Gli studenti del Master in Management dell'Immagine, del Cinema e dell'Audiovisivo dell'Università Cattolica di Milano, hanno svolto delle interessanti analisi per il corso di Storia e scenari dell'immagine e dell'audiovisivo: le pubblichiamo con piacere sul nostro portale! Complimenti!
SYNECDOCHE, NEW YORK: LA SOLITUDINE DELL’UOMO CONTEMPORANEO
di Liù Cappella
INTRODUZIONE
Synecdoche, New York (2008) è il primo film diretto dallo sceneggiatore Charlie Kaufman, autore noto per le sue narrazioni complesse, intricate ed egoriferite.
Dopo il suo primo successo con Essere John Malkovich (1999) di Spike Jonze, per il quale Kaufman vinse il premio BAFTA per la migliore sceneggiatura, l’autore newyorkese continuò a scrivere per il cinema, stringendo sodalizi con pochissimi registi in grado di comprendere la sua opera.
Le tematiche ricorrenti nelle opere di Kaufman sono volte alla rappresentazione dell’autore stesso, dei suoi turbamenti emotivi e delle sue mancanze, le quali spesso descrivono una condizione psicologica alterata causata da un disturbo depressivo.
Una delle tematiche ricorrenti nel suo lavoro è la crisi creativa, la quale ha sempre un legame con la crisi identitaria, argomento di fondamentale importanza trattato nelle sue opere.
La crisi d’identità comporta una mancata accettazione del sé, implica una cattiva conduzione dei rapporti interpersonali. Per questa ragione, nei film sceneggiati e diretti da Charlie Kaufman, ritroviamo ulteriori tematiche che vengono rappresentate dai suoi personaggi: l’incomunicabilità e l’inadeguatezza sociale.
Dalla crisi identitaria deriva un espediente narrativo a cui Kaufman fa ricorso per rappresentare la sua bivalenza: l’alter ego, che talvolta nei film dell’autore si manifesta grazie alla costruzione di un secondo personaggio.
Tutte le tematiche precedentemente citate vengono convogliate all’interno della prima opera da cineasta di Charlie Kaufman.
Caden Cotard è un regista teatrale alle prese con il suo ultimo spettacolo nel quale è totalmente immerso, tanto da ignorare la profonda crisi che affligge il suo matrimonio. Quando sua moglie Adele lo abbandona per partire per Berlino insieme alla figlia Olive e alla sua amica e amante Maria, Caden rimane solo e nel pieno di una grave malattia che lo precipiterà nell’ipocondria. Dopo aver ricevuto un premio in denaro per l’originalità del suo lavoro, Caden cercherà di dare un senso alla sua vita, prima della morte, mettendo in scena un’opera personalissima volta alla rappresentazione e alla comprensione del suo quotidiano grazie all’ausilio di centinaia di attori e di un enorme spazio allestito a perfetto simulacro della realtà. La percezione del confine tra realtà e finzione, tra presente, passato e futuro si farà sempre più fioca, tanto da far perdere a Caden la ragione.
Attraverso la rappresentazione della miserabile vita di Caden Cotard, Kaufman fa luce sulla condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo, vittima di una profonda solitudine anche se circondato da migliaia di persone, estremamente focalizzato sulla propria miseria e alla costante ricerca di sé stesso.
Il titolo del film cela in sé l’intenzionalità del regista di creare un connubio tra le parole: Schenectady, in cui la storia è inizialmente ambientata; e sineddoche, figura retorica che consiste nel trasferimento di significato da una parola a un’altra in base a una relazione di contiguità intesa come maggiore o minore estensione, usando il nome della parte per quello del tutto o viceversa.
L’analisi di Synecdoche, New York è un’operazione complessa che prevede molteplici visioni prima di accedere ad una totale comprensione dell’opera di Kaufman. Ciò che risulta subito intuibile è la percezione distorta della realtà e della temporalità filtrata dallo sguardo nichilista del protagonista, Caden Cotard, affetto da un disturbo depressivo.
LA DISTORSIONE TEMPORALE
Il film si apre con la lettura alla radio di una poesia scritta dalla poetessa Rainer Maria Rilke, dedicata al solstizio d’estate, il cui titolo è Autumn Day. È il primo giorno di autunno, il 22 settembre del 2005 e la sveglia segna le 7:45.
Signore: è tempo. Grande era l’arsura.
Deponi l'ombra sulle meridiane,
libera il vento sopra la pianura.
Fa' che sia colmo ancora il frutto estremo;
concedi ancora un giorno' di tepore,
che il frutto giunga a maturare, e spremi
nel grave vino l'ultimo sapore.
Chi non ha casa adesso, non l'avrà.
Chi è solo a lungo solo dovrà stare,
leggere nelle veglie, e lunghi fogli
scrivere, e incerto sulle vie tornare
dove nell'aria fluttuano le foglie.
Il testo è un epitaffio alla stagione estiva, intuiamo da subito un certo legame con il protagonista. La fine dell’estate coincide con la fine di Caden?
Sin dai primi minuti del film intuiamo un’incongruenza spazio-temporale tra quello che noi spettatori vediamo e ciò che Caden vive ed emergono le prime due tematiche che Kaufman affronterà nel corso del film: la morte e la distorsione temporale riconducibile alla condizione patologica depressiva del protagonista.
La prima distorsione temporale ci salta all’occhio immediatamente. Si passa dal primo giorno di autunno al 14 ottobre del 2005.
E poi ancora, è il 17 ottobre e, leggendo gli articoli riportati dalla testata giornalistica, le notizie sulle quali lo sguardo di Caden si focalizza sono legate alla morte.
Comprendiamo da subito il suo essere-gettato-per la morte, tutto ciò che l’occhio di Caden vede è proiettato verso la fine.
Secondo alcuni studi scientifici il disturbo depressivo comporta un disturbo della percezione temporale. L’aggravarsi della sua condizione depressiva porterà Caden a relazionarsi con lo scorrere del tempo come se avesse davanti a sé l’eternità, sebbene vittima dell’ipocondria che insidierà in lui una costante paura della morte.
Per lui gli anni scorrono come se fossero settimane, lo si evince dalla scena nella quale Caden, conversando con Hazel, mette in discussione la possibilità del loro rapporto in quanto si sente ancora sposato. Nella sua percezione Adele è partita da una sola settimana, mentre in realtà la sua amante gli rivela che è passato ormai un anno.
Troviamo un altro esempio nella sequenza in cui Caden, sfogliando una rivista, si imbatte nell’immagine della figlia Olive totalmente tatuata. Il titolo dell’articolo riporta l’età anagrafica della bambina, ormai undicenne, ma per Caden la piccola ha ancora quattro anni. Anche in questo caso una figura femminile, Maria, l’amica di Adele, lo ricondurrà nella giusta dimensione spazio-temporale.
Per tutta la durata del film, lo spettatore verrà catapultato da un decennio all’altro, vittima del filtro percettivo del protagonista, condizionato dal disturbo depressivo che sfocerà in psicosi.
