Renoir

Regista, sceneggiatore e scrittore, secondo figlio del pittore impressionista Pierre-Auguste Renoir, è ritenuto universalmente uno dei più grandi autori di sempre, nonostante non venga compreso fin da subito. La sua riscoperta è da attribuire al lavoro del critico André Bazin, il quale però scompare prematuramente nel 1958. Il lavoro è ultimato, all'inizio degli anni Settanta, da François Truffaut, Eric Rohmer, Jacques Rivette, Jean-Luc Godard e Claude Chabrol, critici dei Cahiers du cinéma ed esponenti di spicco della Nouvelle Vague, i quali lo elevano a maestro assoluto. La prima monografia italiana è del 1975. La sua lunga carriera inizia a metà degli anni Venti e termina nel 1970. Naturalismo, realismo poetico e una profonda umanità sono i tratti distintivi del suo cinema. Del periodo muto, il suo film più importante è Nanà (Nana, 1926), costato la cifra record per l'epoca di un milione di franchi: con questo sfarzoso dramma teatrale, guarda a Femmine folli (1921) e Rapacità (1924), rendendo omaggio al cinema dell'amato Erich von Stroheim. Ma è negli anni Trenta che scrive la storia del cinema. In pochi anni, realizza il capolavoro impressionista La scampagnata (Une partie de campagne, 1936), che viene alla luce solo nel 1946, anno in cui viene montato il materiale girato, La grande illusione (La grande illusion, 1937), vetta assoluta del cinema antimilitarista, con Jean Gabin, Pierre Fresnay ed Erich von Stroheim, e La regola del gioco (La règle du jeu, 1939), opera summa ancora oggi oggetto di studio che sintetizza l'intera poetica del suo autore. Da ricordare, tra le opere degli anni Cinquanta, Il fiume (The River, 1951), incantevole sguardo sull'infanzia sublimato dal magistrale uso del Technicolor, e French Cancan (1954), musical festoso e colorato che ricostruisce alla perfezione l'atmosfera del vecchio mondo del music-hall e della Belle Époque.