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Piccolo Grande Cinema: La recensione di "Rocca cambia il mondo"
Rocca è una bambina che vive in un mondo tutto suo, sospeso tra la Terra e lo Spazio: desidera ardentemente diventare un’astronauta come il padre, che spesso vediamo fluttuare nella sua navicella quando Rocca lo contatta tramite delle videochiamate dal nostro pianeta. La bambina vive in compagnia di uno scoiattolo in una situazione di autogestione quasi totale, che riesce ad affrontare tra alti e bassi, ma sempre e comunque con il sorriso. 

Molti elementi del film rimandano alla celebre Pippi Calzelunghe: il look di Rocca, che ci appare stravagante, le surreali capacità della protagonista, la madre “in cielo”, come ci dice la bambina stessa, l’assenza del padre e i due amici che trova arrivata ad Amburgo, paragonabili ad Annika e Tommy. 

Se Pippi Calzelunghe, pur essendo un programma per bambini, entusiasma anche un pubblico “fuori target”, il nostro Rocca cambia il mondo non credo possa attrarre una cerchia tanto varia in fatto di età: le vicende della storia estremamente prevedibili e i personaggi stereotipati fino alla sfinimento non sono in linea con il gusto che può avere una persona più matura. 

Inoltre si sono trattate un’infinità di tematiche, come il bullismo, la discriminazione, la perdita delle persone care, ma con una nota di superficialità. Il film è un miscuglio di insegnamenti imposti allo spettatore, ma che arrivano solo in parte, poiché la rappresentazione della vita in questo film è troppo artificiosa. Le stesse emozioni della protagonista sono come censurate: Rocca non ha mai conosciuto sua madre, morta di parto alla sua nascita, è rifiutata dalla nonna materna che dentro di sé la ritiene responsabile della scomparsa della figlia, vive ogni giorno l’assenza del padre che ama tanto, ma a noi viene solo ripetuto con parole buttate al vento, senza che questi fatti ci tocchino particolarmente. Per vincere il dolore bisogna assaporarlo, ma questo argomento viene ignorato o comunque rappresentato in modo approssimativo.

Anche il finale è sommario, come se in pochi minuti si volesse sistemare ogni situazione rimasta in sospeso in un happy ending mieloso. 

Circa la performance degli attori, bisogna tener conto della tenera età di alcuni e comprendere a malincuore una recitazione acerba, ma una prestazione che lascia desiderare l’abbiamo anche negli attori più adulti. Ho trovato, invece, interessante Luna Maxeiner, la cui esibizione ha soddisfatto le prerogative di una personaggio complesso come quello di Rocca. 
È da riconoscere l’estetica molto piacevole del film, come è da riconoscere che alle spalle di questa creazione vi è un colosso, quale la Warner Bros. Ciononostante si possono scorgere errori di postproduzione per quanto riguarda l’amichetto di Rocca, lo scoiattolo, ma che sul momento non interferiscono pesantemente sulla pellicola. 

Ricollegandomi alla struttura simile a quella di Pippe Calzelunghe, sono interessanti i paradossi di questo film. Vi sono degli elementi favolistici, per non dire surreali, che danno un certo tono alla storia: all’inizio del film la piccola Rocca si presenta al pubblico pilotando audacemente un aereo e recandosi da sua nonna ad Amburgo in skate, come se con una spinta potesse percorrere kilometri. Rocca è raffigurata come un’eroina, paladina della giustizia ed è indubbiamente un personaggio interessante, sminuito, a mio parere, da altri fattori che fanno sfociare il film nella banalità più assoluta e lo rendono retorico.

Francesca Colombo
Maximal Interjector
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