Quella che di solito si prospetta come una delle serate più sfavillanti e coinvolgenti dell'industria dello spettacolo (statunitense) sembra purtroppo essere indirizzata verso un ben più triste destino. I Golden Globes, i riconoscimenti per il cinema e per la televisione assegnati dalla Hollywood Foreign Press Association (HFPA) durante l'evento annuale ritenuto dai più l'anticamera degli Oscar, si preparano a vivere la loro edizione più tormentata e deprimente di sempre. La premiazione avverrà ancora una volta al Beverly Hilton Hotel, domenica 9 gennaio a partire dalle ore 18 (ora locale). Per il secondo anno consecutivo, però, pare che non ci sarà un ritiro fisico delle statuette dorate. La cerimonia, infatti, si svolgerà senza pubblico né giornalisti. Non solo. Probabilmente non ci sarà neanche una diretta TV, dal momento che la NBC ha deciso di non trasmettere lo spettacolo.
Colpa della crescente ondata della variante Omicron e della risalita dei contagi di Covid-19, certo. Eppure, sembrerebbe che la HFPA avesse prontamente inviato alcune richieste a diverse agenzie per informarsi sull'interessamento dei loro clienti riguardo alla partecipazione alla serata, ricevendo però unicamente risposte negative. Al di là della pandemia in corso, la spiegazione di un tale boicottaggio è da ricercarsi nelle enormi polemiche che hanno investito i Golden Globes negli ultimi anni: assenza di diversity nei propri ranghi (dei circa novanta membri, nessun giornalista risultava essere di colore), comportamenti poco etici, accuse di sessismo, razzismo, molestie, corruzione e così via. Nessuna parata di star, quindi, per il primo premio di peso che di fatto apre l'Award Season: saranno presenti solo membri selezionati della HFPA e filantropi, che siano in possesso della terza dose di vaccino e di un test Covid negativo.
Ma l'Associazione della stampa straniera di Hollywood non ci sta a subire una tale stigmatizzazione. Dopo un anno di bufera mediatica, ha infatti deciso di rivedere completamente il suo statuto, introducendo cambiamenti radicali riguardanti l'etica e il codice di condotta, oltre che la diversità, l'equità e l'inclusione. Da parte sua, inoltre, ci ha tenuto a pubblicare un comunicato in cui fosse ben evidenziato il suo costante impegno filantropico e il deciso cambio di rotta:
«I Golden Globe si svolgeranno con un piccolo evento il 9 gennaio e celebreranno le migliori interpretazioni in televisione e al cinema nel 2021, riconoscendo inoltre l'importanza del sostenere i creativi appartenenti alla diversità nel settore. L'evento celebrerà e renderà a onore ai programmi, inclusivi e basati sulle comunità, che sostengono i filmmaker e i giornalisti nel dare spazio alle loro passioni legate allo storytelling. La HFPA ha sostenuto a livello economico delle importanti organizzazioni per decenni e continuerà a investire nei futuri leader del nostro settore. Negli ultimi 25 anni, la HFPA ha donato più di 50 milioni di dollari a vari enti di beneficenza, nel restauro di film, programmi di borse di studio e iniziative umanitarie; organizzazioni di incredibile importanza, molte delle quali sono state duramente colpite negli ultimi due anni a causa della pandemia».
Eppure, nonostante le precisazioni, il futuro di uno dei premi dello spettacolo più rinomati negli USA (e di conseguenza al mondo) sembra essere sempre più incerto. Tantissimi autori hanno scritto in massa alla HFPA chiedendo a gran voce di porre fine ai comportamenti discriminatori, mentre numerose star, come Mark Ruffalo e Scarlett Johansson, hanno giudicato semplicemente insufficienti le riforme. Pare che Tom Cruise abbia perfino riconsegnato i suoi tre premi vinti. Nonostante ciò, però, lo show andrà avanti e la cerimonia si terrà, come sempre. Il numeri di ospiti sarà limitatissimo e verranno adottati rigidi protocolli sanitari. Non è infatti chiaro come verranno consegnate le statuette né come (o se) sarà possibile fruire la cerimonia.