LA DEPRESSIONE E LA SINDROME DI COTARD
Digitando in rete il cognome del protagonista, il primo risultato è relazionato a Jules Cotard, neurologo che nel 1880 scoprì la rara sindrome che porta il suo nome.
Leggendo alcune pubblicazioni mediche sul disturbo, comprendiamo la relazione intrinseca tra il cognome del protagonista Cotard e la rara sindrome che provoca un grave disturbo psichiatrico. Il paziente che ne è affetto è un nichilista in preda ad un delirio di negazione riferito al proprio corpo, spesso crede di essere privo di organi e in alcuni casi sostiene di essere morto. Un altro delirio associato alla sindrome di Cotard è il delirio ipocondriaco, in cui il paziente ritiene di essere affetto da una malattia molto grave o incurabile o di avere il corpo deformato. Questo disturbo è solitamente associato a una depressione psicotica che può provocare allucinazioni, disturbi del comportamento e indurre al suicidio.
Le cause associate a questo disturbo possono concernere traumi emotivi (talvolta la depressione è il primo stadio associato alla genesi della Sindrome) o traumi fisici, nello specifico traumi celebrali che provocano il danneggiamento del lobo frontale.
Nei primi minuti del film, Caden Cotard viene colpito violentemente da un pezzo del rubinetto malfunzionante del lavandino del bagno, causandogli una ferita sulla fronte. Da questo momento in poi, Cotard soffrirà di un greve delirio ipocondriaco, che lo vedrà teso verso il costante pensiero della morte.
La sindrome porta il paziente a una generale insofferenza che rispecchia evidentemente il malessere e la condizione di alterazione emotiva vissuta da Caden. Ciò lo induce a somatizzare il dolore, interiorizzandolo e rendendo fisica la sofferenza causata dal suo nichilismo e dalla percezione distorta delle relazioni e delle situazioni. Il tutto genera in lui allucinazioni che prendono forma attraverso alcuni simbolismi nel corso del film.
Il modo migliore per affrontare questo film è porre davanti agli occhi dello spettatore il filtro che la sindrome di Cotard mette davanti allo sguardo di Caden. Solo così i simbolismi derivanti dalle allucinazioni del protagonista e le sue difficoltose relazioni interpersonali acquisiranno un significato.
ALLUCINAZIONI E SIMBOLISMI: I CARTONI ANIMATI
Una delle tante manifestazioni simboliche del delirio di Caden viene riprodotta tramite i cartoni animati che vanno in onda sulla televisione, la quale pare essere l’unica fonte di intrattenimento della figlia. Caden vede la sua versione animata sul piccolo schermo, ma non pare scioccato, piuttosto sorpreso.
Perché il regista ricorre all’animazione? Kaufman utilizza l’animazione per ricordare allo spettatore che stiamo guardando qualcosa di totalmente filtrato dalla percezione distorta di una mente affetta da psicosi e conseguenti allucinazioni.
Un’ulteriore risposta potrebbe essere legata al rapporto padre-figlia: Olive sembra non riuscire a comprendere suo padre, i due non riescono a trovare un codice comunicativo che possa renderli empaticamente connessi. Idealmente, l’unico mezzo che la bambina ha a disposizione per avvicinarsi al padre potrebbe essere la sua rappresentazione televisiva animata.
L’INCOMUNICABILITÀ
L’incapacità di Caden di comunicare con il prossimo si manifesta attraverso le relazioni della sua vita, in particolar modo con le figure femminili con le quali interagisce.
L’intento del regista è quello di mettere in scena un suo deficit comunicativo, relazionato al senso di inadeguatezza di Caden, il quale è talmente focalizzato su sé stesso, sulla propria malattia e sull’idea della morte da non accorgersi che le persone che lo circondano lentamente si allontanano.
Caden ha un disturbo visivo, le sue pupille hanno un modo scorretto di aprirsi e chiudersi. La vista offuscata simboleggia la sua incapacità di osservare ciò che lo circonda, poiché troppo focalizzato sulla propria infelice esistenza. Non vede la moglie che prende le distanze da lui e non si interroga sui motivi per i quali Olive non comprende le sue spiegazioni.
Ogni personaggio interpreta a modo suo le parole dette dall’altro, i concetti vengono manipolati e stravolti per renderli il più similari possibili alla considerazione che hanno l’uno dell’altro.
LA RELAZIONE CON ADELE E LA CRISI CREATIVA
Adele è un’artista che ha brama di affermarsi nel campo delle arti figurative. Per questa ragione, il loro rapporto è emblematico, in quanto il giudizio della moglie sull’opera di Caden, lo segnerà a tal punto da mettersi in discussione come uomo e autore.
Il tema della crisi autoriale è quasi sempre presente nelle opere di Kaufman e inevitabilmente legato alla crisi identitaria di cui i suoi personaggi sono vittime. In questo film il regista mette in scena più che mai il dramma dell’artista, perennemente insoddisfatto, alla costante ricerca della perfezione, del perfetto simulacro della realtà. Se da una parte Caden è vittima di una smaniosa ricerca tesa alla rappresentazione della propria esistenza, attraverso colossali manifestazioni teatrali che continueranno ad estendersi sino ad invadere tutto lo spazio a disposizione; dall’altra troviamo l’arte di Adele che prende forma in minuscole tele, le quali ritraggono sé stessa nella propria intimità e nudità. Nella sua arte la manifestazione del sé si fa piccola, ma non c’è titubanza, non c’è alcuna incertezza, Adele sa esattamente chi è e rappresenta sé stessa con estrema facilità attraverso le sue opere.
Prima della sua partenza per Berlino, Adele assiste ad uno spettacolo diretto dal marito e all’uscita del teatro sminuisce la sua opera, definendola un mero adattamento di qualcosa che non ha avuto origine da lui.
“Non riesco ad entusiasmarmi a questo rimettere in scena vecchi lavori di altri, non c’è niente di personale dentro. Passi il tuo tempo a fare il giullare per questa massa di abbonati provinciali con i capelli azzurri. A quante cose rinunci? Ti comporti come se avessi davanti l’eternità.” – Adele Lack
Ad avvalorare le evidenti differenze tra i due coniugi è un articolo di giornale nella sala d’aspetto dell’ospedale in cui Caden è stato scortato a seguito di una feroce crisi epilettica. La copertina ed intere pagine della rivista ritraggono la moglie sorridente, professionalmente realizzata. L’artista newyorkese, trasferitasi a Berlino con la figlia di quattro anni ed un matrimonio infelice ormai alle spalle, vuole circondarsi di gente positiva e sana. Caden legge l’articolo e, nella sua impotenza, somatizza il dolore e lo manifesta ancora una volta fisicamente. Potrebbe essere una proiezione del suo inconscio?
Da questo momento in poi, tutta la vita di Caden diverrà un tentativo disperato volto alla ricerca della propria identità artistica e di uomo. Metterà in scena la sua esistenza con l’ausilio di comparse che simuleranno la sua quotidianità fino allo sfinimento, allestendo un gigantesco teatro dell’assurdo, distante da una vera e propria idea creativa. Un metateatro all’interno di un’opera cinematografica che vuole essere la manifestazione dei disturbi della psiche umana nella contemporaneità.
