Con questo frame, che apre La Sirenetta, nel 1989, è possibile dire che inizia un periodo magico, ricordato come Rinascimento Disney. Periodo rivoluzionario per la Disney, che in questi anni riesce a donare nuova linfa vitale ai suoi Classici, grazie a opere ormai scolpite eternamente nella memoria.
Inutile negarlo, la morte di Walt Disney nel 1966 aveva lasciato un solco profondo nella compagnia, che da quel momento in poi, per diversi anni, non è più riuscita a tornare ai livelli artistici degli esordi. Non sono mancati titoli memorabili, come ad esempio Gli Aristogatti o Robin Hood, ma il loro successo è da attribuirsi all’ispirazione e all’abilità di coloro che Walt chiamava Nine Old Men, ossia i suoi animatori di punta, i suoi geni, che proprio in questi anni alla CalArts stavano insegnando ai loro eredi. Il periodo di appannamento (se con questo termine si intendono film minori, non di certo di bassa qualità) si conclude nel 1989, quando La Sirenetta dà il via a un decennio strepitoso in cui risplendono animatori come Glen Keane (premio Oscar nel 2018 per il cortometraggio Dear Basketball), registi come Ron Clements e John Musker o un compositore come Alan Menken, capace di trionfare agli Oscar nella categoria “Miglior colonna sonora” e “Miglior canzone” per 4 film: La Sirenetta, La Bella e la Bestia, Aladdin e Pocahontas.
L’attenzione posta dagli animatori e dagli sceneggiatori è elevatissima, in particolare è sull’approfondimento dei personaggi che è importante porre l’accento: seppur si tratti ancora di figure abbastanza classiche e ideali, nascondono dietro ai loro comportamenti una complessità che li rende apprezzabili in diverse età, cogliendone sfumature differenti: che si tratti di un diamante allo stato grezzo o di un esercito di iene che marciano come fossero nazisti.
Ariel apre la strada, seguita nel 1990 da Bianca e Bernie nella terra dei canguri, nel 1991 da La Bella e la Bestia, nel 1992 da Aladdin e nel 1994 da Il re leone, forse il punto più alto toccato in questi anni, sia a livello visivo che di caratterizzazione dei personaggi, oltre che di complessità di trama. Nel 1995 è il turno di una nuova principessa, Pocahontas, mentre l’anno successivo Il gobbo di Notre Dame porta in scena un adattamento animato e musical del capolavoro di Victor Hugo. Hercules nel 1997 regala una versione (a tratti vera e propria rivisitazione) comica ed efficace della mitologia greca, e il viaggio disneyano nel 1998 porta in Cina, dalla principessa-guerriero Mulan. Per concludere il decennio, Tarzan, un racconto classico impreziosito dalla colonna sonora di Phil Collins, che ha cantato in diverse lingue occupandosi lui stesso dell’adattamento delle sue canzoni.
È un decennio magico, a tutti gli effetti, in cui Disney torna ad essere simbolo di intrattenimento e di qualità eccelsa, dove Classico è nuovamente una garanzia nel cinema (non solo d’animazione): un periodo indimenticabile, di cui Walt sarebbe stato fiero.