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Master MICA - Analisi di "Little Miss Sunshine"
Gli studenti del Master in Management dell'Immagine, del Cinema e dell'Audiovisivo dell'Università Cattolica di Milano, hanno svolto delle interessanti analisi per il corso di "Storia e scenari dell'immagine e dell'audiovisivo": le pubblichiamo con piacere sul nostro portale! Complimenti!

LITTLE MISS SUNSHINE: IL RITORNO ALLE ORIGINI COME SALVEZZA 
di Andrea Parigi


“Little Miss Sunshine” è un film del 2006, diretto dai due coniugi Jonathan Dayton e Valerie Faris. La pellicola racconta di una famiglia americana che intraprende un viaggio dal New Mexico alla California per far partecipare la figlia minore ad un concorso di bellezza, da cui il titolo prende spunto. Il concorso di bellezza “Little miss Sunshine”, meta della famiglia Hoover, sarà una catarsi per i personaggi, tanto che nelle battute finali perderanno ogni tipo di inibizione ballando tutti insieme sul palco e torneranno verso casa lasciandosi alle spalle i loro sogni infranti. 
Si tratta di un’opera prima sia per lo sceneggiatore che per i due registi che fino al 2006 avevano diretto moltissimi videoclip musicali di band come Red Hot Chili Peppers, REM e Smashing Pumpkies. Nessuna di queste però fa parte della composizione della colonna sonora. L’emotività musicale per questo primo film viene affidata ai DeVotchKa, gruppo musicale gipsy-punk statunitense, e al compositore Mychael Danna. La prima stranezza che si nota è la scelta delle musiche, quasi sempre senza parole, in contro tendenza alle loro origini da registi di videoclip di band. In questo modo si pone il focus dell’attenzione dello spettatore non più sulle parole di una canzone, ma sulle immagini, un vero e proprio nuovo inizio per questa coppia di registi. 

DAI MEDIA ALL’ATTAGGIAMENTO USA POST 2001 
La finta realtà della televisione, che in questo film si erge ad esempio assoluto di vita, si contraddistingue tra i temi affrontati da questa pellicola. Viene osservato il mondo degli adulti attraverso un filtro ingenuo e bambinesco. La prima immagine che vediamo di questo film è il particolare degli occhi della protagonista. Il suo nome è Olive Hoover, una bambina di 7 anni interpretata da una giovanissima Abigail Breslin, che guarda sognante la televisione, più in particolare il concorso di Miss America, sulle note della canzone “The winner is” dei DeVotchka. In questa prima sequenza si nota subito il concetto di ripetizione, infatti Olive dopo aver visto la premiazione rimanda indietro il filmato in tv e lo rivede dall’inizio. Questo incipit è una dichiarazione d’intenti dei registi che fanno capire subito quale sarà il punto di vista dell’intera pellicola, quello di una bambina obnubilata da un’immagine completamente illusoria della realtà. Immagine che avrà un disvelamento nel corso del film, grazie all’attenzione posta sul concetto di ripetizione e ritorno. Questa scena si fa emblema di un desiderio di perfezione estetica irraggiungibile che troppo spesso nella vita di tutti i giorni viene mostrata attraverso molteplici canali tra i quali i social. Nella società odierna si è spinti ad essere individui di successo, attinenti ai canoni di bellezza mostrati dai media, rifuggendo da tutto quello che è diverso dallo standard proposto diventando così sempre più spietati nell’ostentare solo esempi impeccabili e quindi vincenti. 
Ed è proprio l’essere vincenti a qualunque costo un altro tema presente all’interno di questo film. Tanto è vero che l’entrata in scena del secondo componente della famiglia Hoover, il padre Richard interpretato da Greg Kinnear, si apre con la presentazione di un programma motivazionale di nove passi per essere vincenti dal nome “Refuse to Lose”. Il voler essere vincenti è un’altra tematica che si lega alla contemporaneità e che si aggancia a un discorso principalmente di matrice statunitense che dal 2001 in poi è andato sempre di più ad ingrandirsi. D’altronde la voglia di rivincita personale e nazionale che dopo l’attacco alle torri gemelle si è instaurata nella mentalità americana è stata poi amplificata dalla crisi economica del 2008. 
