tornare al Nord? In una scena poco prima a Trento aveva riempito di poche cose una borsa più piccola del nostro trolley, facendo presupporre un ritorno. Quasi inutile porsi la domanda. Il film potrebbe concludersi come sempre con la fantasia di ogni spettatore che ama trarre le conclusioni per sè più rassicuranti. Ma ecco,dobbiamo porre lo sguardo sul trolley , espediente narrativo solo nel finale ma con una sua precisa funzione alla fine del racconto.
Se potesse avere una scritta il nostro trolley potrebbe chiamarsi Il Previsto. Tutto era previsto:
Parthenope che torna a Napoli, per restare o non restare, comunque per raccogliere e mettere in una piccola valigia i ricordi : un fratello perso in tragiche circostanze, gli amori, l'alto e il basso della città, il sacro e i il profano, una maternità negata e via dicendo. La vita insomma.
Compresso in un piccolo trolley Parthenope adulta si porta via il passato dopo averlo depurato ed "essenzializzato " andando a Capri e guardando l'acqua origine della sua vita e morte del fratello. Parthenope guarda ed è guardata ancora una volta da Napoli. Lo sguardo....l'antropologia è vedere, dice il professore.
E sul trolley potremmo scrivere Lo Sguardo. Il cinema.
E poi arriva Napoli su un carro di tifosi, viva, allegra, felice e Parthenope la guarda, come il Rex felliniano, si gira verso di noi e sorride. Forse non è più tempo di andarsene. Il trolley ha spazio per accumulare altri ricordi, per vedere altro, in un futuro da vivere ancora. Ma questo è un altro film : e il nostro trolley avrà un altro nome : lo sguardo nel Futuro. Il cinema.
Maria Serena Pasinetti
Alla fine del film Parthenope ormai adulta ( Stefania Sandrelli) attraversa una via centrale di Napoli trascinando un trolley per dirigersi verso un albergo(?), la stazione(?).
Sta per lasciare la città per tornare al Nord? In una scena poco prima a Trento aveva riempito di poche cose una borsa più piccola del nostro trolley, facendo presupporre un ritorno. Quasi inutile porsi la domanda. Il film potrebbe concludersi come sempre con la fantasia di ogni spettatore che ama trarre le conclusioni per sè più rassicuranti. Ma ecco,dobbiamo porre lo sguardo sul trolley , espediente narrativo solo nel finale ma con una sua precisa funzione alla fine del racconto.
Se potesse avere una scritta il nostro trolley potrebbe chiamarsi Il Previsto. Tutto era previsto:
Parthenope che torna a Napoli, per restare o non restare, comunque per raccogliere e mettere in una piccola valigia i ricordi : un fratello perso in tragiche circostanze, gli amori, l'alto e il basso della città, il sacro e i il profano, una maternità negata e via dicendo. La vita insomma.
Compresso in un piccolo trolley Parthenope adulta si porta via il passato dopo averlo depurato ed "essenzializzato " andando a Capri e guardando l'acqua origine della sua vita e morte del fratello. Parthenope guarda ed è guardata ancora una volta da Napoli. Lo sguardo....l'antropologia è vedere, dice il professore.
E sul trolley potremmo scrivere Lo Sguardo. Il cinema.
E poi arriva Napoli su un carro di tifosi, viva, allegra, felice e Parthenope la guarda, come il Rex felliniano, si gira verso di noi e sorride. Forse non è più tempo di andarsene. Il trolley ha spazio per accumulare altri ricordi, per vedere altro, in un futuro da vivere ancora. Ma questo è un altro film : e il nostro trolley avrà un altro nome : lo sguardo nel Futuro. Il cinema.
Maria Serena Pasinetti