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Master MICA - Analisi di "Reality"
Gli studenti del Master in Management dell'Immagine, del Cinema e dell'Audiovisivo dell'Università Cattolica di Milano, hanno svolto delle interessanti analisi per il corso di Storia e scenari dell'immagine e dell'audiovisivo: le pubblichiamo con piacere sul nostro portale! Complimenti!

REALITY
di Giorgio Cannata

Reality, settimo lungometraggio di Matteo Garrone, è uscito nel 2012 ed è stato presentato alla sessantacinquesima edizione del Festival di Cannes, dove si è aggiudicato il prestigioso Grand Prix Speciale della Giuria. La pellicola segue di quattro anni il grande successo di Gomorra, film che ha consacrato il regista romano come uno tra i più importanti autori delll cinema contemporaneo, italiano e non solo. Dal suo esordio, il regista si è occupato spesso di persone ai margini della società e di situazioni sociali delicate, che attingono sempre dalla realtà. Con Reality l’autore mette insieme questi elementi. Il soggetto è basato su una storia reale molto vicina al regista stesso, poiché ispirata alle vicende del fratello della prima moglie, come da lui dichiarato apertamente. Inoltre, il film è ambientato in un contesto sociale complesso come quello napoletano più umile e presenta un nucleo familiare all’interno del quale Luciano, il padre e assoluto protagonista della pellicola, e Maria, la moglie, si barcamenano per mantenere i tre figli, il primo gestendo una pescheria e arrotondando esibendosi in eventi come feste e matrimoni in vesti comiche e la seconda gestendo un traffico illegale di robot da cucina, insieme al marito.

L’inizio della fiaba (nera)
Il film si apre con una significativa ripresa aerea che mostra Napoli dall’alto e che poi si concentra su un carretto dai colori sgargianti trainato da due cavalli diretto verso un luogo sfarzoso adibito a più feste di matrimonio; proprio durante i festeggiamenti si viene a conoscenza di Luciano e della sua famiglia. Ben presto si capisce come l’attrazione principale della festa sia l’ospite speciale Enzo, un ex concorrente del “Grande Fratello”, celebre reality televisivo estremamente in voga dai primi anni duemila, tuttora in programmazione. Luciano, dopo aver conosciuto Enzo durante il suo show, insieme alla figlia più piccola, chiede una fotografia all’uomo, prima che questo se ne vada dalla festa con un elicottero. Nel guardarlo andarsene, gli occhi di Luciano brillano come quelli di un bambino e tradiscono una spassionata ammirazione nei confronti dell’ex concorrente del “Grande Fratello”, ai limiti della venerazione, e anche una certa dose di invidia per la fama di cui gode l’uomo. In quel fondamentale sguardo che Luciano rivolge a Enzo si nasconde da un lato la frustrazione per una condizione sociale che non lo soddisfa e, dall’altro, l’aspirazione a raggiungere lo status di quell’uomo, molto famoso e con gli occhi di tutti addosso. 
Dopo questa sequenza iniziale particolarmente rilevante, il ritorno a casa della famiglia segna l’inizio della fiaba, che è il termine con il quale lo stesso Garrone ha definito il suo film. Infatti, l’intera pellicola è portata avanti con uno stile fiabesco, ravvisabile dal tema musicale, che compare per la prima volta proprio nella sequenza nella quale la famiglia fa il suo rientro a casa dalla festa iniziale, e dal colore, che durante il corso di tutto il film si mantiene coerente su un ventaglio di tonalità che spazia dal giallo al verde, ovvero quei colori utilizzati da numerosi altri importanti film costruiti come fossero delle fiabe (su tutti Il favoloso mondo di Amélie). Se il film ha i toni della fiaba ed è realizzato con uno stile fiabesco, il suo contenuto assumerà, con il passare dei minuti, dei contorni molto cupi che danno alla pellicola la connotazione di fiaba nera. Questi aspetti oscuri e a tratti anche angoscianti hanno a che vedere in maniera diretta con il mondo a noi contemporaneo e risulteranno evidenti dall’analisi del film. 