Due eventi catastrofici che possono essere ricollegati a questo film, il primo in chiave simbolica e il secondo anticipato da alcune scene di questa pellicola. Il personaggio di Richard Hoover è sicuramente il punto di riferimento per quanto riguarda il rimando all’atteggiamento USA post 2001, cioè la necessità di vincere a tutti i costi che comporta però delle rinunce su altri fronti, come ad esempio nascondere la possibilità dell’esistenza dell’infelicità che vediamo nella sequenza della cena all’inizio del film. La famiglia Hoover infatti farà dei sacrifici per riuscire ad andare al concorso di Little miss Sunshine: invece dell’aereo, scelta più logica, ma sicuramente più onerosa, si opta per un pulmino T2 giallo della Volkswagen che diventa simbolo di una libertà cercata e voluta. Questa alternativa porterà i personaggi a crescere nel corso di questo road movie e soprattutto a fargli cambiare prospettiva verso la propria vita, ma è comunque una scelta che risulta obbligata anche dalle condizioni economiche in cui versa la famiglia. Decisione che si rivela fondamentale perché serve alla famiglia Hoover, che diventa sineddoche di una nazione, per prendere coscienza di sé e diventa necessaria per rendersi conto che solo attraverso la comprensione reciproca e il fare squadra si riesce a sopravvivere e ad uscire da situazioni difficili. 

CARATTERIZZAZIONE DEI PERSONAGGI 
Dwayne Hoover interpretato da Paul Dano è il figlio maggiore nato dal precedente matrimonio della madre. È un quindicenne con il sogno di diventare pilota di jet impegnato nella lettura di “Così parlò Zarathustra” di Friedrich Nietzsche, libro che lo spinge a non parlare con nessuno per molti mesi. Proprio come il protagonista del libro, Dwayne vive in un’atmosfera di silenzio e cammina metaforicamente in un percorso desolante e in salita, per raggiungere il suo obiettivo, al cui termine parlerà. Il film propone un forte parallelismo tra il personaggio di Nietzsche e quello interpretato da Paul Dano. 
La prima volta che si ascolta questo personaggio parlare è in seguito alla sua scoperta di essere daltonico e quindi di non poter diventare un pilota. Una volta appresa la notizia, Dwayne inizia prima a dimenarsi all’interno del pulmino per poi esplodere in urlo catartico strillando: <Fuck>. Questa imprecazione serve per interrompere bruscamente il percorso solitario e desolante. Ed è qui che abbiamo l’inizio del riscatto e della liberazione di Dwayne dalla sua gabbia mentale. 
Il personaggio di Dwayne, costretto dalle circostanze, condivide questo viaggio con un componente della famiglia in particolare: lo zio Frank interpretato da Steve Carrell. Frank è il fratello di Sheryl, infelice per una relazione finita male che dopo un tentato suicidio si trova costretto dalla sorella a vivere con gli Hoover. Con lui ci si trova davanti ad un altro parallelismo con uno scrittore e studioso europeo di fine ottocento, Marcel Proust, di cui questo personaggio è lo studioso più eminente d’America. Come Proust infatti anche lui dopo diversi fallimenti nel corso della sua vita, riesce finalmente, alla conclusione del viaggio, a vedere l’orizzonte e a terminare la sua ricerca personale. 
È da notare un possibile collegamento tra Proust e Nietzsche, perché in entrambi si trova un discorso legato al tempo e al suo ritorno. Se nel filosofo tedesco c’è il tema dell’eterno ritorno, problema che si ritrova a dover affrontare Zarathustra, in Proust è presente il concetto delle Madeleine. La Madeleine proustiana è per antonomasia qualunque cosa capace di evocare un ricordo vivido e involontario e quindi di causare un ritorno nel passato. 
