Il Torino Film Festival ha presentato questa mattina, in una conferenza stampa tenutasi su Zoom alla presenza del nuovo direttore artistico Stefano Francia di Celle, il programma della sua 38esima edizione – composto da 133 film, tra lungometraggi, mediometraggi e cortometraggi – interamente online sulla piattaforma streaming di MYmovies.
Ogni giorno alle ore 14 verranno pubblicati su MYmovies nuovi titoli che rimarranno disponibili per 48 ore dalla pubblicazione sulla piattaforma. Questa regola non si applica ad alcuni spettacoli per i quali sarà comunque chiaramente indicato l’orario di inizio della programmazione e la durata della disponibilità.
L'appuntamento è dal 20 al 28 novembre.
Tariffe e informazioni tecniche
Singolo spettacolo: 3,50 euro
Carnet da 10 spettacoli: 30,00 euro (da scegliere contestualmente all’acquisto del carnet)
Abbonamento a tutto il festival: 49,00 euro
Abbonamento sostenitore: 100,00 euro (comprende l’invio di alcune pubblicazioni del Torino Film Festival)
La visione dei film privi del visto di censura non è consentita ai minorenni.
Oltre alla sala virtuale su MYmovies, per questa edizione digitale, il Torino Film Festival ha messo a punto un palinsesto di incontri e iniziative che saranno trasmessi in streaming gratuito per tutti sul canale YouTube del festival > https://www.youtube.com/user/TorinoFilmFestival.
I film sono fruibili da PC e Mac con l’ultima versione di Google Chrome installata, oppure Tablet e Smartphone di ultima generazione. In TV la visione è disponibile solo via Chromecast o AppleTV via AirPlay.
A partire dal 16 novembre, sarà possibile acquistare il singolo accesso alla visione di uno specifico film e gli abbonamenti a tutta la manifestazione.
Gli abbonati potranno fruire di tutti gli spettacoli fino a esaurimento posti.
Sempre in streaming saranno trasmesse anche l’apertura e la chiusura del Festival, oltre a due eventi speciali, RadioAMARCORD (prodotto da Fonderia Mercury per la regia di Sergio Ferrentino), e Visioni Resistenti (curato Maurizio Pisani per la regia di Federico Mazzi), e alla cerimonia di conferimento del premio Stella della Mole per l’Innovazione Artistica a Isabella Rossellini.
Inoltre sul sito del Torino Film Festival il pubblico troverà, presentazioni, Q&A e contenuti speciali per conoscere meglio i film della selezione e i loro autori.
Il programma dettagliato e le modalità di fruizione saranno disponibili sul sito www.torinofilmfest.org prima dell’inizio del festival.
TORINO 38 – FILM IN CONCORSO
BOTOX di Kaveh Mazaheri (Iran-Canada, 2020, 97′, col.)
Akram e Azar sono sorelle. Entrambe mentono sulla scomparsa del fratello, dicendo a tutti che è fuggito in Germania. Con il tempo la bugia diventa sempre più ingestibile, arrivando a condurre le protagoniste in luoghi oscuri e misteriosi. Un dramma domestico costruito attorno ai temi del doppio, della verità e della menzogna e capace di passare con assoluta naturalezza dalla black comedy al giallo, dal visionario all’onirico. Audace nella forma, geometrico e precisissimo nello stile, fonde slapstick, Tex Avery e Blake Edwards con echi del cinema di Ioseliani ed elementi di poesia surreale.
CAMP DE MECI POPPY FIELD di Eugen Jebeleanu (Romania, 2020, 81′, col.)
Cristi è un giovane poliziotto rumeno che vive un’esistenza conflittuale rispetto alla sua identità: lavora in un ambiente gerarchico e maschilista ma è omosessuale e cerca di conservare gelosamente il segreto sulla sua vita privata. Nei giorni in cui Hadi, il ragazzo con cui ha una relazione a distanza, è venuto a fargli visita dalla Francia, Cristi viene chiamato per un intervento: un gruppo nazionalista e omofobo ha interrotto la proiezione di un film a tematica lgbtqi+. Quando uno dei manifestanti minaccia di smascherarlo, Cristi perde il controllo.
CASA DE ANTIGUIDADES MEMORY HOUSE di João Paulo Miranda Maria (Brasile/Francia, 2020, 93′, col.)
Cristovam, un uomo di colore originario delle zone rurali del nord del Brasile, si trasferisce in una città del sud, una ricca ex colonia austriaca, per lavorare in una fabbrica di latte. Costantemente a contatto con persone xenofobe e conservatrici, il protagonista si sente estraneo rispetto alla comunità e solo. Quando scopre una casa abbandonata piena di oggetti che lo riportano alle sue origini, decide di trasferirsi in quel luogo dove piano piano i ricordi sembrano prendere vita spingendolo verso una trasformazione radicale. Un esordio magico che affonda nella tradizione folkloristica brasiliana per portare in scena le tensioni sociali e culturali dell’oggi.
THE EVENING HOUR di Braden King (USA, 2020, 115’, col.)
Un tempo Dove Creek, in West Virginia, era la classica florida cittadina mineraria americana. Oggi, questa comunità post-industriale è in declino. Cole Freeman lavora come collaboratore sanitario a domicilio, occupandosi degli anziani ma neppure la vendita illecita di antidolorifici riesce a fargli sbarcare il lunario. Come tanti della sua generazione vuole cambiare vita ma le opportunità sono sempre poche e l’ambiente che lo circonda è in costante cambiamento. Cole appartiene a una generazione intrappolata in un vortice di paura esistenziale, mancanza di opportunità e inadeguatezza.
EYIMOFE THIS IS MY DESIRE di Arie & Chuko Esiri (Nigeria, 2020, 110′, col.)
Mofe e Rosa vivono a Lagos, in Nigeria. Lui lavora in fabbrica, lei fa la parrucchiera e insieme progettano di emigrare all’estero per trovare una vita migliore. Il destino ostacola però i loro piani, e quando la realizzazione del loro sogno sfuma si vedranno costretti a riconsiderare anche la possibilità di costruire nel loro stesso mondo il futuro che desiderano. Dalla Nigeria un esordio potente in cui il dramma, ma anche la pazienza e la capacità di elaborare delle soluzioni, assumono le forme della quotidianità. Mofe and Rosa live in Lagos.
HOCHWALD WHY NOT YOU di Evi Romen (Austria/Belgio, 2020, 107’, col.)
Mario ama danzare, ma per uno come lui la danza non potrà mai diventare un lavoro. Mario infatti è tossicodipendente e vive in povertà con la madre. Mentre si trova a Roma, viene coinvolto con l’amico Lenz in un attacco terroristico: Lenz muore, Mario resta illeso. Tornato al paese, viene accolto con indifferenza dai compaesani. Questa reazione finisce per destabilizzarlo ulteriormente. Quando incontra Nadim, un ragazzo che distribuisce il Corano e che insieme ai suoi fratelli lo aiuta a combattere la propria dipendenza, decide di convertirsi all’islamismo. Per il paese è un affronto. Dietro a tutte le sofferenze, il cuore di Mario batte ancora per la danza.
LAS NIÑAS SCHOOLGIRLS di Pilar Palomero (Spagna, 2020, 97′, col.)
Celia ha undici anni e studia in una scuola di suore a Saragozza, dove vive con la madre. Insieme a Brisa, una nuova compagna di classe appena trasferitasi da Barcellona, si avviano verso l’adolescenza. Crescendo, nella Spagna dell’Expo e dei Giochi Olimpici del 1992, Celia scopre che la vita è fatta di molte verità, e di qualche bugia. L’esordio alla regia di Pilar Palomero non è solo il racconto della sua, vita ma anche il ritratto di molte donne spagnole cresciute negli anni Novanta, divise tra uno stile di vita tradizionale e uno ben più moderno fortemente caratterizzato dall’emancipazione.
MI ZHOU GUANGZHOU MICKEY ON THE ROAD di Lu Mian Mian (Taiwan, 2020, 95′, col.)
Mickey e Gin Gin sono migliori amiche. Mickey si prende cura della madre che soffre di depressione; nel tempo libero frequenta il tempio cercando di unirsi alla squadra maschile di arti marziali. Gin Gin, più impulsiva, si guadagna da vivere ballando nelle discoteche. Quando Gin Gin escogita un piano per incontrarsi con Jay a Guangzhou, in Cina, Mickey decide di cercare il padre che anni prima aveva abbandonato lei e la madre. Affrontando situazioni a volte comiche, a volte brutali, Mickey e Gin Gin rafforzano la loro amicizia e raggiungono una matura consapevolezza di sé. Taiwan.
NAM-MAE-WUL YEO-REUM-BAM MOVING ON di Yoon Dan-bi (Korea, 2020, 105’, col.)
Durante le vacanze estive, Okju e Donju si trasferiscono nella casa del nonno dopo il dissesto finanziario del padre. Mentre il giovane Dongju si adatta immediatamente, Okju prova invece un forte disagio. L’arrivo della sorella del padre, prossima al divorzio, cambia per fortuna le cose, e anche Okju comincia ad apprezzare la nuova vita in famiglia. Tuttavia, quando il nonno si ammala, zia e padre decidono di mandare l’uomo in una casa di cura e mettere in vendita la casa.