Sogno da raggiungere 
Durante una giornata nella quale i suoi familiari si trovano in un centro commerciale all’interno del quale si stanno svolgendo dei provini del “Grande Fratello”, Luciano, incalzato a prendervi parte dalla famiglia stessa, decide di raggiungerli e di partecipare. In un primo momento, sembra che Luciano si presti a svolgere questo provino solamente per far contenti i figli; infatti, appare quasi disinteressato e sembra non nutrire alcuna speranza di entrare a far parte del reality. Nei giorni successivi arriva però una telefonata che sarà decisiva nel far scaturire nell’uomo un enorme entusiasmo, poiché gli viene comunicato che è stato selezionato per partecipare a una seconda tranche di provini che si terrà a Roma. Da quel momento, inizia per Luciano la ricerca incondizionata della realizzazione del sogno di partecipare al reality e di diventare famoso. È significativo come il regista inquadri in maniera esplicita il luogo in cui si svolge questa nuova fetta di provini, ovvero Cinecittà, che è, per eccellenza, il luogo dove tutto è possibile. Cinecittà è (stata) la fabbrica dei sogni per quel che concerne la settima arte nostrana. In particolar modo prima dell’avvento della televisione, coloro i quali riuscivano a comparire in una pellicola era come se certificassero la propria esistenza, come se lasciassero un segno del proprio passaggio sulla terra, coronando i propri sogni e, in qualche maniera, elevandosi: in questo senso non può che tornare alla mente il film Bellissima di Luchino Visconti, che mostra la determinazione con la quale Maddalena (Anna Magnani) cerca di far ottenere alla figlia il ruolo principale nel film che si sta girando proprio negli studi di Cinecittà, convinta com’è che la figlia abbia tutte le qualità per eccellere e per, appunto, elevarsi rispetto alla massa. Nella società odierna a ricoprire il ruolo di catalizzatore di sogni non è più il cinema, ma la televisione e, in misura sempre maggiore, i social network. Nel 2012 l’effetto dei social sulle abitudini quotidiane delle persone era lontano dall’essere determinante come lo è oggi ed era ancora la televisione il medium ad avere un peso maggiore sull’immaginario collettivo. La riflessione di Garrone si concentra proprio sull’impatto che l’industria dello spettacolo ha sulla popolazione e sul potere di attrazione che esercita su di essa: i reality, come appunto il “Grande Fratello”, erano – e sono tuttora – i programmi televisivi più seguiti proprio in ragione del fatto che vendevano sogni a buon mercato. I sogni trasmessi dai reality fanno leva sul desiderio di fama, di celebrità e di ricchezza (facile) di molte persone, in particolar modo di quelle che si trovano in condizioni sociali infelici e che, appunto per questo motivo, rappresentano quella fetta di popolazione che è maggiormente suggestionabile. 

È di una certa importanza soffermarsi sugli sviluppi che si stanno concretizzando di questi tempi in relazione agli elementi che emergono dalla pellicola, per notare come questa possa definirsi oggi ancora più attuale rispetto all’anno in cui è uscita. Negli ultimi anni i social network hanno influenzato – e continuano a farlo, in un processo in continuo divenire – in maniera determinante, tra le altre cose, anche il mondo dello spettacolo, che è, appunto, un aspetto fondamentale della riflessione portata avanti da Garrone nel suo film. Ai giorni nostri, chiunque ha la possibilità di filmare ciò che desidera e di rendere pubblico quello che è stato registrato; in molti casi, questi “contenuti” vengono pubblicati dagli utenti sui social network con la speranza che diventino virali, che arrivino quindi a più persone possibili e che portino alla fama. In questo senso, pubblicare video sui social, specialmente per quanto riguarda una determinata tipologia di utenti che utilizzano per la maggior parte social come Instagram e in misura maggiore TikTok, risponde da una parte a quella volontà di lasciare un segno della propria esistenza di cui si diceva in precedenza e dall’altra alla brama di successo, notorietà e guadagno veloce di cui si nutrono gli stessi reality televisivi. Non è un caso che molti dei personaggi che compaiono nei programmi televisivi di oggi debbano il loro successo a orde di seguaci proprio sui due social già citati. Lo stesso “Grande Fratello” ha cambiato formula da qualche anno e invita ora persone già famose a partecipare: la maggior parte di esse sono influencer divenuti (o divenute) celebri grazie ai social network. In questo senso, si è solo verificato un processo di traslazione del medium nei confronti del quale sono indirizzate le aspirazioni e i sogni di gloria di molte persone, dalla televisione ai social network; a sua volta, la televisione sfrutta questi cambiamenti per rimpolpare la sua audience. Il discorso portato avanti da Garrone è, dunque, ancora di stretta attualità, poiché il mondo dello spettacolo esercita ancora un enorme potere di attrazione sulla popolazione, che è, possibilmente, anche aumentato con le possibilità che vengono offerte dai social in questa direzione.