Edwin Hoover, interpretato da Alan Arkin, è il nonno di Olive e Dwayne. Vive con loro perché mandato via dalla casa di riposo dopo essere stato sorpreso a sniffare eroina. Personaggio contraddittorio, ha un ruolo fondamentale di “guida” degli Hoover. Su questo aspetto attore e personaggio hanno molto in comune. Alan Arkin viene descritto come guida dalla troupe così come il suo personaggio sarà un mentore in particolare per la nipotina. Incarna lo spirito americano più indipendente, provocatorio e trasgressivo che si trasforma in insegnamento per Olive, la quale riconosce in lui un esempio da seguire pedissequamente. Neanche la sua morte farà desistere Richard nel voler rinunciare a portare a termine il viaggio. Si assiste ad un rifiuto di tornare indietro per arrivare in fondo all’obiettivo, anche se questo significa trafugare la salma del proprio padre. 
Ultima componente della famiglia Hoover è la madre Sheryl, interpretata da Toni Collette. Lei rappresenta il personaggio che meglio può essere ricollegato ad una disillusione verso la vita e verso il sogno americano. È quella che meglio può incarnare l’anticipazione della crisi economica che avverrà due anni dopo l’uscita del film. Si preoccupa molto della condizione economica della famiglia e vive in modo diametralmente opposto al marito. Per lei vivere è una fortuna, non una scelta e questo la porta ad avere un atteggiamento più permissivo nei confronti dei figli. Rappresenta in questo modo quella parte degli USA che mangia cibo del fast food, che non si preoccupa troppo dei figli perché troveranno il modo di crescere da soli, una visione libertaria, la quale si pone in netto contrasto con la visione più rigida di Richard. 

ROAD MOVIE DI FORMAZIONE 
Il road movie è un genere cinematografico in cui i personaggi passano la maggior parte del tempo in viaggio. Questa definizione si sposa molto bene con questo caso, in cui il viaggio da Albuquerque a Redondo Beach è il corpo del film. I registi mostrano moltissime immagini dell’asfalto macinato dal T2 giallo proprio per sottolineare l’importanza di questo percorso per i personaggi. Tutti evolvono e cambiano, cambia il loro modo di vedere la vita. Quando il progetto di Richard di vendere il suo libro motivazionale va in fumo, ecco che compare lo spettro di una crisi economica oltre che familiare. È nel motel, tappa importantissima nel viaggio della famiglia Hoover, che si trova un altro riferimento all’11 settembre 2001. Ancora una volta la televisione è il mezzo attraverso il quale i due registi comunicano con gli spettatori. È in televisione, accesa dallo zio Frank per non sentire litigare Richard e Sheryl, che vediamo e sentiamo un comunicato del presidente degli Stati Uniti d’America George W. Bush in cui parla del generale Rumsfeld. 
Il segretario alla difesa degli Stati Uniti d’America (dal 2001 al 2006) Donald Rumsfeld è colui che dopo l’attentato alle torri gemelle organizzò le invasioni in medio oriente diventando il teorico della cosiddetta guerra preventiva. Dayton e Faris lasciano qui, anche se per pochi secondi, un collegamento chiaro a quel tragico giorno. Questo particolare rafforza l’idea che i due registi vogliano sottolineare, attraverso i personaggi, l’atteggiamento che gli americani assunsero negli anni successivi al 2001. 
Nel motel assistiamo anche al viatico di Nonno Edwin per Olive, un insegnamento equilibrato e saggio prima di morire per overdose, metafora di un’America fatta di eccessi che non può più esistere al giorno d’oggi. In questo film la morte viene affrontata in maniera anticonvenzionale, non è una ragione per fermarsi e tornare indietro, ma al contrario è la motivazione che spinge Richard in primis ad andare avanti e arrivare al concorso Little miss Sunshine. I registi mettono in scena una sequenza dal tono thriller quando gli Hoover trafugano il corpo senza vita di nonno Edwin dall’ospedale per proseguire il loro viaggio, sia per il ritmo delle inquadrature che per la musica più incalzante. Questo episodio serve a rafforzare il rapporto tra i familiari che nonostante non siano arrivati ancora a comprendersi del tutto, iniziano ad isolarsi da tutto il resto. 