REGINA di Alessandro Grande (Italia, 2020, 82′, col.)
Regina, una ragazza di quindici anni che ha perso la madre anni prima, sogna di fare la cantante. Il padre, Luigi, che rappresenta ormai tutta la sua famiglia, crede molto nel talento della figlia e non smette mai di supportarla. D’altra parte Luigi la capisce bene perchè lui stesso ha dovuto rinunciare alla propria carriera musicale proprio per stare vicino alla figlia. Il loro legame sembra fortissimo, indissolubile, almeno fino a quando, un giorno, un evento imprevedibile cambierà le loro vite.
SIN SEÑAS PARTICULARES IDENTIFYING FEATURES di Fernanda Valadez (Messico-Spagna, 2020, 97′, col.)
Magdalena non ha più notizie del figlio da quando, mesi prima, ha lasciato il Messico per andare negli Stati Uniti. Le autorità spingono perché Magdalena firmi un certificato di morte, ma l’incontro con un genitore in lutto spinge la donna a intraprendere un lungo viaggio per capire quale sia stato il destino del figlio. Magdalena incontrerà Miguel, un ragazzo costretto a rimpatriare dagli Stati Uniti, e con lui affronta la violenza e la desolazione di un paese profondamente cambiato. Un esordio secco, capace di raccontare attraverso una storia privata il dramma condiviso da un intero paese.
WILDFIRE di Cathy Brady (Regno Unito/Irlanda, 2020, 85′, col.)
Lauren e Kelly sono sorelle legatissime, cresciute in una piccola città irlandese. Le loro strade si sono separate dopo la morte della madre e Lauren è rimasta sola ad affrontare l’oscuro e traumatico passato della famiglia. Data per dispersa da più di un anno, un giorno Kelly torna improvvisamente a casa. Dopo l’iniziale tensione le due donne ritrovano l’equilibrio andato inevitabilmente perduto. Unite più che in passato, Lauren e Kelly vogliono fare chiarezza sui segreti della loro famiglia: tuttavia la loro ricerca non è ben vista in città, dove si cerca di nascondere la verità e chi la cerca.
Fuori Concorso
Nella sezione Fuori Concorso, tra gli altri, troveranno posto un excursus nel mondo del teatro con il film di un grande maestro del cinema francese come Paul Vecchiali (Une soupçon d’amour) e quello di un emergente autore italiano come Francesco Lagi che presenta il suo Quasi Natale. Molto spazio anche al cinema del reale con numerosi progetti che ruotano intorno a grandi figure di artisti e intellettuali. Italiani, come Franca Valeri protagonista di Zona Franca di Steve Della Casa, o l’artista torinese Ezio Gribaudo al centro di Ezio Gribaudo – La bellezza ci salverà di Alberto Bader o ancora Goffredo Fofi raccontato da Felice Pesoli nel bellissimo Suole di vento – Storie di Goffredo Fofi. E stranieri come il ritratto del leggendario fotografo Helmut Newton realizzato da Gero von Boehm, Helmut Newton: The Bad and the Beautiful. Tanto cinema italiano, quindi, che siamo molto contenti di poter presentare in anteprima; a quelli citati si aggiungono altri film coraggiosi come Io sono Vera di Beniamino Catena, film arditi come l’ideale proseguimento di un cult del cinema italiano firmato da Toni D’Angelo (Calibro 9) e ancora film rigorosi come Il buco in testa di Antonio Capuano.
• Fuori Concorso
BILLIE di James Erskine (UK, 2019, 96’, col e b/n)
Collaborazione con SeeYouSound
IL BUCO IN TESTA di Antonio Capuano (Italia 2020, 95’, col)
CALIBRO 9 di Tony D’Angelo (Italia 2020, 90′, col)
CLEANERS di Glenn Barit (Filippine 2019, 78′, col e b/n)
UNE DERNIÈRE FOIS di Olympe de G. (Francia 2020, 70′, col) Collaborazione con Fish&Chips
HELMUT NEWTON: THE BAD AND THE BEAUTIFUL di Gero von Boehm (USA/Germania 2020, 93′, col e b/n)
IN THE MOOD FOR LOVE di Kar-Wai Wong (Hong Kong/Cina 2000, 98′, col) – RESTAURO (nella foto)
VERA DE VERDAD di Beniamino Catena (Italia/Cile 2020, 101′, col)
THE SALT IN OUR WATERS di Rezwan Shahriar Sumit (Bangladesh/Francia 2020, 100′, col) TorinoFilmLab
A SHOT THROUGH THE WALL di Aimee Long (USA 2020, 90′, col) TOORBOS – DREAM FOREST di Rene Van Rooyen (Sud Africa 2020, 117′, col)
• Fuori Concorso – Documentari
L’ANFORA DI CLIO di Mario Acampa, Riccardo Alessandri (Italia 2020, 55′, col)
EZIO GRIBAUDO – LA BELLEZZA CI SALVERÀ di Alberto Bader (Italia 2020, 84′, col)
SUOLE DI VENTO – STORIE DI GOFFREDO FOFI di Felice Pesoli (Italia 2020, 81′, col)
MY AMERICA di Barbara Cupisti (Italia 2020, 96′, col)
RIONE SANITÀ, LA CERTEZZA DEI SOGNI di Massimo Ferrari (Italia 2020, 57′, col)
LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI di Ilaria Freccia (Italia 2020, 83′, col e b/n)
LA SCUOLA PROSSIMA di Alberto Momo (Italia 2020, 69′, col)
TORINO 2020 – STORIE DA UN ALTRO MONDO di Alessandro Bignami (Italia 2020, 36′, col) ZONA FRANCA di Steve Della Casa (Italia 2020, 55′, col e b/n)
• Fuori Concorso – Tracce di teatro
QUASI NATALE di Francesco Lagi (Italia 2020, 87′, col)
UN SOUPÇON D’AMOUR di Paul Vecchiali (Francia 2020, 92′, col)
• Fuori Concorso – Corti
(R)ESISTI di Davide Bongiovanni (Italia 2020, 20′, col)
• Fuori Concorso Corti / Programma ISSUES
THE BONEFISH di Daniel Houghton (USA 2020, 8′, col)
IN THE IMAGE OF GOD di Bianca Rondolino (Italia 2020, 15′, col) LET US FORGET di Marcus Hanisch (Germania 2020, 15′, col)
SHUT UP di Noa Aharoni Maor (Israele 2020, 16′, col)
SILENCE di Sean Lìonadh (UK 2020, 11′, col)
TESLIMAT / THE DELIVERY di Dogus Ozokutan (Cipro 2020, 11′, col)
• Fuori Concorso Corti / Programma SCUOLE DI CINEMA
39 di Anat Schwartz (Israele 2020, 14′, col)
DOWNBOUND WAYFARER di Juan-Felipe Balcazar (UK/Colombia 2019, 16′, col) EXTRA SAUCE di Alireza Ghasemi (Germania 2019, 13′, col)
EYES OF THE SEA di Tang Li (Cina 2020, 14′ col)
FIRUL ROSU / THE RED STRING di Alexandra Fuscas (Romania 2019, 5′, col)
LA VIRGEN, LA VIEJA, EL VIAJE di Natalia Luque (Cile/USA/Spagna 2020, 9′, col)
• Fuori Concorso – Corti / Programma EDUCATIONAL
AFRICA BIANCA di Filippo Foscarini, Marta Violante (Italia 2020, 25′, b/n) SCENE DA UN LABORATORIO di Luigi Barletta (Italia 2020, 51′, col)
• Fuori Concorso – Film Commission
1974 1979. LE NOSTRE FERITE di Monica Repetto (Italia 2020, 58′, col e b/n) NUOVO CINEMA PARALITICO di Davide Ferrario (Italia 2020, 86′, col)
• Fuori Concorso – Premio Maria Adriana Prolo
DUE SCATOLE DIMENTICATE – VIAGGIO IN VIETNAM di Cecilia Mangini (Italia 2020, 57′, col e b/n)
Le stanze di Rol (sezione a cura di Pier Maria Bocchi)
ANINSRI DAENG / RED ANINSTI; OR TIPTOEING ON THE STILL TREMBLING BERLIN WALL di Ratchapoom Boonbunchachoke (Tailandia, 2020, 30′, col., nella foto)
ANTIDISTURBIOS / RIOT POLICE di Rodrigo Sorogoyen (Spagna, 2020, col.)
BREEDER di Jens Dahl (Danimarca, 2020, 107′, col.)
THE DARK AND THE WICKED di Bryan Bertino (USA, 2020, 93′, col.)
EL ELEMENTO ENIGMÁTICO / ANONYMOUS ANIMALS di Alejandro Fadel (Argentina 2020, 40’, col.)
FRIED BARRY di Ryan Kruger (Sudafrica, 2020, 99′, col.)
FUNNY FACE di Tim Sutton (USA, 2020, 95′, col.)
LUCKY di Natasha Kermani (USA, 2020, 81′, col.)
MOM, I BEFRIENDED GHOSTS di Sasha Voronov (Russia, 2020, 66’, col.)
THE OAK ROOM di Cody Calahan (Canada, 2019, 89′, col.)
THE PHILOSOPHY OF HORROR – A SYMPHONY OF FILM THEORY di Péter Lichter, Bori Máté (Ungheria, 2020, 60′, col.)