Torniamo a Cinecittà: si dice che varcandone la soglia si ha l’impressione di entrare in un sogno e, di fatto, una volta entrato, Luciano è come se si immergesse in un sogno fatto di successo e di realizzazione personale e ne venisse completamente rapito, senza la possibilità (e la volontà) di risvegliarsi. Alla fine del nuovo provino, nonostante non abbia ricevuto alcuna conferma, Luciano è convinto di aver conquistato i selezionatori del reality con la sua storia e il suo carisma e lo comunica a tutte le persone a lui più vicine. Tornato a Napoli, viene acclamato dai parenti e dai vicini di casa e salutato con un’ovazione, che ha l’effetto di alimentare lo stato di euforia in cui si trova. Luciano adesso si sente finalmente qualcuno, il suo sguardo è ora pieno di orgoglio; viene incensato e celebrato da tutti i conoscenti e, in questo modo, il suo sogno si consolida e lo ingloba sempre più, fino a portarlo a fargli credere che la sua realtà è il sogno stesso. 

Perdita dell’identità e ossessione di essere osservati (e filmati)
In questo vorticoso percorso di discesa nel sogno, che si trasformerà presto in un incubo, Luciano perde progressivamente la sua identità e alcune sequenze ce lo raccontano in maniera evidente. Nello specifico, la prima di queste vede un dialogo tra marito e moglie durante il quale l’uomo confessa che per la prima volta nella sua vita sente di avere uno scopo e afferma di sentirsi «una favola». Sull’onda dell’entusiasmo, Luciano decide di vendere la pescheria e con i soldi della vendita di questa si pone l’obiettivo di sistemare la casa per le interviste che andranno in onda in televisione; decide poi di abbandonare il traffico illegale di robot da cucina, non perché scoperto dalla Guardia di Finanza, ma perché pensa di essere osservato dall’intellighenzia del “Grande Fratello”. Luciano non è più la persona che fa di tutto per mantenere la sua famiglia e per fare felici i suoi figli, nella sua testa è già qualcuno di importante e di famoso. È emblematico il primo piano di Maria alla fine del dialogo che chiude questa sequenza, poiché mostra la sensazione di smarrimento che la donna prova sentendo parlare il marito. 

Intanto il programma inizia ma Luciano non viene chiamato per partecipare. Nonostante ciò, le speranze dell’uomo non muoiono, ma vengono anzi alimentate, dal momento che la presentatrice del reality afferma che dalla seconda settimana di programmazione entreranno a far parte della casa del “Grande Fratello” altri due concorrenti, con delle storie forti ed emozionanti. Luciano si convince di essere una di quelle due persone e il processo di perdita dell’identità continua inesorabilmente. Nello specifico, un’altra significativa sequenza nella quale si manifesta con evidenza questo processo vede l’uomo prendersi cura di un senzatetto che aveva cacciato dalla pescheria in maniera brusca tempo prima; non solo gli offre da mangiare e da bere ma addirittura invita quest’uomo, insieme ad altri accattoni che si uniscono a lui, a casa sua per regalare a questa gente mobili e oggetti di casa. Luciano regala il mobilio di casa sua a questi senzatetto perché pensa di essere osservato dal “Grande Fratello” e per questo si mostra generoso e disponibile con queste persone, nel tentativo di ingraziarsi una volta per tutte i favori dei selezionatori del programma televisivo; arriva persino a credere che sia il programma stesso a mandare queste persone da lui per vedere come si comporti con loro. Maria non riesce più a sopportare questa situazione, non può vivere insieme a un uomo che non riconosce più. Durante una conversazione che la donna intrattiene con Michele, il vecchio socio di Luciano, emerge tutta la disperazione in cui è crollata; in lacrime, afferma che suo marito non è più lo stesso e ha paura che possa non ritornare mai più l’uomo che conosceva.  

