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MEDICINEMA, il cinema che cura

MEDICINEMA - Ciak, il cinema che cura: l’importanza della cineterapia è al centro dello studio Il cinema come tecnica riabilitativa: intervento sui caregiver e i pazienti con deterioramento cognitivo promosso da Medicinema Italia Onlus con il Centro di Neuropsicologia Cognitiva, ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda.

«L’assistenza di un familiare con disabilità richiede energie e tempo e crea spesso isolamento sociale e stress e può diventare burden, cioè una vera e propria condizione patologica», dichiara la Prof.ssa Gabriella Bottini. «Per caregiver burden si intende il carico (burden) sulla persona che assiste in risposta ai cambiamenti di tipo cognitivo e comportamentale del proprio famigliare malato. Può colpire la sfera della socialità, quella economica, quella della fatica fisica e/o quella emotivo-psicologica, fino ad arrivare a esperire una condizione di lutto anticipato causato dalla perdita della relazione con il paziente».

Solitamente i caregiver sono famigliari di pazienti con un’età media di 59,2 anni, dei quali il 70% sono donne (solitamente le figlie ovvero il 64,2% per le pazienti donne). Recentemente si è visto un aumento tra i caregiver nei partner dei pazienti (il 37%) specialmente quando il malato è un uomo. Si stima che in Italia ci siano circa 3 milioni di caregiver coinvolti direttamente o indirettamente nell’assistenza.

La cineterapia è stata applicata alla realtà dei caregiver e prevede che il terapeuta individui uno o più film da mostrare al paziente e ne provochi la discussione, al fine di promuovere la riflessione sulle proprie problematiche. Lo studio, mosso dall’esperienza di MediCinema Italia, unica realtà nazionale che utilizza il contenuto filmico a scopo terapeutico, e con il sostegno di Fondazione Don C. Gnocchi, ha visto la partecipazione del Centro di Neuropsicologia Cognitiva, ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda e del Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento dell’Università degli Studi di Pavia. Lo scopo è quello di indagare i benefici cognitivi, emotivi e relazionali che un trattamento basato sull’esposizione a cortometraggi a valenza emotiva può portare in pazienti affetti da patologie neurodegenerative e ai loro caregiver.

A cadenza regolare sono quindi stati proposti dei film ai caregiver di pazienti con diverse disabilità per ridurre il loro burden. Con la collaborazione della Fondazione Cineteca Italiana Milano è stata definita una produzione filmica per l’intervento curativo ispirato alla cineterapia; sono stati creati 50 cortometraggi di durata equiparabile di circa 10 minuti ciascuno, composto da diverse parti di film, documentari, pubblicità recuperati dall’archivio della Cineteca Italiana.

In ogni sessione, sono stati raccolti dati sullo stato emotivo dei partecipanti attraverso le scale per la depressione e il livello d’ansia. Per la valutazione dei filmati è stata adottata la medesima metodologia utilizzata da Lang e colleghi per standardizzare stimoli sonori e visivi. Il Self-Assessment Manikin - SAM (Lang, 1980; Bradley & Lang, 1994) è stato utilizzato per acquisire valutazioni affettive. Tre dimensioni (piacevolezza, arousal e intensità emotiva) venivano rappresentate graficamente da 9 figure SAM per ogni scala. Il partecipante poteva selezionare uno qualsiasi dei 9 punti sulla scala di valutazione barrando la figura che riteneva come più appropriata. I soggetti erano comodamente seduti all’interno della sala di proiezione del MIC (Museo Interattivo del Cinema). L’inizio di ogni prova era segnalato dal titolo del cortometraggio che i partecipanti riportavano sul foglio di risposta. È stato utilizzato un periodo di valutazione standard di 60s, che ha consentito un ampio intervallo di tempo per i soggetti. Ogni partecipante valutava inoltre l’intensità delle sei emozioni base che il filmato aveva evocato attraverso una scala analogica, non verbale.

L'emergenza sanitaria imposta dalla pandemia ha costretto a una rimodulazione, e talvolta sospensione, di numerosi servizi sociosanitari, ma Medicinema Italia in accordo con la Prof.ssa Bottini ha pensato utile poter continuare da remoto questa attività, testandone l’effetto anche mediante piattaforma Zoom.

«Con il lockdown la situazione si è ulteriormente aggravata. Da un lato, sono aumentati i pazienti rimasti soli, per via del contagio o per la perdita di parenti, con la conseguente necessità da parte di altri famigliari non conviventi di ricevere indicazioni su come coordinare l’assistenza a distanza; dall’altra la chiusura dei servizi territoriali e sociosanitari, soprattutto nei primi mesi dell’anno, ha costretto i caregiver coniugi a limitazioni più severe e a una convivenza più serrata con il malato. Questo cambiamento della routine e l’isolamento hanno favorito un incremento vertiginoso dei disturbi comportamentali e un peggioramento delle autonomie di base e capacità funzionali», ha sottolineato la Prof.ssa Bottini.

L’analisi degli aspetti socio-demografici ha evidenziato alcune variazioni rispetto agli anni precedenti. I famigliari che in prevalenza si sono rivolti al nostro servizio si confermano di genere femminile (N=125). L’età media è di 50 anni, con diploma (42%) e un'occupazione (48%). Quest’anno le richieste di aiuto sono giunte in prevalenza dai coniugi (45%) e si riscontra altresì un aumento considerevole di quelle effettuate da altri parenti, come fratelli, nuore o cognati (8% nel 2020 vs 4% nel 2019).

«MediCinema è da anni impegnata in Italia nella costruzione di un modello di cura con utilizzo della cineterapia e delle arti visive, che possa divenire un valido strumento di medicina complementare», conclude Fulvia Salvi, Presidente MediCinema Italia Onlus. «In questi anni di attività all’interno dei primi due ospedali d’Italia, il Niguarda di Milano e il Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma, dove abbiamo realizzato due sale cinema senza barriere attrezzate per ospitare pazienti con varie disabilità, abbiamo costantemente monitorato i benefici della cineterapia nel sostegno al paziente, per offrire uno standard di intervento atto al mantenimento e miglioramento della qualità della vita, anche in ospedale e il più possibile vicino alla consuetudine. Un importante riconoscimento dell’attività dell’associazione viene anche dalle collaborazioni create in questi anni, che vedono tra l’altro il coinvolgimento di due premi Oscar quali Gabriele Salvatores che nuovamente e in occasione della nostra conferenza stampa, ha voluto portare la sua testimonianza di sostegno al nostro lavoro, e Giuseppe Tornatore, che dal nostro avvio ha donato il suo ingegno e tempo per raccontare in video cosa significa MediCinema».


Fonte: CinemaItaliano.info

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