REGRET di Santiago Menghini (Canada, 2020, 16’, col.)
TFFdoc
• TFFdoc / Paesaggio
DEAR WERNER – WALKING ON CINEMA di Pablo Maqueda (Spagna, 2020, 80’, col.)
BACKYARD di Khaled Abdulwahed (Germania, 2018, 26′, col.)
A MACHINE TO LIVE IN di Yoni Goldstein, Meredith Zielke (USA-Brasile, 2020, 87′, col.)
SULLE TRACCE DI GOETHE IN SICILIA di Peter Stein (Italia, 2020, 89’, col.)
VIRAR MAR – MEER WERDEN / BECOMING SEA di Philipp Hartmann, Danilo Carvalho, (Germania/Brasile 2020, 85’, col.)
MY OWN LANDSCAPES di Antonine Chapon (Francia, 2020, 19’, col.) OPERATION JANE WALK di Leonhard Müllner, Robin Klengel (Austria, 2018, 17′)
• TFFdoc/Fuori Concorso
GUNDA di Victor Kossakovsky (Norvegia-USA, 2020, 93′, b/n)
Nonostante condividiamo il pianeta con miliardi di animali da fattoria, siamo spesso portati a considerarli come una mera risorsa da cui trarne un’utilità, ignorando totalmente la loro sensibilità. Gunda, attraverso il punto di vista di un maiale o il muggito di una mucca, dimostra come non siamo l’unica specie in grado di provare emozioni, avere coscienza o volontà: l’incontro con una scrofa e i suoi cuccioli, con due mucche ingegnose o ancora con un pollo da una sola zampa, ci ricorda il valore della vita di tutti gli animali che abitano il pianeta, compresa la nostra.
• Internazionale.doc
UN CUERPO ESTALLÓ EN MIL PEDAZOS di Martin Sappia, Argentina, 2020, 91’, col. e b/n
Una vita segnata dal vagabondaggio. Un personaggio che non ha lasciato indizi o mappe da seguire. Niente che riporti qualcosa su di lui. Le sue opere non avevano copioni ed esistevano solo nella fugacità del momento. Jorge Bonino era un artista non classificabile. Ha conquistato l’Europa senza interprete, usando un linguaggio inventato che tutti capivano. Un amico immaginario ha mappato le tracce che il suo corpo ha lasciato nello spazio, attraverso le storie di una vita possibile.
THE LAST HILLBILLY di Diane Sara Bouzgarrou & Thomas Jenkoe, Francia/Qatar, 2020, 80′, col. Talcum, Kentucky orientale, remota area rurale degli Appalachi dove la gente si sente poco americana. Brian Ritchie e la sua famiglia vivono da decenni in questa zona, un tempo terra di fiorenti miniere. Anno dopo anno, hanno visto svilupparsi un mix esplosivo di declino economico, disastro ecologico e violenza sociale. Li chiamano “hillbillies”, cioè bifolchi o zotici montanari, un insulto diventato per molti un segno identitario. Tra questi lo stesso Brian, che vive intrappolato tra un passato mitico e un futuro senza prospettive. È uno degli ultimi testimoni di un mondo che sta scomparendo e che, proprio per questo, ispira la sua poesia.
MÃES DO DERICK / MOTHERS OF DERICK di Dê Kelm (Brasile, 2020, 87′, col.)
Tammy è la madre di Derick; ma anche Bruna, Chiva e Ana lo sono. Il film racconta la vita di queste quattro donne che, insieme, crescono Derick, un bambino di nove anni. Lesbiche, bisessuali, non monogame e anarchiche, le mamme di Derick costruiscono la casa dove crescere il proprio figlio in una foresta sulla costa meridionale del Brasile, nonostante le minacce di sfratto da parte della polizia. Tutti insieme cantano e suonano in un film che utilizza due stili apparentemente inconciliabili: il documentario d’osservazione e il musical.
MAPPING LESSONS di Philip Rizk (Egitto, 2020, 61’, col.)
K. parte per il Levante colonizzato muovendosi nel tempo e nello spazio verso le zone dove si combattono i nuovi conflitti anticoloniali, in costante conversazione con persone da tutto il mondo. Riceve lezioni sull’agro-ecologia e sull’autogoverno, sulle energie sostenibili e su una possibile educazione al di fuori di un’ottica statalista. Ispirato alla storia siriana prima della creazione degli stati-nazione e dopo il parziale ritiro del governo dalle aree resistenti, il viaggio di K. racconta esperimenti sociali che possono diventare manuali per le generazioni future.
OUVERTURES The Living and the Dead Ensemble (Regno Unito/Francia, 2020, 132′, col.)
In Francia un ricercatore di Haiti cerca di leggere il passato attraverso lo studio stratigrafico del calcare giurassico. Contemporaneamente, ad Haiti, un gruppo di giovani attori traduce e prova Monsieur Toussaint, una pièce teatrale scritta da Édouard Glissant nel 1961. L’opera racconta gli ultimi giorni di vita di Louverture Toussaint, il rivoluzionario haitiano morto nel 1803 in esilio in una prigione sulle alpi francesi. Durante lo spettacolo gli attori iniziano a essere posseduti dai personaggi che interpretano, e alla fine il fantasma di Tossiamo si unisce alla compagnia e li guida in un viaggio verso un nuovo esilio.
A RIFLE AND A BAG di NoCut Film Collective (India/Romania/Italia/Qatar, 2020, 89′)
Somi e suo marito Sukhram si sono conosciuti giovanissimi, negli anni ’60, mentre combattevano tra le file del gruppo maoista dei Naxaliti, durante la guerriglia per rivendicare i diritti della comunità tribali indiane. Qualche anno fa hanno abbandonato il movimento e si sono arresi alla polizia. Ora vivono in una colonia costruita insieme ad altri ex compagni, ma lo status sociale di combattenti arresi sta coinvolgendo i loro figli, compromettendone il futuro: nonostante Somi e Sukhram cerchino di garantire loro la migliore educazione possibile, i loro ragazzi sono esposti a costanti rischi.
U SLAVU LJUBAVI / IN PRAISE OF LOVE di Tamara Drakuli (Serbia, 2020, 80′, col.)
Abbandonandosi al proprio mondo fatto di miti, incontri avventurosi e riflessioni sulla realtà che lo circonda, Beto mostra allo spettatore un luogo affascinante: l’ignoto. Un villaggio messicano entra in relazione con Shakespeare; alcune leggende locali con le tragedie romantiche; la vita contemporanea con la storia passata. In un simile percorso, l’amore resta un concetto fondamentale e la cura di sé stessi si rivela indissolubilmente legata alla cura dell’altro. Dopo Ocean (2014) e Wind (2016), Tamara Drakulić torna al Torino Film Festival con un documentario dal sapore magico e antropologico.
ZAHO ZAY / THE DICE KILLER Maéva Ranaïvojaona, Georg Tiller (Austria-Francia-Madagascar, 2020, 79′, col.)
Una giovane donna che lavora come custode in una prigione del Madagascar trascorre le giornate sognando a occhi aperti il padre, scomparso diversi anni prima dopo aver ucciso il suo stesso fratello. Nell’immaginazione della donna, l’uomo si trasforma in un killer leggendario che vaga per il paese e che tira dadi magici per decidere la sorte delle sue vittime. In segreto la donna spera un giorno di vederlo comparire tra i prigionieri, ma quando un nuovo detenuto sostiene di conoscerlo veramente, le sue fantasie si trasformano in incubi.
• Italiana.doc
AL LARGO di Anna Marziano (Italia, 2020, 61′, col.)
Con un flusso immersivo di parole e immagini, Al largo avvicina lo spettatore all’esperienza del dolore. Oltre l’opposizione fra egoismo e altruismo, la solidarietà e la cura dell’altro diventano azioni esistenziali in grado da sole di opporsi al potere eccessivo della vita. Dopo De la mutabilité de toute chose et de la possibilité d’en changer certaines (2011), Variations ordinaires (2012) e Al di là dell’uno (2017), Anna Marziano torna al Festival con il suo ultimo lavoro, influenzato dalla lettura di Nietzsche e Donald Winnicott.
DA LONTANO, PIÙ FORTE di Annamaria Macripò (Italia, 2019, 50′, col.)
Le pagine di un diario lungo vent’anni fanno riemergere memorie, ricordi, sogni e sensazioni di un periodo legato a doppio filo alla malattia e successivamente alla scomparsa della madre della regista. Come in un dialogo mai interrotto, immagini, suoni e fotografie, collegate al presente dalla voce fuori campo, raccontano la personale storia di un rapporto madre-figlia attraverso l’ausilio di piccole “capsule del tempo” piene di ricordi. In parallelo, una seconda voce narrante legge le parole di Roland Barthes in Journal de Deuil, lasciate a testimonianza del suo lutto.
FILM Fabrizio Bellomo (Italia-Serbia-Albania-Germania 2020, 57’, col.)
