News
I migliori film di Luigi Comencini: la nostra Top 5

«Luigi è un uomo chiuso: mi ha scelto per il suo film senza che ci fossimo parlati. Ci siamo parlati poco anche mentre giravano insieme: a me non servono le parole del regista, mi serve sentirmi capita, amata da lui. E lui mi ha sempre amata e capita» (Claudia Cardinale)

Regista e sceneggiatore tra i più significativi del panorama nazionale, un'infanzia a Parigi che lo fa innamorare del cinema, un'attenzione particolare per costume, società e infanzia: Luigi Comencini è stato autore a tutto tondo, diviso tra lungometraggi di finzione, documentari e inchieste. Padre di Cristina e Francesca, Comencini nasce a Salò l'8 giugno 1916: per omaggiarlo, ecco una top 5 dei suoi migliori film!


5) Le avventure di Pinocchio (1972)

Luigi Comencini realizza uno sceneggiato televisivo in sei puntate tratto da uno dei classici per l'infanzia, Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi. Il risultato è una produzione fluviale dallo spirito poetico e sognante, velata però di candida malinconia, che ha tra i punti di forza un cast di assoluto rilievo. Il regista dà ampio spazio al rapporto tra Pinocchio e Geppetto, attraverso squarci lirici che lasciano comunque spazio anche a un approfondimento di taglio sociale in grado di ancorare il racconto alla realtà. Una materia narrativa perfettamente in linea con la poetica di Comencini, da sempre interessato ai ritratti adolescenziali. Clamoroso successo di pubblico, divenne un riferimento all'interno dei film per la TV.


4) Persiane chiuse (1951)

Solido dramma diretto con vigore da Luigi Comencini e magnificamente fotografato da Arturo Gallea: quest'ultimo punta su tonalità espressioniste per rappresentare i sentimenti della protagonista. Il grigio percorso di Sandra rappresenta la presa di coscienza di trovarsi a vivere in una società misera, complessa e ben diversa dal mondo che la ragazza aveva conosciuto fino a quel momento. Persiane chiuse è una sorta di romanzo di formazione sui generis, che conduce la protagonista a confrontarsi con una sorella con la quale, in apparenza, non ha più molto a cui spartire. L'incontro tra le due è un momento struggente di grande cinema.


3) Pane, amore e fantasia (1953)

Luigi Comencini costruisce una delle commedie sentimentali di più grande successo popolare che, contribuendo a dare il via al cosiddetto “Neorealismo rosa”, racconta il mondo dell'Italia paesana nel secondo dopoguerra, lontana dalla vita cittadina e ancora profondamente genuina. La trama, basata sulla contrapposizione tra mentalità aperta e libertina di Carotenuto e le giornate in un paese ancora molto arretrato (ma vivace e curioso), è semplice ma efficace nel mostrare uno spaccato sociale in via di estinzione. Ruspanti interpretazioni di Gina Lollobrigida e Vittorio De Sica. Da segnalare Tina Pica (dalla celeberrima voce roca), una delle più iconiche caratteriste dell'epoca. Orso d'argento al Festival di Berlino.


2) Lo scopone scientifico (1972)

«Trovo che Lo scopone scientifico sia una favola molto giusta sulla lotta dei deboli contro i potenti». Luigi Comencini mette in scena una spietata lotta di classe, caratterizzata dal costante braccio di ferro tra plebe e alta borghesia, e tratteggia l'utopica ansia di rinnovamento e l'illusione di una seconda occasione (non a caso, tipicamente americana) impossibile da ottenere. Spingendo il pedale della veridicità (con un furore quasi neorealista, evidente anche nel linguaggio spiccatamente dialettale), il regista delinea la degenerazione morale e materiale dei due protagonisti. In questo gioco al massacro, chi ha la visione più nitida della vicenda sono i bambini (straordinaria Antonella Demaggi nel ruolo della primogenita Cleopatra), spesso elemento salvifico nel cinema comenciniano. Una fiaba nera, tragica e grottesca.


1) Tutti a casa (1960)

A quindici anni di distanza dalla fine della Seconda guerra mondiale, Luigi Comencini prova a raccontarla dal suo punto di vista, vale a dire dalla prospettiva di un cinema squisitamente e genuinamente popolare. Lo fa mescolando, con schiettezza e maestria, la drammaticità degli eventi ai toni della commedia, forte di una sceneggiatura, firmata dal regista stesso insieme a Marcello Fondato e ad Age & Scarpelli, multiforme ma priva di forzature, capace tra le altre cose di mettere in risalto le molte tendenze e le molteplici anime di una nazione allo sbaraglio, colta in uno stato di caos sociale. Accanto alla piacevolezza dei dialoghi e all'atmosfera resa leggera da alcune gag puntuali e ricorrenti ma mai fuori posto, la regia mostra, con franchezza e indulgenza, uno stato di povertà diffusa e pone al centro della ribalta una situazione di forte difficoltà, in cui si percepisce il serpeggiante senso di abbandono da parte delle autorità, che viene denunciato con caparbietà e procedimenti stilistici affini al neorealismo. Superba interpretazione di Alberto Sordi.

Maximal Interjector
Browser non supportato.