HAZEL
Hazel è l’oggetto del desiderio di Caden, rappresenta per lui la possibilità di un amore sincero, possibilità che non coglierà, rinunciando all’opportunità di vivere un rapporto sano. Per tutto il corso del film non comprendiamo bene quali siano le ragioni per le quali Hazel si sente attratta fisicamente e sentimentalmente da Caden, l’unica certezza è che anche lei, come tutte le figure femminili della vita di Cotard, sarà vittima della sua insofferenza nei confronti della vita. Il protagonista non riuscirà mai a dimostrare i suoi sentimenti per la donna, ancora una volta la sua incapacità di esprimere emozioni impedirà la nascita di una relazione, sebbene Hazel sarà l’unica donna per la quale tenterà il suicidio, quando, dopo anni, la rincontrerà a New York, felicemente sposata e madre di tre gemelli.
Hazel, è una donna amorevole, simpatica e piacevole. Comprendiamo immediatamente le motivazioni che spingono Caden a provare per lei desiderio. Questa passionalità si manifesta attraverso un’altra simbologia: le fiamme che avvolgono la casa di Hazel.
Il fuoco è un elemento primordiale che riscalda, illumina rendendo definibili le forme, pur non avendo una forma propria e brucia. Il suo ardere è confortante e spaventoso, simbolo di pericolo e distruzione. Hazel è come il fuoco per Caden, la loro relazione non può essere circoscritta e non può prendere una forma concreta, è attratto da lei, dal suo calore e allo stesso tempo è intimorito dall’idea di abbracciare la possibilità di una relazione con lei.
Le fiamme nella casa di Hazel rimarranno sempre accese a simboleggiare la passione di un amore mai consumato. Quando i due si ritroveranno dopo decenni a vivere il sentimento nella sua carnalità, Hazel morirà subito dopo, intossicata dai fumi di un rapporto malsano.
CLAIRE
Claire è una delle attrici di Caden, affascinata dal teatro e dal regista. La sua ammirazione per Cotard è totalmente ingiustificata data la poca conoscenza che ha di lui, continuerà a fare di tutto per essere amata e stimata.
Caden si accontenta della sua compagnia quasi per compensare la delusione derivata dal fallimento del suo matrimonio con Adele e dalla mancata relazione con la dolce Hazel.
La sua spasmodica ricerca del sé lo porta a stringere un legame coniugale con la povera Claire. Dal primo appuntamento al matrimonio passeranno anni che vedremo scorrere in pochi minuti, adottando la distorta visione del mondo di Caden.
Sull’altare le promette che nessuno verrà prima di lei, i due metteranno al mondo una figlia, Ariel, che Caden continuerà ad ignorare e a scambiare per la figlia Olive, ormai adulta.
Completamente immerso nella sua opera e nella sua sofferenza, Caden ignorerà le pene e il dolore di Claire, la tratterà come una delle tante attrici e comparse del suo spettacolo. Con lei replicherà le situazioni e le difficoltà di un matrimonio già vissuto nel passato e lo metterà in scena all’interno della sua magniloquente opera teatrale.
All’interno di una sequenza del film appare sulla schiena di Claire un tatuaggio che ritrae il volto di un essere maligno. Qual è il simbolismo che si cela dietro questa enorme maschera demoniaca? È la manifestazione del subconscio di Caden. Il demone sulla schiena di Claire rappresenta la direzione sbagliata intrapresa da Cotard.
IL SUBCONSCIO DI CADEN
Il subconscio di Caden non si manifesta attraverso forme oniriche, ma tramite episodi di allucinazioni e simboli apparentemente privi di significato.
Il diario di Olive
Olive dimentica nella sua stanza il suo diario segreto prima di partire con la madre per Berlino. Il primo dubbio che sorge a noi spettatori e a Caden è relativo alla probabilità che una bambina di quattro anni sia in grado di esprimersi attraverso pensieri scritti. La risposta al quesito si paleserà quando scopriremo come il diario di Olive continuerà a riempirsi, nel corso degli anni, di pensieri e considerazioni sul rapporto inesistente con il padre. Il diario è un’ulteriore manifestazione del subconscio di Caden, miserabile padre e miserabile uomo, che rivela i suoi sensi di colpa immaginando i pensieri della figlia riversarsi sulle pagine del suo diario segreto fino alla morte di Olive.
La psicologa
Madeleine Gravis, la sua psicologa, sembra essere una proiezione dell’inconscio di Caden. Un’altra figura femminile con la quale instaura un rapporto criptico.
Le tematiche che emergono durante le sedute di Caden riguardano per lo più il rapporto con sé stesso e l’ossessione legata alla caducità della sua vita. La proiezione verso la morte di Caden e i dialoghi che intratterrà con la psicologa faranno mettere in discussione allo spettatore l’esistenza in vita di Caden stesso.
Durante una delle conversazioni tra Cotard e la psicologa, viene discussa la possibilità che un bambino di quattro anni sia in grado di scrivere un diario. A partire da questo, la dottoressa gli mostra un libro intitolato Little Winky scritto da un bambino di quattro anni, il quale, subito dopo la pubblicazione, si toglie la vita.
Caden: Perché l’ha fatto?
Madeleine: E tu perché l’hai fatto?
Caden: Cosa?
Madeleine: E tu perché lo faresti?
Siamo all’interno della sfera dell’inconscio di Caden ed è difficile intuire se il suo essere proiettato verso la morte sia ancora una possibilità o se il protagonista abbia già compiuto l’insano gesto.
Per aiutarlo a migliorare la sua visione del mondo, la dottoressa Gravis gli consiglia di leggere un suo libro: Getting Better. Durante la lettura Caden troverà difficoltà a comprendere il linguaggio e i contenuti espressi nel saggio. Di fronte all’incomprensione del testo il libro si interromperà bruscamente, quasi come se Caden rifiutasse la possibilità di sentirsi meglio.
SAMMY E CADEN: ESSERE AUTENTICO ED ESSERE INAUTENTICO
Dopo aver ricevuto un MacArthur, Caden decide di investire tutto il denaro nella realizzazione di un’opera teatrale che metta in scena non solo la sua esistenza, ma quella collettiva e che sia comprendente di tutto.
Ingaggia centinaia di attori, scenografi, costumisti e tecnici. Lui stesso verrà interpretato da un attore che metterà in scena la miseria della sua vita. Tutto ciò con l’unica finalità di scoprire sé stesso, per dare un senso alla propria esistenza.
Kaufman ricorre all’alter ego per rappresentare alcuni aspetti nascosti di sé e di Caden. Sammy Barnathan è un personaggio chiave che incontriamo già all’inizio del film ed è il perfetto candidato per ricoprire il ruolo di Caden Cotard.
Sammy passa tutta la vita a seguire Caden in ogni sua mossa, lo conosce meglio di quanto il regista conosca sé stesso e trascorre il suo tempo assimilando i drammi, le turbe e le relazioni del povero Cotard.
