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Far East Film Festival 22: Gelso d'Oro al cinese "Better Days". Il film di chiusura, crudo dramma sul bullismo, si aggiudica il primo premio

Better Days, film di chiusura del ventiduesimo Far East Film Festival, si è aggiudicato il Gelso d'Oro, premio del pubblico della kermesse friulana, quest'anno in un'inedita e inevitabile edizione online. Il film ha vinto anche il premio Black Dragon. Seconda posizione per il malesiano Victim(s) mentre al terzo posto si colloca la commedia taiwanese I WeirDO, che si è aggiudicato anche il MyMovies Award. A completare il palmarès, il Gelso Bianco alla migliore opera prima è andato alla disaster comedy coreana Exit, con menzione speciale al connazionale Beasts Clawing at Straws.

Better Days è un crudo dramma giovanile che ha goduto di enorme successo in Cina, nonostante sia stato ritenuto troppo scabroso per i temi trattati. Il regista Derek Tsang (figlio d'arte dell'attore Eric) mette in scena la storia di Chen Nian (una sorprendente Zhou Dongyu), diligente studentessa alle porte degli esami di stato che si trova suo malgrado vittima di un gruppo di bulli. L'incontro fortuito con il teppistello Liu Beishan (la pop star Jackson Yee) innesca una serie di eventi che cambierà per sempre le vite dei due giovani. I "giorni migliori" del titolo sono quelli sognati da Chen Nian, che li fa coincidere col successo all'esame e con l'accesso all'università. Ma sono un miraggio per Liu Beishan, che vive in una baracca nei pressi dell'autostrada sostenendosi con furtarelli, e per la stessa madre di Chen Nian, genitore assente e costantemente assillata dai creditori. Better Days è un film che non ha paura di scuotere lo spettatore, e si differenzia da altri film affini per lo stile fresco della messa in scena, che conta di un comparto tecnico di ottimo livello. Il viso di Zhou Dongyu, spesso ripreso in primo piano, è uno straordinario catalizzatore di empatia. Meno caratterizzato il personaggio di Liu Beishan, che risulta quasi un'appendice della protagonista. Se Tsang non ha paura di mettere in scena il bullismo in tutta la sua insensata brutalità, resta appena abbozzata la riflessione sull'esigente sistema scolastico cinese, che pone i ragazzi sotto un'incredibile pressione psicologica e li condiziona con la minaccia del fallimento. Il film, molto convincente nella sua prima parte, perde di forza quando Tsang cambia registro, virando verso il thriller e il procedural con esiti melodrammatici. Ma colpisce comunque i punti giusti: il lieto fine forzato, in contrasto con il tono ben poco consolatorio delle due ore precedenti, e il messaggio finale, che sottolinea gli sforzi del governo cinese nel risolvere il problema del bullismo, sembrano appiccicati ad hoc per facilitare la distribuzione nelle sale cinesi.

Tutti giapponesi gli altri film in concorso della giornata. Se #HandballStrive e Wotakoi - Love Is Hard for Otaku (quest'ultimo tratto da un manga di successo) sono film innocui, e neppure troppo riusciti, che fanno poco per elevarsi da altri prodotti dello stesso genere (rispettivamente la commedia sportiva e il
musical), Minori, On the Brink si fa notare invece come una delle più belle sorprese del festival.
Ambientato in una città di mare, il film è composto da una serie di conversazioni tra i ragazzi del luogo, che mangiano, bevono e chiacchierano pigramente. Il regista Ninomiya Ryutaro gira con uno stile che ricorda molto il primo Linklater, seguendo i propri personaggi in lunghe inquadrature e concentrandosi sulle loro conversazioni, apparentemente triviali ma velate di un sessismo radicato. L'unica persona che sembra prendere coscienza della società in cui vive è la Minori del titolo (Minori Hagiwara): il suo sguardo penetrante, la sua risolutezza e combattività mettono a nudo gli interlocutori e le loro abitudini linguistiche e comportamentali. I ragazzi, frustrati, rivelano la propria misoginia e le ragazze, incalzate, vengono incoraggiate a reagire, a essere più di un bel viso o un bel corpo. Nonostante la durata un po' eccessiva, Ninomiya tiene alta la concentrazione e lascia parlare i propri personaggi, sostituendo alla musica il rumore del mare, dei grilli, dei treni di passaggio, che compongono una colonna sonora del paesaggio emotivo della protagonista. Un'opera che lavora formalmente di sottrazione, e dove per una volta si parla tanto e si dice molto.

La prima edizione online del FEFF si chiude con un bilancio positivo: oltre tremila accreditati hanno goduto da casa a una selezione del meglio del cinema asiatico mainstream e indipendente, su una piattaforma affidabile e performante come quella di MyMovies.it. La mancanza della sala si è comunque sentita, e i tanti fareasters che hanno sostenuto il festival si augurano di potersi ritrovare di persona l'anno prossimo a Udine, nella familiare cornice del Teatro Nuovo. L'appuntamento per gli appassionati è in primavera con la ventitreesima edizione e, per chi ci legge, con la nostra Top 5 del festival, che sarà pubblicata presto sul nostro sito.

Marco Lovisato

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