LIFE IS ONE FUCKING BEAUTY CONTEST AFTER ANOTHER 
Tra i tanti argomenti affrontati dai registi è presente il tema dell’alimentazione. Il cibo e il suo consumo è un argomento di discussione quasi d’obbligo in un film che si pone l’obiettivo di restituire un quadro completo della situazione degli Stati Uniti nel 2006 con tutti i suoi contrasti. 
Si pensa che l’alimentazione per chi vuole essere una modella debba essere molto stringente e rigida, invece fin dalle prime immagini della pellicola i registi mostrano una protagonista non longilinea e non rappresentante dei canoni di bellezza che lei stessa idolatra. Inoltre, durante la sequenza della cena a casa Hoover si nota un contrasto tra cibo salutare e cibo spazzatura. Oltre il pollo fritto, Sheryl obbliga tutti a mangiare un po’ di insalata in cambio di un bicchiere di Sprite. Anche all’inizio del viaggio, durante la colazione, è presente di nuovo il tema alimentare. Olive ordina il gelato e viene ripresa dal padre, il quale le spiega l’importanza di avere un’alimentazione corretta per una ragazza che aspira a fare la modella facendola sentire in colpa per la sua scelta. Questa scena si collega, attraverso il fil rouge del cibo, ad una successiva dove Olive davanti a Miss California, le chiede se anche lei mangi il gelato. Da notare è sicuramente il posizionamento della macchina da presa che restituisce un’inquadratura ad altezza di bambina. È in questa scena il vero trionfo di Olive, sapere che anche Miss California mangia il gelato la rende normale, accessibile, a portata di mano. 
Durante l’esibizione di Olive al concorso, sulle note di “Super Freak” di Rick James, canzone scelta dal nonno, si ottiene un altro contrasto in cui la musica è protagonista. Il primo elemento che risalta è la natura diegetica della musica che ha delle parole, al contrario della colonna sonora dei DeVotchka, e in seconda battuta il testo di “Super Freak” si pone in modo provocatorio rispetto al contesto in cui viene ascoltata. Il testo della canzone parla di una ragazza viziosa, mentre lo spettatore vede una bambina di 7 anni che balla con mosse provocanti. Un momento in cui l’ironia tocca vette molto alte anche per la trovata dei registi di andare ad inquadrare in successione i volti sconvolti del pubblico presente alternandoli al viso divertito di Olive. La scena diventa ancora più ilare per lo spettatore quando i componenti della famiglia decidono di unirsi ad Olive ballando insieme a lei sul palco. Si perdono tutte le vergogne, le ansie sociali e i vincoli legati al proprio io, per abbandonarsi, in nome della famiglia, ad un ballo liberatorio. È solo ritornando ad essere bambini e ingenui che i personaggi possono ripartire da zero ricostruendo un vero rapporto familiare. Per questo motivo “Little miss Sunshine” è un road movie di formazione, nonostante fin dall’inizio del film gli Hoover fossero una famiglia ciò che li legava era solo un vincolo di sangue e solo dopo il viaggio riescono finalmente ad accettarsi l’un l’altro crescendo insieme. “Little miss Sunshine” si chiude con una ripresa del T2 giallo che viaggia verso casa, compiendo così un (eterno) ritorno alle origini da cui i personaggi dovranno e potranno ricominciare. I due registi, Jonathan Dayton e Valerie Faris, firmano un film originale che dipinge un’ampia gamma di personaggi, archetipi di caratteri di cui gli Stati Uniti d’America sono un caleidoscopico contenitore.
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