Il primo sequel di Avatar si avvicina sempre di più (mancano ormai pochi mesi alla data fatidica) e qualche tempo fa James Cameron ha rilasciato un’intervista per “The Marianne Williamson Podcast” parlando proprio del suo nuovo film, che ci fa piacere rilanciare in occasione del ritorno in sala del lungometraggio del 2009. “Il successo del primo film non è stato un colpo di fortuna, è piaciuto ed ha ispirato persone di tutte le culture. Avatar era il numero uno in tutti i paesi.” Attualmente Avatar è infatti il film che ha incassato di più nella storia del cinema e il ritorno in sala questo weekend potrebbe aumentare le sue fortune.
Ha proseguito Cameron: “Quando mi sono seduto per scrivere i sequel sapevo che sarebbero stati tre o eventualmente quattro, ho messo insieme un gruppo di sceneggiatori e ho detto ‘Non voglio ascoltare le nuove idee di nessuno finché non capiamo cosa ha funzionato nel primo film.’ Continuavano a parlare delle nuove storie. Ho detto: ‘Non lo stiamo ancora facendo’. Alla fine ho dovuto minacciare di licenziarli tutti perché stavano facendo quello che fanno gli sceneggiatori, che è creare nuove storie. Ho detto ‘Dobbiamo capire quale fosse la connessione e proteggerla, proteggere quella brace e quella fiamma.’”
Per ritrovare ciò che ha funzionato nel primo film Cameron lo ha riguardato insieme al suo gruppo di sceneggiatori tracciando tre linee che spiegano il successo: la prima legata alla storia raccontata, la seconda alle tematiche “Lo spiritualismo e i temi del capitalismo, imperialismo, colonialismo, violazione dei diritti umani e distruzione della natura”, mentre la terza linea sembra quella decisiva: “Per questo non c’è un ‘-ismo’, c’era come una sensazione di desiderio sognante di essere lì, di essere in quello spazio, di essere in un posto sicuro. Che fosse volare, quel senso di libertà ed euforia, o che fosse essere nella foresta dove puoi sentire l’odore della terra. Era un qualcosa di sensoriale che comunicava ad un livello molto profondo, questa era la spiritualità del primo film.”
È proprio questa terza linea che ha fatto da faro per la scrittura dei nuovi film: “Abbiamo creato e rifiutato molte trame per il secondo e il terzo film perché non ci portavano a quella sensazione di trasporto, di sognare con gli occhi ben aperti.”
Qui l'intervista completa:
Fonte: IndieWire