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Milano Film Festival, giorno 1 - I primi cortometraggi in concorso

Oggi l’inizio del Milano Film Festival è contrassegnato dalla proiezione del primo gruppo di cinque cortometraggi internazionali, che saranno proiettati a BASE a partire dalle 20.30.

Crème de menthe è la terza collaborazione tra i due registi canadesi Jean-Marc E. Roy e Philippe David Gagné, vincitori di un Gemeaux grazie alla serie Pick Up (2012) e il cui cortometraggio Blue Thunder (2015) era in concorso a Cannes. Il film è la storia divertente e commovente di Renée incaricata di svuotare la casa di suo padre in 6 giorni dopo la sua morte. La giovane donna dovrà confrontarsi con ciò che resta: non solo con il disordine materiale di un padre accumulatore seriale, ma anche con le tracce del suo rapporto con il genitore defunto.

Everything: il sogno espanso di un videogioco. L’ultimo cortometraggio del regista David O’Reilly, creatore della sequenza del videogame in Her di Spike Jonze, è la rappresentazione tridimensionale di un gioco in cui si può essere tutto, in senso esistenziale.

Il regista inglese Charlie Lyne costruisce il suo cortometraggio Fish Story, inerente alla bizzarra affermazione di una famiglia: alla fine degli anni Ottanta la nonna di Caspar Salmon fu invitata ad un raduno, sull’isola di Anglesey, riservato a persone con un nome di pesce come cognome. Per scoprire se è realtà o finzione, Lyne svolge il ruolo del detective in questo falso-documentario che riflette sulle origini dei cognomi.

Hai mai sognato un luogo in cui non sei mai stato? La regista greca Jacqueline Lentzou ci rappresenta cosa questo vuol dire attraverso il suo il suo cortometraggio Hiwa. Quest’opera eterea rappresenta sullo schermo l’inconscio e lo spaesamento di un uomo di fronte all’assurdo con una delicata sensibilità.

Presentato alla 74esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Swamp riflette sul rapporto progresso/natura: un progetto idroelettrico al centro della giunga che deve prendere il posto della foresta. Il regista Juan Sebastiàn Mesa ci dà già la sua chiara posizione rappresentando l’indissolubile legame che l’uomo ha con la terra.

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