Per quanto riguarda il cinema vero e proprio, invece, l'edizione di quest'anno vede ancora una volta l'inarrestabile predominio di Netflix al centro della lotta delle candidature: ben 17. Tra tutte le nomination, però, ci sono film ancora sconosciuti o comunque poco familiari alla maggior parte del pubblico italiano (e non solo). A parte il nostro punto di riferimento, È stata la mano di Dio, molti titoli sono stati ignorati o trascurati da critica e pubblico nostrani. Andiamo a vedere, fra i più importanti, quali.
A guidare la classifica delle candidature ci sono Belfast di Kenneth Branagh e Il potere del cane di Jane Campion (già uscito in sala in Italia), con 7 nomination entrambi. Riguardo al primo, stiamo parlando di uno dei film più accreditati per la stagione dei premi. La pellicola semi-autobiografica in bianco e nero prende spunto dall'infanzia di Branagh stesso, cresciuto per le vie della capitale nordirlandese col conflitto tra cattolici e protestanti in sottofondo. Sin dalla sua uscita, Belfast è stato accolto positivamente, facendo pensare alla critica specializzata a una sorta di malinconico "Quarto potere" (con i più che dovuti e ovvi paragoni) di Branagh, venendo inserito tra i migliori dieci film dell'anno dal National Board of Review e ricevendo le ovazioni del pubblico di numerosi festival (compresa la Festa del Cinema di Roma, dove il film si è aggiudicato il premio per la miglior regia Alice nella città). Con Belfast, l'autore di Enrico V e Hamlet spera di riuscire a mettere le mani su quell'Oscar che si è visto spesso soffiare via. Di certo, si gioca le sue possibilità già ai Globes.
Per quanto riguarda il resto, in mezzo ai titoli più papabili (quali West Side Story di Spielberg, Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson, Dune di Villeneuve e Don't Look Up di Adam McKay) si trovano diverse pellicole di cui difficilmente avrete sentito parlare. Una di queste, candidata a miglior film drammatico, è curiosamente il remake del film francese La famiglia Bélier. Diretto dalla regista e sceneggiatrice Sian Heder (autrice di Tallulah), è probabilmente destinato a non ottenere nulla di più di una passerella.
Uscirà invece la prossima settimana nelle sale italiane Una famiglia vincente – King Richard, nominato a quattro Golden Globes (tra cui miglior film drammatico e miglior attore protagonista a Will Smith), film biografico diretto da Reinaldo Marcus Green e incentrato sulla storia del padre delle tenniste Serena e Venus Williams, dagli esordi delle due bambine fino alla loro affermazione nel tennis mondiale. Inutile dirlo, l'intero film si regge sulla performance della star di turno, e non è difficile azzardare un eventuale e definitivo riconoscimento alla carriera di Will Smith.
Conta invece tre candidature (miglior attrice e miglior attore in un film drammatico e migliore sceneggiatura) Being the Ricardos, altro film biografico incentrato sulla relazione della storica coppia televisiva Lucille Ball e Desi Arnaz, protagonisti della sitcom Lucy ed io, andata in onda negli Stati Uniti negli anni '50. In cabina di scrittura e di regia c'è lo sceneggiatore più rinomato e (probabilmente) talentuoso di Hollywood, Aaron Sorkin, veterano dei Golden Globes con tre statuette vinte. I protagonisti, invece, sono Nicole Kidman e Javier Bardem, a loro volta pluripremiati e nominati dalla HFPA.
Spostandoci nella categoria del miglior film comico o musicale, invece, troviamo l'ennesimo esperimento in costume del cineasta inglese Joe Wright, Cyrano. Adattamento dell'omonimo musical di Erica Schmidt, a sua volta tratto dalla celeberrima commedia di Edmond Rostand, il film vede nei panni del leggendario spadaccino francese Peter Dinklage (autore di un'ottima prova ed infatti nominato come miglior attore in un film comico o musicale). Solo due candidature per una pellicola che, nello stile e nell'ambizione, puntava forse a volare più in alto. Se ne riparlerà agli Oscar.
A competere con Cyrano ci sarà Tick, Tick... Boom!, pellicola che ha raccolto le stesse identiche candidature del film rivale. Anche qui parliamo di un adattamento di un musical, con Andrew Garfield che, diretto dall'attore e cantante Lin-Manuel Miranda (alla sua opera prima da regista), veste i panni di un aspirante compositore di musical che, sulla soglia dei trent'anni, deve affrontare la dura evidenza di non essere ancora riuscito a realizzare i suoi sogni. Dopo tre candidature, stavolta Garfield punta deciso al trionfo.