“Dammi la parte e vedrai chi sei davvero.” – Sammy Barnathan
Kaufman riprende il pensiero del filosofo Martin Heidegger e la sua teoria basata sull’ontologia dell’essere.
L’essere umano, l’esserci secondo Heidegger, si relaziona ad un mondo pratico, il mondo delle possibilità, che lo definisce in quanto poter-essere dal momento in cui l’esserci può cogliere le opportunità che il mondo gli offre. L’esserci comprende ed interpreta gli altri enti al di fuori di sé stesso, grazie all’ausilio della propria emotività e si relaziona a loro prendendosene cura. Da qui Heidegger definisce l’essere Autentico e l’essere Inautentico, delineando le caratteristiche dell’uno e dell’altro.
L’essere Autentico progetta e pianifica la propria esistenza a partire da sé stesso, cogliendo una delle proprie possibilità; al contempo, l’essere Inautentico è perso ed immerso nel prendersi cura delle cose e degli altri enti. Per questa ragione non coglie attivamente le possibilità che il mondo gli offre, si limita ad accettare passivamente le situazioni, vivendo così un’esistenza anonima.
Una delle possibilità dell’esistenza è la morte e l’esserci si rapporta a questa possibilità in quanto essere-per-la-morte. Da una parte troveremo l’essere-per-la-morte Autentico, dall’altra l’essere-per-la-morte Inautentico. La differenza sostanziale tra i due è che l’essere Inautentico tende a sfuggire al problema della morte, rifugiandosi nella constatazione rassicurante e anonima per cui “si muore”; l’essere Autentico non solo pensa costantemente alla morte, ma la anticipa, assumendola come possibilità della propria esistenza.
Quando l’angoscia assale l’essere Autentico, esso relativizza la morte come unica e propria possibilità, togliendo valore a tutte le altre possibilità della sua esistenza.
Possiamo quindi pensare a Cotard come essere-per-la-morte Autentico. Per tutto il film lo vedremo gettato verso la fine, tanto che lui stesso, esponendo il proprio ambizioso progetto ai suoi collaboratori, dichiarerà il suo stato d’animo attraverso una profonda riflessione esistenziale:
“Penso molto al fatto che sto morendo. A prescindere da come le cose potrebbero evolversi, io sto comunque morendo e questo vale per te, così come vale per tutti. È questo che voglio esplorare. Siamo lanciati verso la morte, eppure per il momento eccoci qui, vivi. Ognuno di noi sapendo che moriremo, ognuno nel profondo convinto che non morirà.” – Caden Cotard
Sammy è la rappresentazione dell’essere-per-la-morte Inautentico. Vivendo la sua vita passivamente, curandosi solo di Caden, non coglie le proprie possibilità, eludendo la morte finché vestirà i panni di Cotard.
Le cose cambieranno quando Sammy inizierà a provare e ad esprimere un sentimento nei confronti di Hazel, abbracciando per la prima volta una propria possibilità: l’amore. Quando si accorgerà che la donna è in realtà innamorata del vero Caden, Sammy coglierà l’unica possibilità rimasta: la morte. Si suiciderà gettandosi dal tetto del set, ricostruzione della terrazza sulla quale Cotard aveva tentato il suicidio a causa dell’amore non corrisposto di Hazel. Compiendo il gesto estremo, Sammy replicherà un momento vissuto dal protagonista, vivendo lo stesso sentimento di rifiuto e angoscia, divenendo essere-per-la-morte Autentico.
“Io ti osservo da sempre ma tu non hai mai guardato nessuno oltre a te stesso. Perciò guarda me, il mio cuore che si spezza. Io che mi butto e imparo che dopo la morte non c’è niente. Niente da osservare, niente da inseguire. Non c’è amore. Dì addio ad Hazel da parte mia.” – Sammy Barnathan
Testimone del suicidio di Sammy, Caden capirà di non aver mai colto il valore nelle possibilità offerte dalla vita, che al mondo non ci sono comparse, ma persone ed ognuna di loro è protagonista della sua storia. Avendo vissuto totalmente assorto nel suo dolore e nell’angoscia, Cotard non si è mai reso conto delle sofferenze altrui.
ELLEN
Quando Sammy indirizza Caden verso l’appartamento a New York in cui la sua ex moglie Adele si è trasferita, Cotard non perde l’occasione e si precipita al palazzo. Una volta giunto sul pianerottolo dell’appartamento, la portinaia lo scambia per la domestica di Adele, Ellen Bascomb, e gli porge le chiavi con le quali avrà libero accesso alla dimora dell’ex moglie.
Caden inizierà a vestire i panni di Ellen, pulirà casa di Adele, seguendo fedelmente le sue indicazioni, sperando in questo modo di riavvicinarsi a lei e dando sfogo alla sua smania di pulito. Caden igienizza tutto, tira a lucido l’appartamento, la sua ossessione per il pulito nasconde il desiderio di risistemare il proprio rapporto con Adele, di cancellare le tracce degli errori commessi nel suo passato.
Nella pièce teatrale Ellen Bascomb verrà interpretata da Millicent Weems, una donna comparsa dal nulla, ma con un’aura misteriosa, per certi versi profetica.
Per questa ragione, dopo il suicidio di Sammy, quando Caden si troverà sprovvisto di un attore che possa interpretare il suo ruolo e afflitto dalla profonda mancanza e sofferenza causata dall’improvvisa morte di Hazel, cederà la parte di Caden a Millicent perché lei gli dimostrerà di aver compreso la sua anima nel profondo:
“Caden Cotard è un uomo che è già morto. Lui vive in un suo mondo sospeso tra stasi e antistasi. Il tempo è concentrato, la cronologia confusa. Fino a poco tempo fa si è estremamente battuto per dare un senso alla sua condizione, ma adesso si è trasformato in pietra.”
Sprovvisto di idee, inizierà a seguire fedelmente le disposizioni di Millicent che vestirà i panni del regista, mentre lui sarà impegnato ad interpretare Ellen. Ascoltando i suoi suggerimenti dall’auricolare, si farà accompagnare dalla sua voce fino alla fine della sua esistenza.
Interpretando Ellen, Caden smetterà di curarsi solo della propria sofferenza, cercherà di avvicinarsi al personaggio, di prendersene cura. I suoi ricordi, si sovrapporranno a quelli di Ellen attraverso un flusso di parole e disperazione. Caden si renderà conto di quanto tutti nel mondo siano vittime delle stesse sofferenze, degli stessi rimpianti dovuti a gesti incompiuti, a sentimenti non espressi.
È di nuovo la sineddoche: la memoria del triste passato di Ellen, del vissuto di Caden, è la memoria di tutti noi.
È la fine. Del passaggio di Caden nel mondo non è rimasto più nulla. Sono le 7.45, Caden esala il suo ultimo respiro.
CONCLUSIONE
Attraverso questa controversa opera Charlie Kaufman mette a nudo sé stesso. Mostrando le sue fragilità tramite il personaggio di Cotard, rappresenta i turbamenti e i disturbi dell’uomo contemporaneo, il quale, talvolta, davanti alle infinite opportunità della vita, sceglie la morte, eludendo dal ventaglio delle sue possibilità la felicità.