La “fabbrica diffusa” si espande. Il film la racconta tra edifici abbandonati, miniere trasformate in attrazioni turistiche, opifici dell’Europa dell’est riconvertiti alla produzione di automobili italiane; attraversa città e paesi industriali come Sesto San Giovanni (ex Stalingrado d’Italia) e Lumezzane (la città “officina” del bresciano) oggi trasfigurati. I luoghi, le immagini, i suoni. L’autore appunta e racconta mescolando telefonate, conferenze, poesie, vecchi film, spot della tv jugoslava, balletti russi, performance sperimentali. Un unico flusso che si espande in molteplici sensi e direzioni. Proprio come la fabbrica.
KUFID di Elia Moutamid (Italia, 2020, 56′, col.)
Dopo alcune settimane trascorse in Marocco alla ricerca di luoghi e storie per un film sull’urbanizzazione e sul territorio, Elia Moutamid torna a Brescia, dove vive dopo esservisi trasferito da piccolo con la famiglia, per continuare il progetto. La pandemia lo costringe però a restare chiuso in casa e ad avviare un percorso autobiografico: Kufid è il risultato di quel percorso, un film girato durante la pandemia ma non dedicato a essa. E oltre i dubbi e le riflessioni sollevate da un virus che sconvolge famiglie e abitudini, sembra emergere un unico punto fermo: «Inch’Allah» (se Dio vuole).
PINO Walter Fasano (Italia, 2020, 60′, bn/col., foto di Elisabetta Catalano)
Roma, 1968: l’artista Pino Pascali, all’apice del percorso artistico, muore a poco più di trent’anni in un incidente in motocicletta. Cinquant’anni dopo il Museo Pascali di Polignano a Mare, in Puglia, terra d’origine di Pino, compra ed espone la sua opera Cinque Bachi da Setola e un Bozzolo. Attraverso le fotografie di Pino Musi e dello stesso Pino Pascali, il racconto del ritorno di un’opera nei luoghi delle proprie origini è l’occasione per una riflessione su Pascali, in una dimensione narrativa in cui spazio e tempo si piegano e si cancellano.
SAN DONATO BEACH di Fabio Donatini (Italia, 2020, 80′, col.)
La calda estate di un quartiere popolare di Bologna: il ritmo e la reiterazione dei silenzi, i grilli pomeridiani e i suoni antichi accompagnano la desolazione e il coraggio delle persone che vi abitano. Tra il saggio visivo e il documentario musicale, uno sguardo umanista e divertito che usa l’afa estiva, la periferia assolata e le vecchie canzonette per elaborare una serie di appunti tragicomici sulla solitudine.
I TUFFATORI di Daniele Babbo (Italia/Bosnia ed Erzegovina, 2020, 74′, col.)
A Mostar in Bosnia ed Erzegovina, tutti i giorni da duecento anni i tuffatori si lanciano dallo Stari Most, il “ponte vecchio” costruito nel sedicesimo secolo: una tradizione che si tramanda di generazione in generazione e che non è stata interrotta neppure durante la guerra, nonostante il ponte, nel 1993, sia stato distrutto. Alcuni dei tuffatori portano sul corpo e nella mente i segni del conflitto, mentre i più giovani, alla ricerca del gesto perfetto, pensano al futuro. Una visione intima ed esclusiva sulla vita di un gruppo di uomini che incarnano la storia e i sentimenti del popolo di cui fanno parte.
LA VERSIONE DI JEAN di Manuela Cencetti, Jean Diaconescu, Stella Iannitto (Italia, 2020, 50’, col.)
Per quindici anni, alla periferia Nord di Torino, è esistito il campo rom di Lungo Stura Lazio, il cosiddetto Platz. Era una delle baraccopoli più grandi d’Europa. La versione di Jean è la storia di un uomo che con il suo cellulare filma e registra diversi momenti di vita quotidiana del campo, fino alla sua totale distruzione. Ora, nel grande spazio rimasto vuoto dopo lo sgombero, riaffiorano i suoi ricordi.
BACK TO LIFE
AVERE VENT’ANNI / TO BE TWENTY di Fernando Di Leo (Italia, 1978, 94′, col.)
BLOB – OMAGGIO A ANTONELLA RUCCI di Antonella Rucci (Italia, 2020, 58’ col e b/n) UN BRINDISI GEORGIANO di Giuliano Fratini (Italia/Russia, 2020, 16’, col.)
IL FEDERALE di Luciano Salce (Italia, 1961, 100, b/n)
IYULSKIY DOZHD / PIOGGIA DI LUGLIO di Marlen Khutsiev (Urss, 1967, 107′, b/n) IL NERO di Giovanni Vento, Italia (1967, 108′, b/n)
LO STAGIONALE di Alvaro Bizzarri, Svizzera, (1970/1973, 55′, b/n)
LA SUISSE S’INTERROGE di Henry Brandt (Svizzera, 1964, 16′, col.)
LE MASTERCLASS
Il Torino Film Festival organizza un programma di Masterclass: una serie di incontri con i grandi protagonisti e autori del cinema contemporaneo internazionale pensati come una chiacchierata in libertà che non si limita ad una lezione di cinema ma che va oltre, mettendo in luce curiosità inedite dei protagonisti. Le Masterclass sono organizzate in collaborazione con Università degli Studi di Torino e Politecnico di Torino che hanno selezionato e formato venti studenti che prenderanno parte attivamente agli incontri interloquendo con i relatori.
Women in Cinema: le voci in evoluzione delle donne nel cinema
con le giurate del concorso Torino38
L’incontro, curato da Fedra Fateh, affronterà il ruolo delle donne nel cinema, i passi avanti, le sfide, le strategie messe in campo per raggiungere una parità di genere in ogni ambito del cinema. Le donne sono la metà del mondo e del mondo creano anche l’altra metà. Eppure nel cinema sono sottorappresentate. Le registe, le produttrici, le montatrici sono meno dei loro corrispettivi maschili. Spesso sono silenziose o addirittura assenti dallo schermo. Nel tempo sono stati fatti dei progressi, ma non abbastanza. Durante il dialogo si affronterà inoltre il tema dell’influenza della rappresentazione delle donne sulla vita delle ragazze e delle donne in tutto il mondo. Protagoniste dell’incontro saranno le componenti della giuria.
La mia piccola Sama, Waad Al Kateab (For Sama, Uk, 2019, 100’) Sabato 21 novembre, in streaming alle ore 18.00
Spedizione torinese
con Aleksandr Sokurov e i suoi allievi dell’Università Statale di San Pietroburgo
L’incontro, curato da Alena Shumakova, mette al centro del dialogo con il maestro del cinema russo contemporaneo Alexandr Sokurov il corso in “Regia del cinema di fiction e documentario e montaggio” che dal 2019 tiene presso l’Università Statale per il Cinema e la Televisione di San Pietroburgo. “Il lavoro con personalità già formate esige un’attenzione particolare. Meno di tutto vorrei cambiare o modificare il loro punto di vista sul mondo. Il nostro compito è quello di aiutare gli studenti a trovare la propria strada nell’arte, indirizzarli, rispondere a alle domande che stanno loro a cuore”, dice Sokurov, la cui opera straordinaria è riconosciuta in tutto il mondo.
Il tempo degli inizi, 12 corti degli allievi di Aleksandr Sokurov Domenica 22 novembre, in streaming alle ore 18.00
Cinema e uguaglianza sociale per un mondo più giusto e sostenibile
con Taghi Amirani e Walter Murch
L’incontro, curato da Fedra Fateh, mette al centro il cinema come strumento di lotta per la giustizia sociale e i diritti umani, esplorando il modo in cui i film educano e muovono il pubblico a proposito di questioni controverse che non sempre la politica è in grado ad affrontare. Documentari e film di finzione sollevano questioni complesse che uniscono e dividono le persone. Dai film indipendenti ai blockbuster hollywoodiani, il cinema ci spinge verso un mondo più inclusivo, giusto e sostenibile. Attraverso il dialogo con il fisico e regista di documentari iraniano Taghi Amirani e Walter Murch (montatore di film come Il padrino – Parte III, La conversazione, Il paziente inglese) si ripercorrerà la storia della lavorazione del loro film così difficile e rischioso da realizzare, discutendo su quanto i film siano in grado spingere il pubblico verso una maggior responsabilità civile e sociale.
Coup 53, Taghi Amirani (Irlanda, 2019, 120’) Mercoledì 25 novembre, in streaming alle ore 18.00
Formare le nuove generazione di filmmaker e attivisti
con Mohsen Makhmalbaf
L’incontro, curato da Fedra Fateh e Vahid Rastgou, parte dal cinema di Mohsen Makhmalbaf, uno dei più grandi registi iraniani, che da sempre usa il potere del cinema per favorire un cambiamento nel mondo. Partendo dal suo cinema e dal suo lavoro e approfondendo anche il suo ruolo di educatore, si approderà al concetto fondamentale per il regista secondo il quale se il cinema non è in grado di cambiare la società, allora è inutile. Tra i suoi tanti lavori capaci d’ispirare idee e azioni, si è scelto di proporre in programma The Afghan Alphabet (2002) per mostrare cosa è in grado di fare il cinema: girato con una piccola camera digitale, il film ha spinto il governo iraniano a consentire ai bambini afgani di frequentare le scuole, influenzando così la vita di centinaia di migliaia di persone. In programma anche, Hello Cinema, un’altra forma di riflessione sul potere del cinema.