La serata tanto attesa (e bistrattata) si avvicina, e i film da scoprire sono ancora parecchi. La scarsa partecipazione e risonanza mediatica che, per la prima volta, verrà conferita ai Golden Globes non aiuterà di certo le pellicole. Il potere del cinema, però, rimane sempre il suo pubblico. Al di là delle critiche e degli interessi, starà a noi fare di tutto per riscoprire i titoli di una dura ma comunque ottima annata cinematografica.
Nicolò Palmieri
Colpa della crescente ondata della variante Omicron e della risalita dei contagi di Covid-19, certo. Eppure, sembrerebbe che la HFPA avesse prontamente inviato alcune richieste a diverse agenzie per informarsi sull'interessamento dei loro clienti riguardo alla partecipazione alla serata, ricevendo però unicamente risposte negative. Al di là della pandemia in corso, la spiegazione di un tale boicottaggio è da ricercarsi nelle enormi polemiche che hanno investito i Golden Globes negli ultimi anni: assenza di diversity nei propri ranghi (dei circa novanta membri, nessun giornalista risultava essere di colore), comportamenti poco etici, accuse di sessismo, razzismo, molestie, corruzione e così via. Nessuna parata di star, quindi, per il primo premio di peso che di fatto apre l'Award Season: saranno presenti solo membri selezionati della HFPA e filantropi, che siano in possesso della terza dose di vaccino e di un test Covid negativo.
Ma l'Associazione della stampa straniera di Hollywood non ci sta a subire una tale stigmatizzazione. Dopo un anno di bufera mediatica, ha infatti deciso di rivedere completamente il suo statuto, introducendo cambiamenti radicali riguardanti l'etica e il codice di condotta, oltre che la diversità, l'equità e l'inclusione. Da parte sua, inoltre, ci ha tenuto a pubblicare un comunicato in cui fosse ben evidenziato il suo costante impegno filantropico e il deciso cambio di rotta:
«I Golden Globe si svolgeranno con un piccolo evento il 9 gennaio e celebreranno le migliori interpretazioni in televisione e al cinema nel 2021, riconoscendo inoltre l'importanza del sostenere i creativi appartenenti alla diversità nel settore. L'evento celebrerà e renderà a onore ai programmi, inclusivi e basati sulle comunità, che sostengono i filmmaker e i giornalisti nel dare spazio alle loro passioni legate allo storytelling. La HFPA ha sostenuto a livello economico delle importanti organizzazioni per decenni e continuerà a investire nei futuri leader del nostro settore. Negli ultimi 25 anni, la HFPA ha donato più di 50 milioni di dollari a vari enti di beneficenza, nel restauro di film, programmi di borse di studio e iniziative umanitarie; organizzazioni di incredibile importanza, molte delle quali sono state duramente colpite negli ultimi due anni a causa della pandemia».
Eppure, nonostante le precisazioni, il futuro di uno dei premi dello spettacolo più rinomati negli USA (e di conseguenza al mondo) sembra essere sempre più incerto. Tantissimi autori hanno scritto in massa alla HFPA chiedendo a gran voce di porre fine ai comportamenti discriminatori, mentre numerose star, come Mark Ruffalo e Scarlett Johansson, hanno giudicato semplicemente insufficienti le riforme. Pare che Tom Cruise abbia perfino riconsegnato i suoi tre premi vinti. Nonostante ciò, però, lo show andrà avanti e la cerimonia si terrà, come sempre. Il numeri di ospiti sarà limitatissimo e verranno adottati rigidi protocolli sanitari. Non è infatti chiaro come verranno consegnate le statuette né come (o se) sarà possibile fruire la cerimonia.
Per quanto riguarda il cinema vero e proprio, invece, l'edizione di quest'anno vede ancora una volta l'inarrestabile predominio di Netflix al centro della lotta delle candidature: ben 17. Tra tutte le nomination, però, ci sono film ancora sconosciuti o comunque poco familiari alla maggior parte del pubblico italiano (e non solo). A parte il nostro punto di riferimento, È stata la mano di Dio, molti titoli sono stati ignorati o trascurati da critica e pubblico nostrani. Andiamo a vedere, fra i più importanti, quali.