SYNECDOCHE, NEW YORK: LA SOLITUDINE DELL’UOMO CONTEMPORANEO
di Liù Cappella
INTRODUZIONE
Synecdoche, New York (2008) è il primo film diretto dallo sceneggiatore Charlie Kaufman, autore noto per le sue narrazioni complesse, intricate ed egoriferite.
Dopo il suo primo successo con Essere John Malkovich (1999) di Spike Jonze, per il quale Kaufman vinse il premio BAFTA per la migliore sceneggiatura, l’autore newyorkese continuò a scrivere per il cinema, stringendo sodalizi con pochissimi registi in grado di comprendere la sua opera.
Le tematiche ricorrenti nelle opere di Kaufman sono volte alla rappresentazione dell’autore stesso, dei suoi turbamenti emotivi e delle sue mancanze, le quali spesso descrivono una condizione psicologica alterata causata da un disturbo depressivo.
Una delle tematiche ricorrenti nel suo lavoro è la crisi creativa, la quale ha sempre un legame con la crisi identitaria, argomento di fondamentale importanza trattato nelle sue opere.
La crisi d’identità comporta una mancata accettazione del sé, implica una cattiva conduzione dei rapporti interpersonali. Per questa ragione, nei film sceneggiati e diretti da Charlie Kaufman, ritroviamo ulteriori tematiche che vengono rappresentate dai suoi personaggi: l’incomunicabilità e l’inadeguatezza sociale.
Dalla crisi identitaria deriva un espediente narrativo a cui Kaufman fa ricorso per rappresentare la sua bivalenza: l’alter ego, che talvolta nei film dell’autore si manifesta grazie alla costruzione di un secondo personaggio.
Tutte le tematiche precedentemente citate vengono convogliate all’interno della prima opera da cineasta di Charlie Kaufman.
Caden Cotard è un regista teatrale alle prese con il suo ultimo spettacolo nel quale è totalmente immerso, tanto da ignorare la profonda crisi che affligge il suo matrimonio. Quando sua moglie Adele lo abbandona per partire per Berlino insieme alla figlia Olive e alla sua amica e amante Maria, Caden rimane solo e nel pieno di una grave malattia che lo precipiterà nell’ipocondria. Dopo aver ricevuto un premio in denaro per l’originalità del suo lavoro, Caden cercherà di dare un senso alla sua vita, prima della morte, mettendo in scena un’opera personalissima volta alla rappresentazione e alla comprensione del suo quotidiano grazie all’ausilio di centinaia di attori e di un enorme spazio allestito a perfetto simulacro della realtà. La percezione del confine tra realtà e finzione, tra presente, passato e futuro si farà sempre più fioca, tanto da far perdere a Caden la ragione.
Attraverso la rappresentazione della miserabile vita di Caden Cotard, Kaufman fa luce sulla condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo, vittima di una profonda solitudine anche se circondato da migliaia di persone, estremamente focalizzato sulla propria miseria e alla costante ricerca di sé stesso.
Il titolo del film cela in sé l’intenzionalità del regista di creare un connubio tra le parole: Schenectady, in cui la storia è inizialmente ambientata; e sineddoche, figura retorica che consiste nel trasferimento di significato da una parola a un’altra in base a una relazione di contiguità intesa come maggiore o minore estensione, usando il nome della parte per quello del tutto o viceversa.
L’analisi di Synecdoche, New York è un’operazione complessa che prevede molteplici visioni prima di accedere ad una totale comprensione dell’opera di Kaufman. Ciò che risulta subito intuibile è la percezione distorta della realtà e della temporalità filtrata dallo sguardo nichilista del protagonista, Caden Cotard, affetto da un disturbo depressivo.
LA DISTORSIONE TEMPORALE
Il film si apre con la lettura alla radio di una poesia scritta dalla poetessa Rainer Maria Rilke, dedicata al solstizio d’estate, il cui titolo è Autumn Day. È il primo giorno di autunno, il 22 settembre del 2005 e la sveglia segna le 7:45.
Signore: è tempo. Grande era l’arsura.
Deponi l'ombra sulle meridiane,
libera il vento sopra la pianura.
Fa' che sia colmo ancora il frutto estremo;
concedi ancora un giorno' di tepore,
che il frutto giunga a maturare, e spremi
nel grave vino l'ultimo sapore.
Chi non ha casa adesso, non l'avrà.
Chi è solo a lungo solo dovrà stare,
leggere nelle veglie, e lunghi fogli
scrivere, e incerto sulle vie tornare
dove nell'aria fluttuano le foglie.
Il testo è un epitaffio alla stagione estiva, intuiamo da subito un certo legame con il protagonista. La fine dell’estate coincide con la fine di Caden?
Sin dai primi minuti del film intuiamo un’incongruenza spazio-temporale tra quello che noi spettatori vediamo e ciò che Caden vive ed emergono le prime due tematiche che Kaufman affronterà nel corso del film: la morte e la distorsione temporale riconducibile alla condizione patologica depressiva del protagonista.
La prima distorsione temporale ci salta all’occhio immediatamente. Si passa dal primo giorno di autunno al 14 ottobre del 2005.
E poi ancora, è il 17 ottobre e, leggendo gli articoli riportati dalla testata giornalistica, le notizie sulle quali lo sguardo di Caden si focalizza sono legate alla morte.
Comprendiamo da subito il suo essere-gettato-per la morte, tutto ciò che l’occhio di Caden vede è proiettato verso la fine.
Secondo alcuni studi scientifici il disturbo depressivo comporta un disturbo della percezione temporale. L’aggravarsi della sua condizione depressiva porterà Caden a relazionarsi con lo scorrere del tempo come se avesse davanti a sé l’eternità, sebbene vittima dell’ipocondria che insidierà in lui una costante paura della morte.
Per lui gli anni scorrono come se fossero settimane, lo si evince dalla scena nella quale Caden, conversando con Hazel, mette in discussione la possibilità del loro rapporto in quanto si sente ancora sposato. Nella sua percezione Adele è partita da una sola settimana, mentre in realtà la sua amante gli rivela che è passato ormai un anno.
Troviamo un altro esempio nella sequenza in cui Caden, sfogliando una rivista, si imbatte nell’immagine della figlia Olive totalmente tatuata. Il titolo dell’articolo riporta l’età anagrafica della bambina, ormai undicenne, ma per Caden la piccola ha ancora quattro anni. Anche in questo caso una figura femminile, Maria, l’amica di Adele, lo ricondurrà nella giusta dimensione spazio-temporale.
Per tutta la durata del film, lo spettatore verrà catapultato da un decennio all’altro, vittima del filtro percettivo del protagonista, condizionato dal disturbo depressivo che sfocerà in psicosi.
LA DEPRESSIONE E LA SINDROME DI COTARD
Digitando in rete il cognome del protagonista, il primo risultato è relazionato a Jules Cotard, neurologo che nel 1880 scoprì la rara sindrome che porta il suo nome.
