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Peaky Blinders: una guerra contro la Storia

Dopo un’attesa di quasi due anni ritorna uno degli show della BBC più amati, Peaky Blinders: con sei nuovi episodi la serie riprende da dove era terminata, con la “discesa in campo” in politica del leader dei Peaky Blinders, Tommy Shelby.

Arrivato alle vette della malavita ma non contento dello sconfinato potere del suo impero criminale, aumentato ulteriormente in seguito alla sconfitta della mafia, il patriarca della famiglia Shelby è pronto a battersi come rispettabile uomo politico per il partito laburista. Ma le austere camere di Westminster rischiano di essere ben più pericolose delle fumose strade di Birmingham. Dietro l’angolo infatti si aggirano tutte le funeste ombre del decennio che precede la seconda guerra mondiale: la nascita di partiti fascisti e del conseguente totalitarismo di estrema destra, e il crollo della borsa di Wall Street.

Al termine della scorsa stagione, dopo aver prevalso sul mafioso Luca Changretta, la famiglia Shelby sembrava aver ormai annichilito qualsiasi nemico; eppure un più grosso avversario si fa avanti adesso, forse il più temibile, la Storia.

Siamo verso la fine del 1929 e, dopo i ruggenti anni '20, qualcosa sta cambiando nel mondo. È scoppiata negli Stati Uniti la crisi economica che darà vita alla grande depressione mentre in Europa stanno nascendo i primi partiti nazionalsocialisti. In Italia è già da 7 anni che alla guida del paese c’è Benito Mussolini, mentre in Germania le SS di Adolf Hitler contano già 300 uomini nelle proprie file. In Inghilterra ancora non esiste un partito che segua lo stesso pensiero ma Sir Oswald Mosley, membro del parlamento, è simpatizzante delle idee conservatrici e antisemite del fascismo ed è pronto a fondare un nuovo partito.

Mosley, personaggio realmente esistito, in questa nuova stagione avvicinerà presto Thomas Shelby, suo collega laburista. Sarà un duro compito per Tommy scegliere la posizione da adottare nei confronti di questo carismatico uomo che lui stesso definisce “il diavolo in persona”.

Questo nuovo capitolo dell’epopea criminale dei Peaky Blinders rientra perfettamente e con maniacale precisione nel periodo storico in cui è ambientato. Oltre al già citato Mosley, altri eminenti personaggi del passato dell’Inghilterra fanno la loro apparizione, da Winston Churchill alla gang del rasoio di Glasgow, qui rinominata Billy Boys (dall’omonima canzone che la banda usava per firmarsi), passando per l’I.R.A. irlandese. Il tutto ovviamente viene romanzato e raccontato attraverso lo sguardo dei Peaky Blinders, frutto della penna del creatore Steven Knight.

Protagonista assoluto di questa nuova stagione si riconferma Tommy Shelby, glaciale e ambizioso stratega, spietato conquistatore, ma anche uomo fragile e minato da innumerevoli traumi. Tommy non ha avuto una vita facile e proprio ora che è all’apice dei suoi successi è più che mai un uomo spezzato, al limite dell’autoconservazione. Purtroppo però si trova davanti al momento più importante della sua vita, quello in cui può scegliere se avere veramente un ruolo nella storia del suo paese, quali ideali abbracciare e soprattutto quanto ancora può contare sulla propria famiglia.

Cillian Murphy ci regala per l’ennesima volta un’interpretazione sublime in quello che è definitivamente il ruolo della sua vita. Anche i comprimari si riconfermano molto validi, tra tutti il fratello e braccio destro di Tommy, Arthur, interpretato da un ipercinetico e folle Paul Anderson e la zia Polly incarnata dall’affascinante Helen McCrory. Ma è la grande new entry di questa stagione la vera sorpresa: Sam Claflin (già famoso per i ruoli nei film di Hunger Games e per Io prima di te) è agghiacciante nei panni del mefistofelico Oswald Mosley, diventando così il miglior villain della serie finora.

Anthony Byrne che dirige tutti i nuovi episodi dona uno stile autoriale e uniforme con lunghi e vivaci movimenti di macchina degni del miglior Scorsese. Peccato per qualche caratterizzazione alle volte esagerata, troppo marcata ed esaltata e per alcuni inutili sensazionalismi. Ma i difetti sono pochi e si dimenticano facilmente.

Peaky Blinders non solo riconferma il suo l’altissimo livello, tra le serie più curate di tutto il panorama televisivo, ma riesce persino ad alzare l’asticella creando una stagione solida, innovativa e che, nel numero limitato di sei puntate, concentra una storia molto varia e sorprendente senza mai ripetersi.

Grazie al suo fascino cinico e nichilista (da antologia la frase “Uccidere è il solo modo per farsi ascoltare”) quanto mai presente in questa stagione, entra ufficialmente tra le fila dei migliori prodotti televisivi e cinematografici di genere crime di sempre.

 

Cesare Bisantis

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