A guidare la classifica delle candidature ci sono Belfast di Kenneth Branagh e Il potere del cane di Jane Campion (già uscito in sala in Italia), con 7 nomination entrambi. Riguardo al primo, stiamo parlando di uno dei film più accreditati per la stagione dei premi. La pellicola semi-autobiografica in bianco e nero prende spunto dall'infanzia di Branagh stesso, cresciuto per le vie della capitale nordirlandese col conflitto tra cattolici e protestanti in sottofondo. Sin dalla sua uscita, Belfast è stato accolto positivamente, facendo pensare alla critica specializzata a una sorta di malinconico "Quarto potere" (con i più che dovuti e ovvi paragoni) di Branagh, venendo inserito tra i migliori dieci film dell'anno dal National Board of Review e ricevendo le ovazioni del pubblico di numerosi festival (compresa la Festa del Cinema di Roma, dove il film si è aggiudicato il premio per la miglior regia Alice nella città). Con Belfast, l'autore di Enrico V e Hamlet spera di riuscire a mettere le mani su quell'Oscar che si è visto spesso soffiare via. Di certo, si gioca le sue possibilità già ai Globes.
Per quanto riguarda il resto, in mezzo ai titoli più papabili (quali West Side Story di Spielberg, Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson, Dune di Villeneuve e Don't Look Up di Adam McKay) si trovano diverse pellicole di cui difficilmente avrete sentito parlare. Una di queste, candidata a miglior film drammatico, è curiosamente il remake del film francese La famiglia Bélier. Diretto dalla regista e sceneggiatrice Sian Heder (autrice di Tallulah), è probabilmente destinato a non ottenere nulla di più di una passerella.
Uscirà invece la prossima settimana nelle sale italiane Una famiglia vincente – King Richard, nominato a quattro Golden Globes (tra cui miglior film drammatico e miglior attore protagonista a Will Smith), film biografico diretto da Reinaldo Marcus Green e incentrato sulla storia del padre delle tenniste Serena e Venus Williams, dagli esordi delle due bambine fino alla loro affermazione nel tennis mondiale. Inutile dirlo, l'intero film si regge sulla performance della star di turno, e non è difficile azzardare un eventuale e definitivo riconoscimento alla carriera di Will Smith.
Conta invece tre candidature (miglior attrice e miglior attore in un film drammatico e migliore sceneggiatura) Being the Ricardos, altro film biografico incentrato sulla relazione della storica coppia televisiva Lucille Ball e Desi Arnaz, protagonisti della sitcom Lucy ed io, andata in onda negli Stati Uniti negli anni '50. In cabina di scrittura e di regia c'è lo sceneggiatore più rinomato e (probabilmente) talentuoso di Hollywood, Aaron Sorkin, veterano dei Golden Globes con tre statuette vinte. I protagonisti, invece, sono Nicole Kidman e Javier Bardem, a loro volta pluripremiati e nominati dalla HFPA.
Spostandoci nella categoria del miglior film comico o musicale, invece, troviamo l'ennesimo esperimento in costume del cineasta inglese Joe Wright, Cyrano. Adattamento dell'omonimo musical di Erica Schmidt, a sua volta tratto dalla celeberrima commedia di Edmond Rostand, il film vede nei panni del leggendario spadaccino francese Peter Dinklage (autore di un'ottima prova ed infatti nominato come miglior attore in un film comico o musicale). Solo due candidature per una pellicola che, nello stile e nell'ambizione, puntava forse a volare più in alto. Se ne riparlerà agli Oscar.
A competere con Cyrano ci sarà Tick, Tick... Boom!, pellicola che ha raccolto le stesse identiche candidature del film rivale. Anche qui parliamo di un adattamento di un musical, con Andrew Garfield che, diretto dall'attore e cantante Lin-Manuel Miranda (alla sua opera prima da regista), veste i panni di un aspirante compositore di musical che, sulla soglia dei trent'anni, deve affrontare la dura evidenza di non essere ancora riuscito a realizzare i suoi sogni. Dopo tre candidature, stavolta Garfield punta deciso al trionfo.
La serata tanto attesa (e bistrattata) si avvicina, e i film da scoprire sono ancora parecchi. La scarsa partecipazione e risonanza mediatica che, per la prima volta, verrà conferita ai Golden Globes non aiuterà di certo le pellicole. Il potere del cinema, però, rimane sempre il suo pubblico. Al di là delle critiche e degli interessi, starà a noi fare di tutto per riscoprire i titoli di una dura ma comunque ottima annata cinematografica.
Nicolò Palmieri