Leggendo alcune pubblicazioni mediche sul disturbo, comprendiamo la relazione intrinseca tra il cognome del protagonista Cotard e la rara sindrome che provoca un grave disturbo psichiatrico. Il paziente che ne è affetto è un nichilista in preda ad un delirio di negazione riferito al proprio corpo, spesso crede di essere privo di organi e in alcuni casi sostiene di essere morto. Un altro delirio associato alla sindrome di Cotard è il delirio ipocondriaco, in cui il paziente ritiene di essere affetto da una malattia molto grave o incurabile o di avere il corpo deformato. Questo disturbo è solitamente associato a una depressione psicotica che può provocare allucinazioni, disturbi del comportamento e indurre al suicidio.
Le cause associate a questo disturbo possono concernere traumi emotivi (talvolta la depressione è il primo stadio associato alla genesi della Sindrome) o traumi fisici, nello specifico traumi celebrali che provocano il danneggiamento del lobo frontale.
Nei primi minuti del film, Caden Cotard viene colpito violentemente da un pezzo del rubinetto malfunzionante del lavandino del bagno, causandogli una ferita sulla fronte. Da questo momento in poi, Cotard soffrirà di un greve delirio ipocondriaco, che lo vedrà teso verso il costante pensiero della morte.
La sindrome porta il paziente a una generale insofferenza che rispecchia evidentemente il malessere e la condizione di alterazione emotiva vissuta da Caden. Ciò lo induce a somatizzare il dolore, interiorizzandolo e rendendo fisica la sofferenza causata dal suo nichilismo e dalla percezione distorta delle relazioni e delle situazioni. Il tutto genera in lui allucinazioni che prendono forma attraverso alcuni simbolismi nel corso del film.
Il modo migliore per affrontare questo film è porre davanti agli occhi dello spettatore il filtro che la sindrome di Cotard mette davanti allo sguardo di Caden. Solo così i simbolismi derivanti dalle allucinazioni del protagonista e le sue difficoltose relazioni interpersonali acquisiranno un significato.
ALLUCINAZIONI E SIMBOLISMI: I CARTONI ANIMATI
Una delle tante manifestazioni simboliche del delirio di Caden viene riprodotta tramite i cartoni animati che vanno in onda sulla televisione, la quale pare essere l’unica fonte di intrattenimento della figlia. Caden vede la sua versione animata sul piccolo schermo, ma non pare scioccato, piuttosto sorpreso.
Perché il regista ricorre all’animazione? Kaufman utilizza l’animazione per ricordare allo spettatore che stiamo guardando qualcosa di totalmente filtrato dalla percezione distorta di una mente affetta da psicosi e conseguenti allucinazioni.
Un’ulteriore risposta potrebbe essere legata al rapporto padre-figlia: Olive sembra non riuscire a comprendere suo padre, i due non riescono a trovare un codice comunicativo che possa renderli empaticamente connessi. Idealmente, l’unico mezzo che la bambina ha a disposizione per avvicinarsi al padre potrebbe essere la sua rappresentazione televisiva animata.
L’INCOMUNICABILITÀ
L’incapacità di Caden di comunicare con il prossimo si manifesta attraverso le relazioni della sua vita, in particolar modo con le figure femminili con le quali interagisce.
L’intento del regista è quello di mettere in scena un suo deficit comunicativo, relazionato al senso di inadeguatezza di Caden, il quale è talmente focalizzato su sé stesso, sulla propria malattia e sull’idea della morte da non accorgersi che le persone che lo circondano lentamente si allontanano.
Caden ha un disturbo visivo, le sue pupille hanno un modo scorretto di aprirsi e chiudersi. La vista offuscata simboleggia la sua incapacità di osservare ciò che lo circonda, poiché troppo focalizzato sulla propria infelice esistenza. Non vede la moglie che prende le distanze da lui e non si interroga sui motivi per i quali Olive non comprende le sue spiegazioni.
Ogni personaggio interpreta a modo suo le parole dette dall’altro, i concetti vengono manipolati e stravolti per renderli il più similari possibili alla considerazione che hanno l’uno dell’altro.
LA RELAZIONE CON ADELE E LA CRISI CREATIVA
Adele è un’artista che ha brama di affermarsi nel campo delle arti figurative. Per questa ragione, il loro rapporto è emblematico, in quanto il giudizio della moglie sull’opera di Caden, lo segnerà a tal punto da mettersi in discussione come uomo e autore.
Il tema della crisi autoriale è quasi sempre presente nelle opere di Kaufman e inevitabilmente legato alla crisi identitaria di cui i suoi personaggi sono vittime. In questo film il regista mette in scena più che mai il dramma dell’artista, perennemente insoddisfatto, alla costante ricerca della perfezione, del perfetto simulacro della realtà. Se da una parte Caden è vittima di una smaniosa ricerca tesa alla rappresentazione della propria esistenza, attraverso colossali manifestazioni teatrali che continueranno ad estendersi sino ad invadere tutto lo spazio a disposizione; dall’altra troviamo l’arte di Adele che prende forma in minuscole tele, le quali ritraggono sé stessa nella propria intimità e nudità. Nella sua arte la manifestazione del sé si fa piccola, ma non c’è titubanza, non c’è alcuna incertezza, Adele sa esattamente chi è e rappresenta sé stessa con estrema facilità attraverso le sue opere.
Prima della sua partenza per Berlino, Adele assiste ad uno spettacolo diretto dal marito e all’uscita del teatro sminuisce la sua opera, definendola un mero adattamento di qualcosa che non ha avuto origine da lui.
“Non riesco ad entusiasmarmi a questo rimettere in scena vecchi lavori di altri, non c’è niente di personale dentro. Passi il tuo tempo a fare il giullare per questa massa di abbonati provinciali con i capelli azzurri. A quante cose rinunci? Ti comporti come se avessi davanti l’eternità.” – Adele Lack
Ad avvalorare le evidenti differenze tra i due coniugi è un articolo di giornale nella sala d’aspetto dell’ospedale in cui Caden è stato scortato a seguito di una feroce crisi epilettica. La copertina ed intere pagine della rivista ritraggono la moglie sorridente, professionalmente realizzata. L’artista newyorkese, trasferitasi a Berlino con la figlia di quattro anni ed un matrimonio infelice ormai alle spalle, vuole circondarsi di gente positiva e sana. Caden legge l’articolo e, nella sua impotenza, somatizza il dolore e lo manifesta ancora una volta fisicamente. Potrebbe essere una proiezione del suo inconscio?
Da questo momento in poi, tutta la vita di Caden diverrà un tentativo disperato volto alla ricerca della propria identità artistica e di uomo. Metterà in scena la sua esistenza con l’ausilio di comparse che simuleranno la sua quotidianità fino allo sfinimento, allestendo un gigantesco teatro dell’assurdo, distante da una vera e propria idea creativa. Un metateatro all’interno di un’opera cinematografica che vuole essere la manifestazione dei disturbi della psiche umana nella contemporaneità.
