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Milano Film Festival, Giorno 5 - "La deriva del sogno americano" sul cinema indipendente di Linklater

Dopo l’approfondimento sulla conferenza tenuta da Jim Capobianco sulla rigida struttura in tre atti rintracciabile nelle produzioni Pixar, domenica 1 ottobre si è cambiato registro. Emanuele Sacchi e Francesca Monti hanno presentano “La deriva del sogno americano”, monografia sul cinema di Richard Linklater. Nel loro libro i due autori ripercorrono la filmografia del regista texano riflettendo sulla sua personalissima visione che traspare anche da un inusuale utilizzo del mezzo filmico che lo rende una delle figure del cinema indipendente americano più influenti degli ultimi anni. Infatti, nonostante l’eterogeneità dei suoi lavori, alternando grandi successi di pubblico come School Of Rock a film inizialmente ignorati e poi diventati cult come Dazed and Confused, il tocco e lo sguardo di Linklater sono quasi sempre rintracciabili.

Prima dell’Alba, Prima del Tramonto e Before Midnight, che insieme compongono la trilogia che racconta la storia d’amore tra Jesse e Céline, Slacker e Boyhood, sono i film che forse meglio riflettono uno dei temi più cari al regista, quello del trascorrere del tempo. Attraverso questi titoli Linklater si interroga sulla percezione del tempo da parte delle persone e del suo variare in base, per esempio, ai diversi stadi della vita. Le risposte che il regista fornisce mutano anche in base alla prospettiva suggerita dal film, sintomo di una mente aperta e di una visione in continua evoluzione.

In una delle scene iniziali del suo secondo lungometraggio, Slacker, del 1991, Linklater stesso riflette ad alta voce, a bordo di un taxi, su come nella vita di una persona ogni momento sia determinante, racchiudendo in sè scelte che la indirizzano in un senso piuttosto che in un altro. Questo genere di approccio, inoltre, ha portato Linklater a riconsiderare i canoni tradizionali imposti dalla società, e Slacker viene eletto manifesto della cosiddetta “Generazione X”: insieme di persone nate tra gli anni ’60 e gli anni ’80 che si rifiutava di conformarsi ai ruoli imposti dalle strutture sociali preesistenti.

La storia d’amore tra Jesse e Céline comincia nel 1995 quando i due protagonisti, poco più che ventenni, si incontrano su un treno diretto a Vienna. Tra i due si crea fin da subito un’affinità che è quasi palpabile, tanto da spingerli a darsi appuntamento alla stessa stazione sei mesi dopo senza scambiarsi alcun contatto.

I due invece si rincontreranno nel 2004 in una libreria di Parigi dove Jesse sta presentando il suo primo romanzo che parla proprio del suo incontro con Céline nove anni prima. Ma è soltanto con Before Midnight, uscito nel 2013, che Linklater ci comunica che i due innamorati hanno deciso di stare insieme mettendo però in evidenza nuove tensioni.

Ethan Hawke e Julie Delpy sono gli interpreti fedeli del regista che impersonano tramite un naturalismo dei dialoghi che potrebbe fare erroneamente pensare che siano improvvisati, il cambio di prospettiva dell’autore in merito all’impossibiltà dell’uomo nei conftonti del trascorrere del tempo prima, e alla necessità di dare significato ad ogni azione dopo.

Tuttavia, quello che rende la regia di Linklater unica, è come i contenuti dei suoi film determinano anche l’utilizzo del mezzo filmico stesso. Nel secondo capitolo dell trilogia, per esempio, l’ora e venti circa del film copre un’ora e venti della storia narrata: la rappresentazione del tempo reale ambisce proprio a valorizzare il significato di ogni momento.

In Boyhood, infrangendo ogni regola della narrazione cinematografica classica, la volontà del regista è ancora più evidente: in questo esperimento cinematografico senza precedenti, che comincia nel 2002 e termina nel 2013, Linklater racconta le fasi di crescita di Mason dai 6 ai 19 anni. Con L’ultima scena del film Linklater sembra voler comunicare la sua ultima idea di tempo: Mason, che sta per cominciare il college e per scrivere un nuovo capitolo della sua vita, riflette con una ragazza di come non siano le persone a cogliere l’attimo ma al contrario di come sia il tempo a catturare le persone.

L’ultimo film di Linklater, Last Flag Flying, è stato presentato il 28 settembre scorso al New York Film Festival e uscirà nelle sale americane a partire da novembre. Nonostante l’ultima fatica del regista, che racconta il viaggio di tre veterani di guerra che si ritrovano dopo anni per recuperare il corpo del figlio di Larry (Steve Carell) morto in guerra, sia stata additata come opera fredda e impersonale, sarà invece interessante cogliere in che direzione si sia orientata la concezione del tempo in questo momento della vita di Linklater.

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