The Afghan Alphabet, Mohsen Makhmalbaf (Iran, 2002, 45’) Hello Cinema, Mohsen Makhmalbaf (Iran, 1995, 75’)
Giovedì 26 novembre, in streaming alle ore 18.00
Ogni giorno alle ore 14 verranno pubblicati su MYmovies nuovi titoli che rimarranno disponibili per 48 ore dalla pubblicazione sulla piattaforma. Questa regola non si applica ad alcuni spettacoli per i quali sarà comunque chiaramente indicato l’orario di inizio della programmazione e la durata della disponibilità.
L'appuntamento è dal 20 al 28 novembre.
Tariffe e informazioni tecniche
Singolo spettacolo: 3,50 euro
Carnet da 10 spettacoli: 30,00 euro (da scegliere contestualmente all’acquisto del carnet)
Abbonamento a tutto il festival: 49,00 euro
Abbonamento sostenitore: 100,00 euro (comprende l’invio di alcune pubblicazioni del Torino Film Festival)
La visione dei film privi del visto di censura non è consentita ai minorenni.
Oltre alla sala virtuale su MYmovies, per questa edizione digitale, il Torino Film Festival ha messo a punto un palinsesto di incontri e iniziative che saranno trasmessi in streaming gratuito per tutti sul canale YouTube del festival > https://www.youtube.com/user/TorinoFilmFestival.
I film sono fruibili da PC e Mac con l’ultima versione di Google Chrome installata, oppure Tablet e Smartphone di ultima generazione. In TV la visione è disponibile solo via Chromecast o AppleTV via AirPlay.
A partire dal 16 novembre, sarà possibile acquistare il singolo accesso alla visione di uno specifico film e gli abbonamenti a tutta la manifestazione.
Gli abbonati potranno fruire di tutti gli spettacoli fino a esaurimento posti.
Sempre in streaming saranno trasmesse anche l’apertura e la chiusura del Festival, oltre a due eventi speciali, RadioAMARCORD (prodotto da Fonderia Mercury per la regia di Sergio Ferrentino), e Visioni Resistenti (curato Maurizio Pisani per la regia di Federico Mazzi), e alla cerimonia di conferimento del premio Stella della Mole per l’Innovazione Artistica a Isabella Rossellini.
Inoltre sul sito del Torino Film Festival il pubblico troverà, presentazioni, Q&A e contenuti speciali per conoscere meglio i film della selezione e i loro autori.
Il programma dettagliato e le modalità di fruizione saranno disponibili sul sito www.torinofilmfest.org prima dell’inizio del festival.
TORINO 38 – FILM IN CONCORSO
BOTOX di Kaveh Mazaheri (Iran-Canada, 2020, 97′, col.)
Akram e Azar sono sorelle. Entrambe mentono sulla scomparsa del fratello, dicendo a tutti che è fuggito in Germania. Con il tempo la bugia diventa sempre più ingestibile, arrivando a condurre le protagoniste in luoghi oscuri e misteriosi. Un dramma domestico costruito attorno ai temi del doppio, della verità e della menzogna e capace di passare con assoluta naturalezza dalla black comedy al giallo, dal visionario all’onirico. Audace nella forma, geometrico e precisissimo nello stile, fonde slapstick, Tex Avery e Blake Edwards con echi del cinema di Ioseliani ed elementi di poesia surreale.
CAMP DE MECI POPPY FIELD di Eugen Jebeleanu (Romania, 2020, 81′, col.)
Cristi è un giovane poliziotto rumeno che vive un’esistenza conflittuale rispetto alla sua identità: lavora in un ambiente gerarchico e maschilista ma è omosessuale e cerca di conservare gelosamente il segreto sulla sua vita privata. Nei giorni in cui Hadi, il ragazzo con cui ha una relazione a distanza, è venuto a fargli visita dalla Francia, Cristi viene chiamato per un intervento: un gruppo nazionalista e omofobo ha interrotto la proiezione di un film a tematica lgbtqi+. Quando uno dei manifestanti minaccia di smascherarlo, Cristi perde il controllo.
CASA DE ANTIGUIDADES MEMORY HOUSE di João Paulo Miranda Maria (Brasile/Francia, 2020, 93′, col.)
Cristovam, un uomo di colore originario delle zone rurali del nord del Brasile, si trasferisce in una città del sud, una ricca ex colonia austriaca, per lavorare in una fabbrica di latte. Costantemente a contatto con persone xenofobe e conservatrici, il protagonista si sente estraneo rispetto alla comunità e solo. Quando scopre una casa abbandonata piena di oggetti che lo riportano alle sue origini, decide di trasferirsi in quel luogo dove piano piano i ricordi sembrano prendere vita spingendolo verso una trasformazione radicale. Un esordio magico che affonda nella tradizione folkloristica brasiliana per portare in scena le tensioni sociali e culturali dell’oggi.
THE EVENING HOUR di Braden King (USA, 2020, 115’, col.)
Un tempo Dove Creek, in West Virginia, era la classica florida cittadina mineraria americana. Oggi, questa comunità post-industriale è in declino. Cole Freeman lavora come collaboratore sanitario a domicilio, occupandosi degli anziani ma neppure la vendita illecita di antidolorifici riesce a fargli sbarcare il lunario. Come tanti della sua generazione vuole cambiare vita ma le opportunità sono sempre poche e l’ambiente che lo circonda è in costante cambiamento. Cole appartiene a una generazione intrappolata in un vortice di paura esistenziale, mancanza di opportunità e inadeguatezza.
EYIMOFE THIS IS MY DESIRE di Arie & Chuko Esiri (Nigeria, 2020, 110′, col.)
Mofe e Rosa vivono a Lagos, in Nigeria. Lui lavora in fabbrica, lei fa la parrucchiera e insieme progettano di emigrare all’estero per trovare una vita migliore. Il destino ostacola però i loro piani, e quando la realizzazione del loro sogno sfuma si vedranno costretti a riconsiderare anche la possibilità di costruire nel loro stesso mondo il futuro che desiderano. Dalla Nigeria un esordio potente in cui il dramma, ma anche la pazienza e la capacità di elaborare delle soluzioni, assumono le forme della quotidianità. Mofe and Rosa live in Lagos.
HOCHWALD WHY NOT YOU di Evi Romen (Austria/Belgio, 2020, 107’, col.)
Mario ama danzare, ma per uno come lui la danza non potrà mai diventare un lavoro. Mario infatti è tossicodipendente e vive in povertà con la madre. Mentre si trova a Roma, viene coinvolto con l’amico Lenz in un attacco terroristico: Lenz muore, Mario resta illeso. Tornato al paese, viene accolto con indifferenza dai compaesani. Questa reazione finisce per destabilizzarlo ulteriormente. Quando incontra Nadim, un ragazzo che distribuisce il Corano e che insieme ai suoi fratelli lo aiuta a combattere la propria dipendenza, decide di convertirsi all’islamismo. Per il paese è un affronto. Dietro a tutte le sofferenze, il cuore di Mario batte ancora per la danza.
LAS NIÑAS SCHOOLGIRLS di Pilar Palomero (Spagna, 2020, 97′, col.)
Celia ha undici anni e studia in una scuola di suore a Saragozza, dove vive con la madre. Insieme a Brisa, una nuova compagna di classe appena trasferitasi da Barcellona, si avviano verso l’adolescenza. Crescendo, nella Spagna dell’Expo e dei Giochi Olimpici del 1992, Celia scopre che la vita è fatta di molte verità, e di qualche bugia. L’esordio alla regia di Pilar Palomero non è solo il racconto della sua, vita ma anche il ritratto di molte donne spagnole cresciute negli anni Novanta, divise tra uno stile di vita tradizionale e uno ben più moderno fortemente caratterizzato dall’emancipazione.
MI ZHOU GUANGZHOU MICKEY ON THE ROAD di Lu Mian Mian (Taiwan, 2020, 95′, col.)
Mickey e Gin Gin sono migliori amiche. Mickey si prende cura della madre che soffre di depressione; nel tempo libero frequenta il tempio cercando di unirsi alla squadra maschile di arti marziali. Gin Gin, più impulsiva, si guadagna da vivere ballando nelle discoteche. Quando Gin Gin escogita un piano per incontrarsi con Jay a Guangzhou, in Cina, Mickey decide di cercare il padre che anni prima aveva abbandonato lei e la madre. Affrontando situazioni a volte comiche, a volte brutali, Mickey e Gin Gin rafforzano la loro amicizia e raggiungono una matura consapevolezza di sé. Taiwan.
NAM-MAE-WUL YEO-REUM-BAM MOVING ON di Yoon Dan-bi (Korea, 2020, 105’, col.)
Durante le vacanze estive, Okju e Donju si trasferiscono nella casa del nonno dopo il dissesto finanziario del padre. Mentre il giovane Dongju si adatta immediatamente, Okju prova invece un forte disagio. L’arrivo della sorella del padre, prossima al divorzio, cambia per fortuna le cose, e anche Okju comincia ad apprezzare la nuova vita in famiglia. Tuttavia, quando il nonno si ammala, zia e padre decidono di mandare l’uomo in una casa di cura e mettere in vendita la casa.
REGINA di Alessandro Grande (Italia, 2020, 82′, col.)