HAZEL
Hazel è l’oggetto del desiderio di Caden, rappresenta per lui la possibilità di un amore sincero, possibilità che non coglierà, rinunciando all’opportunità di vivere un rapporto sano. Per tutto il corso del film non comprendiamo bene quali siano le ragioni per le quali Hazel si sente attratta fisicamente e sentimentalmente da Caden, l’unica certezza è che anche lei, come tutte le figure femminili della vita di Cotard, sarà vittima della sua insofferenza nei confronti della vita. Il protagonista non riuscirà mai a dimostrare i suoi sentimenti per la donna, ancora una volta la sua incapacità di esprimere emozioni impedirà la nascita di una relazione, sebbene Hazel sarà l’unica donna per la quale tenterà il suicidio, quando, dopo anni, la rincontrerà a New York, felicemente sposata e madre di tre gemelli.
Hazel, è una donna amorevole, simpatica e piacevole. Comprendiamo immediatamente le motivazioni che spingono Caden a provare per lei desiderio. Questa passionalità si manifesta attraverso un’altra simbologia: le fiamme che avvolgono la casa di Hazel.
Il fuoco è un elemento primordiale che riscalda, illumina rendendo definibili le forme, pur non avendo una forma propria e brucia. Il suo ardere è confortante e spaventoso, simbolo di pericolo e distruzione. Hazel è come il fuoco per Caden, la loro relazione non può essere circoscritta e non può prendere una forma concreta, è attratto da lei, dal suo calore e allo stesso tempo è intimorito dall’idea di abbracciare la possibilità di una relazione con lei.
Le fiamme nella casa di Hazel rimarranno sempre accese a simboleggiare la passione di un amore mai consumato. Quando i due si ritroveranno dopo decenni a vivere il sentimento nella sua carnalità, Hazel morirà subito dopo, intossicata dai fumi di un rapporto malsano.
CLAIRE
Claire è una delle attrici di Caden, affascinata dal teatro e dal regista. La sua ammirazione per Cotard è totalmente ingiustificata data la poca conoscenza che ha di lui, continuerà a fare di tutto per essere amata e stimata.
Caden si accontenta della sua compagnia quasi per compensare la delusione derivata dal fallimento del suo matrimonio con Adele e dalla mancata relazione con la dolce Hazel.
La sua spasmodica ricerca del sé lo porta a stringere un legame coniugale con la povera Claire. Dal primo appuntamento al matrimonio passeranno anni che vedremo scorrere in pochi minuti, adottando la distorta visione del mondo di Caden.
Sull’altare le promette che nessuno verrà prima di lei, i due metteranno al mondo una figlia, Ariel, che Caden continuerà ad ignorare e a scambiare per la figlia Olive, ormai adulta.
Completamente immerso nella sua opera e nella sua sofferenza, Caden ignorerà le pene e il dolore di Claire, la tratterà come una delle tante attrici e comparse del suo spettacolo. Con lei replicherà le situazioni e le difficoltà di un matrimonio già vissuto nel passato e lo metterà in scena all’interno della sua magniloquente opera teatrale.
All’interno di una sequenza del film appare sulla schiena di Claire un tatuaggio che ritrae il volto di un essere maligno. Qual è il simbolismo che si cela dietro questa enorme maschera demoniaca? È la manifestazione del subconscio di Caden. Il demone sulla schiena di Claire rappresenta la direzione sbagliata intrapresa da Cotard.
IL SUBCONSCIO DI CADEN
Il subconscio di Caden non si manifesta attraverso forme oniriche, ma tramite episodi di allucinazioni e simboli apparentemente privi di significato.
Il diario di Olive
Olive dimentica nella sua stanza il suo diario segreto prima di partire con la madre per Berlino. Il primo dubbio che sorge a noi spettatori e a Caden è relativo alla probabilità che una bambina di quattro anni sia in grado di esprimersi attraverso pensieri scritti. La risposta al quesito si paleserà quando scopriremo come il diario di Olive continuerà a riempirsi, nel corso degli anni, di pensieri e considerazioni sul rapporto inesistente con il padre. Il diario è un’ulteriore manifestazione del subconscio di Caden, miserabile padre e miserabile uomo, che rivela i suoi sensi di colpa immaginando i pensieri della figlia riversarsi sulle pagine del suo diario segreto fino alla morte di Olive.
La psicologa
Madeleine Gravis, la sua psicologa, sembra essere una proiezione dell’inconscio di Caden. Un’altra figura femminile con la quale instaura un rapporto criptico.
Le tematiche che emergono durante le sedute di Caden riguardano per lo più il rapporto con sé stesso e l’ossessione legata alla caducità della sua vita. La proiezione verso la morte di Caden e i dialoghi che intratterrà con la psicologa faranno mettere in discussione allo spettatore l’esistenza in vita di Caden stesso.
Durante una delle conversazioni tra Cotard e la psicologa, viene discussa la possibilità che un bambino di quattro anni sia in grado di scrivere un diario. A partire da questo, la dottoressa gli mostra un libro intitolato Little Winky scritto da un bambino di quattro anni, il quale, subito dopo la pubblicazione, si toglie la vita.
Caden: Perché l’ha fatto?
Madeleine: E tu perché l’hai fatto?
Caden: Cosa?
Madeleine: E tu perché lo faresti?
Siamo all’interno della sfera dell’inconscio di Caden ed è difficile intuire se il suo essere proiettato verso la morte sia ancora una possibilità o se il protagonista abbia già compiuto l’insano gesto.
Per aiutarlo a migliorare la sua visione del mondo, la dottoressa Gravis gli consiglia di leggere un suo libro: Getting Better. Durante la lettura Caden troverà difficoltà a comprendere il linguaggio e i contenuti espressi nel saggio. Di fronte all’incomprensione del testo il libro si interromperà bruscamente, quasi come se Caden rifiutasse la possibilità di sentirsi meglio.
SAMMY E CADEN: ESSERE AUTENTICO ED ESSERE INAUTENTICO
Dopo aver ricevuto un MacArthur, Caden decide di investire tutto il denaro nella realizzazione di un’opera teatrale che metta in scena non solo la sua esistenza, ma quella collettiva e che sia comprendente di tutto.
Ingaggia centinaia di attori, scenografi, costumisti e tecnici. Lui stesso verrà interpretato da un attore che metterà in scena la miseria della sua vita. Tutto ciò con l’unica finalità di scoprire sé stesso, per dare un senso alla propria esistenza.
Kaufman ricorre all’alter ego per rappresentare alcuni aspetti nascosti di sé e di Caden. Sammy Barnathan è un personaggio chiave che incontriamo già all’inizio del film ed è il perfetto candidato per ricoprire il ruolo di Caden Cotard.
Sammy passa tutta la vita a seguire Caden in ogni sua mossa, lo conosce meglio di quanto il regista conosca sé stesso e trascorre il suo tempo assimilando i drammi, le turbe e le relazioni del povero Cotard.
“Dammi la parte e vedrai chi sei davvero.” – Sammy Barnathan
Kaufman riprende il pensiero del filosofo Martin Heidegger e la sua teoria basata sull’ontologia dell’essere.
