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I peggiori film tratti dai romanzi di Stephen King
Sono innumerevoli gli adattamenti cinematografici e sul piccolo schermo delle opere di Stephen King, ma pochissime sono state all'altezza dei romanzi del Re. Anzi, ci sono stati diversi film che hanno fatto rimpiangere le pagine dei romanzi: ecco la nostra flop 5, ovvero le 5 peggiori pellicole tratte dai libri di Stephen King.

5) Fenomeni paranormali incontrollabili (Mark L. Lester, 1984)



Dal romanzo L'incendiaria (1980) di Stephen King, un thriller scialbo e meccanico basato quasi esclusivamente sulla presenza di Drew Barrymore (bambina prodigio che avrebbe pagato a caro prezzo i fasti di una carriera tanto prematura), reduce dal successo di E.T. – L'extra-terrestre (Steven Spielberg, 1982). Lo script di Stanley Mann spreca totalmente le potenzialità della materia di base, limitandosi alla mera funzionalità narrativa e tralasciando i risvolti psicologici che erano la vera anima delle pagine di King.

4) Cujo (Lewis Teague, 1983)



«Il mostro non muore mai. Lupo mannaro, vampiro, mangiacadaveri, innominabile creatura di boschi o ghiacciai, il mostro non muore mai». Lewis Teague adatta l'omonimo romanzo di Stephen King (uno dei migliori mai realizzati dallo scrittore americano), trasformando la materia di base (una crudele e straziante fiaba orrorifica) in un pasticcio pseudo-thriller senza anima né spessore. La sceneggiatura, firmata da Don Carlos Dunaway e Lauren Currier, sceglie di tralasciare l'ambigua contaminazione tra reale e fantastico, limitandosi a giustapporre momenti tensivi che dovrebbero raggiungere l'apice nel prefinale (Donna e Tad imprigionati in auto e assediati da Cujo).

3) 1922 (Zak Hilditch, 2017)



Tratto da un racconto di Stephen King, il primo della raccolta Notte buia, niente stelle, l’adattamento firmato Zak Hilditch e prodotto originale Netflix è decisamente al di sotto delle aspettative, una trasposizione banale del testo di partenza, senza particolari guizzi o scelte personali da parte del regista. Regna l’anonimato in quello che dovrebbe essere un thriller-horror e che invece finisce per provocare più sbadigli che sussulti e che solo raramente è in grado di regalare soluzioni visive accattivanti, ma tutt’altro che incisive.

2) Lo sguardo di Satana – Carrie (Kimberly Peirce, 2013)



Remake di Carrie – Lo sguardo di Satana (1976) di Brian De Palma (sulla base del romanzo Carrie scritto da Stephen King nel 1974) e desolante testimonianza della povertà di idee della maggior parte degli horror del nuovo millennio made in Usa. La regista Kimberly Peirce imbastisce un orrido filmetto senza senso, diretta (e drammatica) filiazione della cosiddetta MTV Television (tecnica da videoclip, colonna sonora agghiacciante, dialoghi beceri). Nessuna delicatezza nell'affrontare temi spinosi quali il passaggio all'età adulta, la scopertà della sessualità, la diversità vissuta come mostruosità, la critica al fanatismo e al bullismo: solo un pastiche colmo di effettacci che riempie di vergogna.

1) Stephen King's Shining (Mick Garris, 1997)



È notoria l'avversione provata da Stephen King nei confronti della trasposizione cinematografica del suo romanzo Shining ad opera di Stanley Kubrick: un'insofferenza profonda e radicata, che lo spinge ad adattare (e a co-dirigere, anche se i credits riportano il nome del solo Mick Garris) una miniserie televisiva di 270 minuti circa, decisamente fedele alla materia letteraria di base. Fedeltà, però, non significa qualità: il risultato, che risente inevitabilmente del confronto con il capolavoro kubrickiano (con buona pace di King), rasenta il ridicolo involontario, sia per la scelta di visualizzare (troppo) letteralmente gli orrori che infestano l'Overloook Hotel (a dir poco trash le siepi da giardino a forma di animali che si animano terrorizzando prima il figlio, poi il padre), sia per il piattume sconfortante che emerge da ogni fotogramma.
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