Regina, una ragazza di quindici anni che ha perso la madre anni prima, sogna di fare la cantante. Il padre, Luigi, che rappresenta ormai tutta la sua famiglia, crede molto nel talento della figlia e non smette mai di supportarla. D’altra parte Luigi la capisce bene perchè lui stesso ha dovuto rinunciare alla propria carriera musicale proprio per stare vicino alla figlia. Il loro legame sembra fortissimo, indissolubile, almeno fino a quando, un giorno, un evento imprevedibile cambierà le loro vite.
SIN SEÑAS PARTICULARES IDENTIFYING FEATURES di Fernanda Valadez (Messico-Spagna, 2020, 97′, col.)
Magdalena non ha più notizie del figlio da quando, mesi prima, ha lasciato il Messico per andare negli Stati Uniti. Le autorità spingono perché Magdalena firmi un certificato di morte, ma l’incontro con un genitore in lutto spinge la donna a intraprendere un lungo viaggio per capire quale sia stato il destino del figlio. Magdalena incontrerà Miguel, un ragazzo costretto a rimpatriare dagli Stati Uniti, e con lui affronta la violenza e la desolazione di un paese profondamente cambiato. Un esordio secco, capace di raccontare attraverso una storia privata il dramma condiviso da un intero paese.
WILDFIRE di Cathy Brady (Regno Unito/Irlanda, 2020, 85′, col.)
Lauren e Kelly sono sorelle legatissime, cresciute in una piccola città irlandese. Le loro strade si sono separate dopo la morte della madre e Lauren è rimasta sola ad affrontare l’oscuro e traumatico passato della famiglia. Data per dispersa da più di un anno, un giorno Kelly torna improvvisamente a casa. Dopo l’iniziale tensione le due donne ritrovano l’equilibrio andato inevitabilmente perduto. Unite più che in passato, Lauren e Kelly vogliono fare chiarezza sui segreti della loro famiglia: tuttavia la loro ricerca non è ben vista in città, dove si cerca di nascondere la verità e chi la cerca.
Fuori Concorso
Nella sezione Fuori Concorso, tra gli altri, troveranno posto un excursus nel mondo del teatro con il film di un grande maestro del cinema francese come Paul Vecchiali (Une soupçon d’amour) e quello di un emergente autore italiano come Francesco Lagi che presenta il suo Quasi Natale. Molto spazio anche al cinema del reale con numerosi progetti che ruotano intorno a grandi figure di artisti e intellettuali. Italiani, come Franca Valeri protagonista di Zona Franca di Steve Della Casa, o l’artista torinese Ezio Gribaudo al centro di Ezio Gribaudo – La bellezza ci salverà di Alberto Bader o ancora Goffredo Fofi raccontato da Felice Pesoli nel bellissimo Suole di vento – Storie di Goffredo Fofi. E stranieri come il ritratto del leggendario fotografo Helmut Newton realizzato da Gero von Boehm, Helmut Newton: The Bad and the Beautiful. Tanto cinema italiano, quindi, che siamo molto contenti di poter presentare in anteprima; a quelli citati si aggiungono altri film coraggiosi come Io sono Vera di Beniamino Catena, film arditi come l’ideale proseguimento di un cult del cinema italiano firmato da Toni D’Angelo (Calibro 9) e ancora film rigorosi come Il buco in testa di Antonio Capuano.
• Fuori Concorso
BILLIE di James Erskine (UK, 2019, 96’, col e b/n)
Collaborazione con SeeYouSound
IL BUCO IN TESTA di Antonio Capuano (Italia 2020, 95’, col)
CALIBRO 9 di Tony D’Angelo (Italia 2020, 90′, col)
CLEANERS di Glenn Barit (Filippine 2019, 78′, col e b/n)
UNE DERNIÈRE FOIS di Olympe de G. (Francia 2020, 70′, col) Collaborazione con Fish&Chips
HELMUT NEWTON: THE BAD AND THE BEAUTIFUL di Gero von Boehm (USA/Germania 2020, 93′, col e b/n)
IN THE MOOD FOR LOVE di Kar-Wai Wong (Hong Kong/Cina 2000, 98′, col) – RESTAURO (nella foto)
VERA DE VERDAD di Beniamino Catena (Italia/Cile 2020, 101′, col)
THE SALT IN OUR WATERS di Rezwan Shahriar Sumit (Bangladesh/Francia 2020, 100′, col) TorinoFilmLab
A SHOT THROUGH THE WALL di Aimee Long (USA 2020, 90′, col) TOORBOS – DREAM FOREST di Rene Van Rooyen (Sud Africa 2020, 117′, col)
• Fuori Concorso – Documentari
L’ANFORA DI CLIO di Mario Acampa, Riccardo Alessandri (Italia 2020, 55′, col)
EZIO GRIBAUDO – LA BELLEZZA CI SALVERÀ di Alberto Bader (Italia 2020, 84′, col)
SUOLE DI VENTO – STORIE DI GOFFREDO FOFI di Felice Pesoli (Italia 2020, 81′, col)
MY AMERICA di Barbara Cupisti (Italia 2020, 96′, col)
RIONE SANITÀ, LA CERTEZZA DEI SOGNI di Massimo Ferrari (Italia 2020, 57′, col)
LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI di Ilaria Freccia (Italia 2020, 83′, col e b/n)
LA SCUOLA PROSSIMA di Alberto Momo (Italia 2020, 69′, col)
TORINO 2020 – STORIE DA UN ALTRO MONDO di Alessandro Bignami (Italia 2020, 36′, col) ZONA FRANCA di Steve Della Casa (Italia 2020, 55′, col e b/n)
• Fuori Concorso – Tracce di teatro
QUASI NATALE di Francesco Lagi (Italia 2020, 87′, col)
UN SOUPÇON D’AMOUR di Paul Vecchiali (Francia 2020, 92′, col)
• Fuori Concorso – Corti
(R)ESISTI di Davide Bongiovanni (Italia 2020, 20′, col)
• Fuori Concorso Corti / Programma ISSUES
THE BONEFISH di Daniel Houghton (USA 2020, 8′, col)
IN THE IMAGE OF GOD di Bianca Rondolino (Italia 2020, 15′, col) LET US FORGET di Marcus Hanisch (Germania 2020, 15′, col)
SHUT UP di Noa Aharoni Maor (Israele 2020, 16′, col)
SILENCE di Sean Lìonadh (UK 2020, 11′, col)
TESLIMAT / THE DELIVERY di Dogus Ozokutan (Cipro 2020, 11′, col)
• Fuori Concorso Corti / Programma SCUOLE DI CINEMA
39 di Anat Schwartz (Israele 2020, 14′, col)
DOWNBOUND WAYFARER di Juan-Felipe Balcazar (UK/Colombia 2019, 16′, col) EXTRA SAUCE di Alireza Ghasemi (Germania 2019, 13′, col)
EYES OF THE SEA di Tang Li (Cina 2020, 14′ col)
FIRUL ROSU / THE RED STRING di Alexandra Fuscas (Romania 2019, 5′, col)
LA VIRGEN, LA VIEJA, EL VIAJE di Natalia Luque (Cile/USA/Spagna 2020, 9′, col)
• Fuori Concorso – Corti / Programma EDUCATIONAL
AFRICA BIANCA di Filippo Foscarini, Marta Violante (Italia 2020, 25′, b/n) SCENE DA UN LABORATORIO di Luigi Barletta (Italia 2020, 51′, col)
• Fuori Concorso – Film Commission
1974 1979. LE NOSTRE FERITE di Monica Repetto (Italia 2020, 58′, col e b/n) NUOVO CINEMA PARALITICO di Davide Ferrario (Italia 2020, 86′, col)
• Fuori Concorso – Premio Maria Adriana Prolo
DUE SCATOLE DIMENTICATE – VIAGGIO IN VIETNAM di Cecilia Mangini (Italia 2020, 57′, col e b/n)
Le stanze di Rol (sezione a cura di Pier Maria Bocchi)
ANINSRI DAENG / RED ANINSTI; OR TIPTOEING ON THE STILL TREMBLING BERLIN WALL di Ratchapoom Boonbunchachoke (Tailandia, 2020, 30′, col., nella foto)
ANTIDISTURBIOS / RIOT POLICE di Rodrigo Sorogoyen (Spagna, 2020, col.)
BREEDER di Jens Dahl (Danimarca, 2020, 107′, col.)
THE DARK AND THE WICKED di Bryan Bertino (USA, 2020, 93′, col.)
EL ELEMENTO ENIGMÁTICO / ANONYMOUS ANIMALS di Alejandro Fadel (Argentina 2020, 40’, col.)
FRIED BARRY di Ryan Kruger (Sudafrica, 2020, 99′, col.)
FUNNY FACE di Tim Sutton (USA, 2020, 95′, col.)
LUCKY di Natasha Kermani (USA, 2020, 81′, col.)
MOM, I BEFRIENDED GHOSTS di Sasha Voronov (Russia, 2020, 66’, col.)
THE OAK ROOM di Cody Calahan (Canada, 2019, 89′, col.)
THE PHILOSOPHY OF HORROR – A SYMPHONY OF FILM THEORY di Péter Lichter, Bori Máté (Ungheria, 2020, 60′, col.)
REGRET di Santiago Menghini (Canada, 2020, 16’, col.)