L’essere umano, l’esserci secondo Heidegger, si relaziona ad un mondo pratico, il mondo delle possibilità, che lo definisce in quanto poter-essere dal momento in cui l’esserci può cogliere le opportunità che il mondo gli offre. L’esserci comprende ed interpreta gli altri enti al di fuori di sé stesso, grazie all’ausilio della propria emotività e si relaziona a loro prendendosene cura. Da qui Heidegger definisce l’essere Autentico e l’essere Inautentico, delineando le caratteristiche dell’uno e dell’altro.
L’essere Autentico progetta e pianifica la propria esistenza a partire da sé stesso, cogliendo una delle proprie possibilità; al contempo, l’essere Inautentico è perso ed immerso nel prendersi cura delle cose e degli altri enti. Per questa ragione non coglie attivamente le possibilità che il mondo gli offre, si limita ad accettare passivamente le situazioni, vivendo così un’esistenza anonima.
Una delle possibilità dell’esistenza è la morte e l’esserci si rapporta a questa possibilità in quanto essere-per-la-morte. Da una parte troveremo l’essere-per-la-morte Autentico, dall’altra l’essere-per-la-morte Inautentico. La differenza sostanziale tra i due è che l’essere Inautentico tende a sfuggire al problema della morte, rifugiandosi nella constatazione rassicurante e anonima per cui “si muore”; l’essere Autentico non solo pensa costantemente alla morte, ma la anticipa, assumendola come possibilità della propria esistenza.
Quando l’angoscia assale l’essere Autentico, esso relativizza la morte come unica e propria possibilità, togliendo valore a tutte le altre possibilità della sua esistenza.
Possiamo quindi pensare a Cotard come essere-per-la-morte Autentico. Per tutto il film lo vedremo gettato verso la fine, tanto che lui stesso, esponendo il proprio ambizioso progetto ai suoi collaboratori, dichiarerà il suo stato d’animo attraverso una profonda riflessione esistenziale:
“Penso molto al fatto che sto morendo. A prescindere da come le cose potrebbero evolversi, io sto comunque morendo e questo vale per te, così come vale per tutti. È questo che voglio esplorare. Siamo lanciati verso la morte, eppure per il momento eccoci qui, vivi. Ognuno di noi sapendo che moriremo, ognuno nel profondo convinto che non morirà.” – Caden Cotard
Sammy è la rappresentazione dell’essere-per-la-morte Inautentico. Vivendo la sua vita passivamente, curandosi solo di Caden, non coglie le proprie possibilità, eludendo la morte finché vestirà i panni di Cotard.
Le cose cambieranno quando Sammy inizierà a provare e ad esprimere un sentimento nei confronti di Hazel, abbracciando per la prima volta una propria possibilità: l’amore. Quando si accorgerà che la donna è in realtà innamorata del vero Caden, Sammy coglierà l’unica possibilità rimasta: la morte. Si suiciderà gettandosi dal tetto del set, ricostruzione della terrazza sulla quale Cotard aveva tentato il suicidio a causa dell’amore non corrisposto di Hazel. Compiendo il gesto estremo, Sammy replicherà un momento vissuto dal protagonista, vivendo lo stesso sentimento di rifiuto e angoscia, divenendo essere-per-la-morte Autentico.
“Io ti osservo da sempre ma tu non hai mai guardato nessuno oltre a te stesso. Perciò guarda me, il mio cuore che si spezza. Io che mi butto e imparo che dopo la morte non c’è niente. Niente da osservare, niente da inseguire. Non c’è amore. Dì addio ad Hazel da parte mia.” – Sammy Barnathan
Testimone del suicidio di Sammy, Caden capirà di non aver mai colto il valore nelle possibilità offerte dalla vita, che al mondo non ci sono comparse, ma persone ed ognuna di loro è protagonista della sua storia. Avendo vissuto totalmente assorto nel suo dolore e nell’angoscia, Cotard non si è mai reso conto delle sofferenze altrui.
ELLEN
Quando Sammy indirizza Caden verso l’appartamento a New York in cui la sua ex moglie Adele si è trasferita, Cotard non perde l’occasione e si precipita al palazzo. Una volta giunto sul pianerottolo dell’appartamento, la portinaia lo scambia per la domestica di Adele, Ellen Bascomb, e gli porge le chiavi con le quali avrà libero accesso alla dimora dell’ex moglie.
Caden inizierà a vestire i panni di Ellen, pulirà casa di Adele, seguendo fedelmente le sue indicazioni, sperando in questo modo di riavvicinarsi a lei e dando sfogo alla sua smania di pulito. Caden igienizza tutto, tira a lucido l’appartamento, la sua ossessione per il pulito nasconde il desiderio di risistemare il proprio rapporto con Adele, di cancellare le tracce degli errori commessi nel suo passato.
Nella pièce teatrale Ellen Bascomb verrà interpretata da Millicent Weems, una donna comparsa dal nulla, ma con un’aura misteriosa, per certi versi profetica.
Per questa ragione, dopo il suicidio di Sammy, quando Caden si troverà sprovvisto di un attore che possa interpretare il suo ruolo e afflitto dalla profonda mancanza e sofferenza causata dall’improvvisa morte di Hazel, cederà la parte di Caden a Millicent perché lei gli dimostrerà di aver compreso la sua anima nel profondo:
“Caden Cotard è un uomo che è già morto. Lui vive in un suo mondo sospeso tra stasi e antistasi. Il tempo è concentrato, la cronologia confusa. Fino a poco tempo fa si è estremamente battuto per dare un senso alla sua condizione, ma adesso si è trasformato in pietra.”
Sprovvisto di idee, inizierà a seguire fedelmente le disposizioni di Millicent che vestirà i panni del regista, mentre lui sarà impegnato ad interpretare Ellen. Ascoltando i suoi suggerimenti dall’auricolare, si farà accompagnare dalla sua voce fino alla fine della sua esistenza.
Interpretando Ellen, Caden smetterà di curarsi solo della propria sofferenza, cercherà di avvicinarsi al personaggio, di prendersene cura. I suoi ricordi, si sovrapporranno a quelli di Ellen attraverso un flusso di parole e disperazione. Caden si renderà conto di quanto tutti nel mondo siano vittime delle stesse sofferenze, degli stessi rimpianti dovuti a gesti incompiuti, a sentimenti non espressi.
È di nuovo la sineddoche: la memoria del triste passato di Ellen, del vissuto di Caden, è la memoria di tutti noi.
È la fine. Del passaggio di Caden nel mondo non è rimasto più nulla. Sono le 7.45, Caden esala il suo ultimo respiro.
CONCLUSIONE
Attraverso questa controversa opera Charlie Kaufman mette a nudo sé stesso. Mostrando le sue fragilità tramite il personaggio di Cotard, rappresenta i turbamenti e i disturbi dell’uomo contemporaneo, il quale, talvolta, davanti alle infinite opportunità della vita, sceglie la morte, eludendo dal ventaglio delle sue possibilità la felicità.