Luciano sviluppa una vera e propria ossessione di essere controllato nelle sue azioni quotidiane dai vertici del reality che devono decidere se ammetterlo o meno all’interno del programma. Persino un grillo che entra in casa agli occhi di Luciano pare una mossa del reality per poterlo spiare; è ormai sopraffatto dalla paranoia di essere costantemente sotto osservazione. Quando i suoi parenti più stretti riescono a strapparlo dal divano di casa, dove passa tutte le sue giornate guardando il programma in diretta, e lo portano con loro al cimitero, l’uomo va a chiedere a due donne anziane, evidentemente estranee alle dinamiche del reality ma che egli crede essere lì proprio per controllarlo, se abbiano o meno intenzione di farlo entrare nella casa; il grottesco dialogo che ne scaturisce, con le donne convinte che la casa in cui desidera entrare Luciano sia quella del Signore e non quella del programma televisivo, è simbolicamente indicativo del livello di priorità a cui abbia posto la realizzazione di questo obiettivo. Luciano ha sacrificato la sua vita per entrare a far parte del programma, ha fatto del reality stesso una religione, verso la quale prova una fede sconfinata. Sarà proprio nel tentativo di fargli (ri)trovare la fede in Dio che il suo vecchio socio e grande amico Michele cerca di (ri)avvicinarlo alla religione cattolica, portandolo in Chiesa, dove il parroco rivolge a Luciano un significativo discorso, che verte sulla differenza tra l’essere e l’apparire, necessaria da comprendere per far sì che l’identità reale non venga persa. Luciano, però, è talmente immerso nel sogno di diventare qualcuno, di elevarsi rispetto alla massa, che le parole del sacerdote non gli fanno alcun effetto; il percorso di perdita dell’identità è andato troppo avanti, Luciano crede di essere una persona che non è realmente, il sogno/incubo in fondo al quale è precipitato l’ha inghiottito completamente. 

Epilogo
Luciano riesce, infine, a introdursi furtivamente nei meandri degli studi televisivi e, finalmente, ad entrare nella casa, coronando il suo sogno; Il suo sguardo è colmo di stupore e meraviglia, si lascia andare a una risata isterica, che chiarifica come sia prossimo a uno stato di follia. A chiudere il cerchio arriva la ripresa aerea finale, con la macchina da presa che sale in cielo, da dove era partita, e si allontana di molto dal suolo prima che compaiano i titoli di coda. A modo suo, Luciano ha raggiunto quello che desiderava, è riuscito ad elevarsi. 

Luciano è preso come simbolo per riflettere sulla società del presente. Il suo personaggio racchiude una serie di comportamenti che fanno parte di quel processo di ricerca spasmodica del successo, della fama e della ricchezza facile che interessa sempre più persone. L’ossessione della notorietà è stata indotta, in buona parte, dal mondo dello spettacolo, che ha cambiato i suoi connotati in questi ultimi anni, ma che non ha smesso di influenzare in maniera determinante l’immaginario collettivo. Questi elementi inestricabili e complementari non hanno esaurito la loro forza propulsiva con il passare degli anni e, anzi, i nuovi strumenti tramite cui essi si manifestano ai giorni nostri ne hanno accresciuto l’impatto complessivo. Infatti, rispetto all’anno di uscita del film, quella del 2023 è una società che fatica in misura ancora maggiore a distinguere tra reality e realtà.
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