TFFdoc
• TFFdoc / Paesaggio
DEAR WERNER – WALKING ON CINEMA di Pablo Maqueda (Spagna, 2020, 80’, col.)
BACKYARD di Khaled Abdulwahed (Germania, 2018, 26′, col.)
A MACHINE TO LIVE IN di Yoni Goldstein, Meredith Zielke (USA-Brasile, 2020, 87′, col.)
SULLE TRACCE DI GOETHE IN SICILIA di Peter Stein (Italia, 2020, 89’, col.)
VIRAR MAR – MEER WERDEN / BECOMING SEA di Philipp Hartmann, Danilo Carvalho, (Germania/Brasile 2020, 85’, col.)
MY OWN LANDSCAPES di Antonine Chapon (Francia, 2020, 19’, col.) OPERATION JANE WALK di Leonhard Müllner, Robin Klengel (Austria, 2018, 17′)
• TFFdoc/Fuori Concorso
GUNDA di Victor Kossakovsky (Norvegia-USA, 2020, 93′, b/n)
Nonostante condividiamo il pianeta con miliardi di animali da fattoria, siamo spesso portati a considerarli come una mera risorsa da cui trarne un’utilità, ignorando totalmente la loro sensibilità. Gunda, attraverso il punto di vista di un maiale o il muggito di una mucca, dimostra come non siamo l’unica specie in grado di provare emozioni, avere coscienza o volontà: l’incontro con una scrofa e i suoi cuccioli, con due mucche ingegnose o ancora con un pollo da una sola zampa, ci ricorda il valore della vita di tutti gli animali che abitano il pianeta, compresa la nostra.
• Internazionale.doc
UN CUERPO ESTALLÓ EN MIL PEDAZOS di Martin Sappia, Argentina, 2020, 91’, col. e b/n
Una vita segnata dal vagabondaggio. Un personaggio che non ha lasciato indizi o mappe da seguire. Niente che riporti qualcosa su di lui. Le sue opere non avevano copioni ed esistevano solo nella fugacità del momento. Jorge Bonino era un artista non classificabile. Ha conquistato l’Europa senza interprete, usando un linguaggio inventato che tutti capivano. Un amico immaginario ha mappato le tracce che il suo corpo ha lasciato nello spazio, attraverso le storie di una vita possibile.
THE LAST HILLBILLY di Diane Sara Bouzgarrou & Thomas Jenkoe, Francia/Qatar, 2020, 80′, col. Talcum, Kentucky orientale, remota area rurale degli Appalachi dove la gente si sente poco americana. Brian Ritchie e la sua famiglia vivono da decenni in questa zona, un tempo terra di fiorenti miniere. Anno dopo anno, hanno visto svilupparsi un mix esplosivo di declino economico, disastro ecologico e violenza sociale. Li chiamano “hillbillies”, cioè bifolchi o zotici montanari, un insulto diventato per molti un segno identitario. Tra questi lo stesso Brian, che vive intrappolato tra un passato mitico e un futuro senza prospettive. È uno degli ultimi testimoni di un mondo che sta scomparendo e che, proprio per questo, ispira la sua poesia.
MÃES DO DERICK / MOTHERS OF DERICK di Dê Kelm (Brasile, 2020, 87′, col.)
Tammy è la madre di Derick; ma anche Bruna, Chiva e Ana lo sono. Il film racconta la vita di queste quattro donne che, insieme, crescono Derick, un bambino di nove anni. Lesbiche, bisessuali, non monogame e anarchiche, le mamme di Derick costruiscono la casa dove crescere il proprio figlio in una foresta sulla costa meridionale del Brasile, nonostante le minacce di sfratto da parte della polizia. Tutti insieme cantano e suonano in un film che utilizza due stili apparentemente inconciliabili: il documentario d’osservazione e il musical.
MAPPING LESSONS di Philip Rizk (Egitto, 2020, 61’, col.)
K. parte per il Levante colonizzato muovendosi nel tempo e nello spazio verso le zone dove si combattono i nuovi conflitti anticoloniali, in costante conversazione con persone da tutto il mondo. Riceve lezioni sull’agro-ecologia e sull’autogoverno, sulle energie sostenibili e su una possibile educazione al di fuori di un’ottica statalista. Ispirato alla storia siriana prima della creazione degli stati-nazione e dopo il parziale ritiro del governo dalle aree resistenti, il viaggio di K. racconta esperimenti sociali che possono diventare manuali per le generazioni future.
OUVERTURES The Living and the Dead Ensemble (Regno Unito/Francia, 2020, 132′, col.)
In Francia un ricercatore di Haiti cerca di leggere il passato attraverso lo studio stratigrafico del calcare giurassico. Contemporaneamente, ad Haiti, un gruppo di giovani attori traduce e prova Monsieur Toussaint, una pièce teatrale scritta da Édouard Glissant nel 1961. L’opera racconta gli ultimi giorni di vita di Louverture Toussaint, il rivoluzionario haitiano morto nel 1803 in esilio in una prigione sulle alpi francesi. Durante lo spettacolo gli attori iniziano a essere posseduti dai personaggi che interpretano, e alla fine il fantasma di Tossiamo si unisce alla compagnia e li guida in un viaggio verso un nuovo esilio.
A RIFLE AND A BAG di NoCut Film Collective (India/Romania/Italia/Qatar, 2020, 89′)
Somi e suo marito Sukhram si sono conosciuti giovanissimi, negli anni ’60, mentre combattevano tra le file del gruppo maoista dei Naxaliti, durante la guerriglia per rivendicare i diritti della comunità tribali indiane. Qualche anno fa hanno abbandonato il movimento e si sono arresi alla polizia. Ora vivono in una colonia costruita insieme ad altri ex compagni, ma lo status sociale di combattenti arresi sta coinvolgendo i loro figli, compromettendone il futuro: nonostante Somi e Sukhram cerchino di garantire loro la migliore educazione possibile, i loro ragazzi sono esposti a costanti rischi.
U SLAVU LJUBAVI / IN PRAISE OF LOVE di Tamara Drakuli (Serbia, 2020, 80′, col.)
Abbandonandosi al proprio mondo fatto di miti, incontri avventurosi e riflessioni sulla realtà che lo circonda, Beto mostra allo spettatore un luogo affascinante: l’ignoto. Un villaggio messicano entra in relazione con Shakespeare; alcune leggende locali con le tragedie romantiche; la vita contemporanea con la storia passata. In un simile percorso, l’amore resta un concetto fondamentale e la cura di sé stessi si rivela indissolubilmente legata alla cura dell’altro. Dopo Ocean (2014) e Wind (2016), Tamara Drakulić torna al Torino Film Festival con un documentario dal sapore magico e antropologico.
ZAHO ZAY / THE DICE KILLER Maéva Ranaïvojaona, Georg Tiller (Austria-Francia-Madagascar, 2020, 79′, col.)
Una giovane donna che lavora come custode in una prigione del Madagascar trascorre le giornate sognando a occhi aperti il padre, scomparso diversi anni prima dopo aver ucciso il suo stesso fratello. Nell’immaginazione della donna, l’uomo si trasforma in un killer leggendario che vaga per il paese e che tira dadi magici per decidere la sorte delle sue vittime. In segreto la donna spera un giorno di vederlo comparire tra i prigionieri, ma quando un nuovo detenuto sostiene di conoscerlo veramente, le sue fantasie si trasformano in incubi.
• Italiana.doc
AL LARGO di Anna Marziano (Italia, 2020, 61′, col.)
Con un flusso immersivo di parole e immagini, Al largo avvicina lo spettatore all’esperienza del dolore. Oltre l’opposizione fra egoismo e altruismo, la solidarietà e la cura dell’altro diventano azioni esistenziali in grado da sole di opporsi al potere eccessivo della vita. Dopo De la mutabilité de toute chose et de la possibilité d’en changer certaines (2011), Variations ordinaires (2012) e Al di là dell’uno (2017), Anna Marziano torna al Festival con il suo ultimo lavoro, influenzato dalla lettura di Nietzsche e Donald Winnicott.
DA LONTANO, PIÙ FORTE di Annamaria Macripò (Italia, 2019, 50′, col.)
Le pagine di un diario lungo vent’anni fanno riemergere memorie, ricordi, sogni e sensazioni di un periodo legato a doppio filo alla malattia e successivamente alla scomparsa della madre della regista. Come in un dialogo mai interrotto, immagini, suoni e fotografie, collegate al presente dalla voce fuori campo, raccontano la personale storia di un rapporto madre-figlia attraverso l’ausilio di piccole “capsule del tempo” piene di ricordi. In parallelo, una seconda voce narrante legge le parole di Roland Barthes in Journal de Deuil, lasciate a testimonianza del suo lutto.
FILM Fabrizio Bellomo (Italia-Serbia-Albania-Germania 2020, 57’, col.)
La “fabbrica diffusa” si espande. Il film la racconta tra edifici abbandonati, miniere trasformate in attrazioni turistiche, opifici dell’Europa dell’est riconvertiti alla produzione di automobili italiane; attraversa città e paesi industriali come Sesto San Giovanni (ex Stalingrado d’Italia) e Lumezzane (la città “officina” del bresciano) oggi trasfigurati. I luoghi, le immagini, i suoni. L’autore appunta e racconta mescolando telefonate, conferenze, poesie, vecchi film, spot della tv jugoslava, balletti russi, performance sperimentali. Un unico flusso che si espande in molteplici sensi e direzioni. Proprio come la fabbrica.
KUFID di Elia Moutamid (Italia, 2020, 56′, col.)
Dopo alcune settimane trascorse in Marocco alla ricerca di luoghi e storie per un film sull’urbanizzazione e sul territorio, Elia Moutamid torna a Brescia, dove vive dopo esservisi trasferito da piccolo con la famiglia, per continuare il progetto. La pandemia lo costringe però a restare chiuso in casa e ad avviare un percorso autobiografico: Kufid è il risultato di quel percorso, un film girato durante la pandemia ma non dedicato a essa. E oltre i dubbi e le riflessioni sollevate da un virus che sconvolge famiglie e abitudini, sembra emergere un unico punto fermo: «Inch’Allah» (se Dio vuole).
PINO Walter Fasano (Italia, 2020, 60′, bn/col., foto di Elisabetta Catalano)
Roma, 1968: l’artista Pino Pascali, all’apice del percorso artistico, muore a poco più di trent’anni in un incidente in motocicletta. Cinquant’anni dopo il Museo Pascali di Polignano a Mare, in Puglia, terra d’origine di Pino, compra ed espone la sua opera Cinque Bachi da Setola e un Bozzolo. Attraverso le fotografie di Pino Musi e dello stesso Pino Pascali, il racconto del ritorno di un’opera nei luoghi delle proprie origini è l’occasione per una riflessione su Pascali, in una dimensione narrativa in cui spazio e tempo si piegano e si cancellano.
SAN DONATO BEACH di Fabio Donatini (Italia, 2020, 80′, col.)
La calda estate di un quartiere popolare di Bologna: il ritmo e la reiterazione dei silenzi, i grilli pomeridiani e i suoni antichi accompagnano la desolazione e il coraggio delle persone che vi abitano. Tra il saggio visivo e il documentario musicale, uno sguardo umanista e divertito che usa l’afa estiva, la periferia assolata e le vecchie canzonette per elaborare una serie di appunti tragicomici sulla solitudine.
I TUFFATORI di Daniele Babbo (Italia/Bosnia ed Erzegovina, 2020, 74′, col.)
A Mostar in Bosnia ed Erzegovina, tutti i giorni da duecento anni i tuffatori si lanciano dallo Stari Most, il “ponte vecchio” costruito nel sedicesimo secolo: una tradizione che si tramanda di generazione in generazione e che non è stata interrotta neppure durante la guerra, nonostante il ponte, nel 1993, sia stato distrutto. Alcuni dei tuffatori portano sul corpo e nella mente i segni del conflitto, mentre i più giovani, alla ricerca del gesto perfetto, pensano al futuro. Una visione intima ed esclusiva sulla vita di un gruppo di uomini che incarnano la storia e i sentimenti del popolo di cui fanno parte.
LA VERSIONE DI JEAN di Manuela Cencetti, Jean Diaconescu, Stella Iannitto (Italia, 2020, 50’, col.)
Per quindici anni, alla periferia Nord di Torino, è esistito il campo rom di Lungo Stura Lazio, il cosiddetto Platz. Era una delle baraccopoli più grandi d’Europa. La versione di Jean è la storia di un uomo che con il suo cellulare filma e registra diversi momenti di vita quotidiana del campo, fino alla sua totale distruzione. Ora, nel grande spazio rimasto vuoto dopo lo sgombero, riaffiorano i suoi ricordi.
BACK TO LIFE
AVERE VENT’ANNI / TO BE TWENTY di Fernando Di Leo (Italia, 1978, 94′, col.)
BLOB – OMAGGIO A ANTONELLA RUCCI di Antonella Rucci (Italia, 2020, 58’ col e b/n) UN BRINDISI GEORGIANO di Giuliano Fratini (Italia/Russia, 2020, 16’, col.)
IL FEDERALE di Luciano Salce (Italia, 1961, 100, b/n)
IYULSKIY DOZHD / PIOGGIA DI LUGLIO di Marlen Khutsiev (Urss, 1967, 107′, b/n) IL NERO di Giovanni Vento, Italia (1967, 108′, b/n)
LO STAGIONALE di Alvaro Bizzarri, Svizzera, (1970/1973, 55′, b/n)
LA SUISSE S’INTERROGE di Henry Brandt (Svizzera, 1964, 16′, col.)
LE MASTERCLASS
Il Torino Film Festival organizza un programma di Masterclass: una serie di incontri con i grandi protagonisti e autori del cinema contemporaneo internazionale pensati come una chiacchierata in libertà che non si limita ad una lezione di cinema ma che va oltre, mettendo in luce curiosità inedite dei protagonisti. Le Masterclass sono organizzate in collaborazione con Università degli Studi di Torino e Politecnico di Torino che hanno selezionato e formato venti studenti che prenderanno parte attivamente agli incontri interloquendo con i relatori.
Women in Cinema: le voci in evoluzione delle donne nel cinema
con le giurate del concorso Torino38
L’incontro, curato da Fedra Fateh, affronterà il ruolo delle donne nel cinema, i passi avanti, le sfide, le strategie messe in campo per raggiungere una parità di genere in ogni ambito del cinema. Le donne sono la metà del mondo e del mondo creano anche l’altra metà. Eppure nel cinema sono sottorappresentate. Le registe, le produttrici, le montatrici sono meno dei loro corrispettivi maschili. Spesso sono silenziose o addirittura assenti dallo schermo. Nel tempo sono stati fatti dei progressi, ma non abbastanza. Durante il dialogo si affronterà inoltre il tema dell’influenza della rappresentazione delle donne sulla vita delle ragazze e delle donne in tutto il mondo. Protagoniste dell’incontro saranno le componenti della giuria.
La mia piccola Sama, Waad Al Kateab (For Sama, Uk, 2019, 100’) Sabato 21 novembre, in streaming alle ore 18.00
Spedizione torinese
con Aleksandr Sokurov e i suoi allievi dell’Università Statale di San Pietroburgo
L’incontro, curato da Alena Shumakova, mette al centro del dialogo con il maestro del cinema russo contemporaneo Alexandr Sokurov il corso in “Regia del cinema di fiction e documentario e montaggio” che dal 2019 tiene presso l’Università Statale per il Cinema e la Televisione di San Pietroburgo. “Il lavoro con personalità già formate esige un’attenzione particolare. Meno di tutto vorrei cambiare o modificare il loro punto di vista sul mondo. Il nostro compito è quello di aiutare gli studenti a trovare la propria strada nell’arte, indirizzarli, rispondere a alle domande che stanno loro a cuore”, dice Sokurov, la cui opera straordinaria è riconosciuta in tutto il mondo.
Il tempo degli inizi, 12 corti degli allievi di Aleksandr Sokurov Domenica 22 novembre, in streaming alle ore 18.00
Cinema e uguaglianza sociale per un mondo più giusto e sostenibile
con Taghi Amirani e Walter Murch
L’incontro, curato da Fedra Fateh, mette al centro il cinema come strumento di lotta per la giustizia sociale e i diritti umani, esplorando il modo in cui i film educano e muovono il pubblico a proposito di questioni controverse che non sempre la politica è in grado ad affrontare. Documentari e film di finzione sollevano questioni complesse che uniscono e dividono le persone. Dai film indipendenti ai blockbuster hollywoodiani, il cinema ci spinge verso un mondo più inclusivo, giusto e sostenibile. Attraverso il dialogo con il fisico e regista di documentari iraniano Taghi Amirani e Walter Murch (montatore di film come Il padrino – Parte III, La conversazione, Il paziente inglese) si ripercorrerà la storia della lavorazione del loro film così difficile e rischioso da realizzare, discutendo su quanto i film siano in grado spingere il pubblico verso una maggior responsabilità civile e sociale.
Coup 53, Taghi Amirani (Irlanda, 2019, 120’) Mercoledì 25 novembre, in streaming alle ore 18.00
Formare le nuove generazione di filmmaker e attivisti
con Mohsen Makhmalbaf
L’incontro, curato da Fedra Fateh e Vahid Rastgou, parte dal cinema di Mohsen Makhmalbaf, uno dei più grandi registi iraniani, che da sempre usa il potere del cinema per favorire un cambiamento nel mondo. Partendo dal suo cinema e dal suo lavoro e approfondendo anche il suo ruolo di educatore, si approderà al concetto fondamentale per il regista secondo il quale se il cinema non è in grado di cambiare la società, allora è inutile. Tra i suoi tanti lavori capaci d’ispirare idee e azioni, si è scelto di proporre in programma The Afghan Alphabet (2002) per mostrare cosa è in grado di fare il cinema: girato con una piccola camera digitale, il film ha spinto il governo iraniano a consentire ai bambini afgani di frequentare le scuole, influenzando così la vita di centinaia di migliaia di persone. In programma anche, Hello Cinema, un’altra forma di riflessione sul potere del cinema.
The Afghan Alphabet, Mohsen Makhmalbaf (Iran, 2002, 45’) Hello Cinema, Mohsen Makhmalbaf (Iran, 1995, 75’)
Giovedì 26 novembre, in streaming alle ore 18.00