Amira
Amira
2021
Paesi
Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita
Genere
Drammatico
Durata
98 min.
Formato
Colore
Regista
Mohamed Diab
Attori
Saba Mubarak
Ali Suliman
Tara Abboud
Waleed Zuaiter
Ziad Bakri
Nuwar (Ali Suliman) è un militante palestinese che sta scontando una lunga condanna in una prigione israeliana. In questo periodo ha sposato Warda e la coppia ha avuto una figlia, Amira (Tara Abboud), grazie ad un'inseminazione clandestina. La ragazza è molto legata al padre, che considera un eroe, anche se lo ha incontrato solo nei brevi colloqui in carcere. Da lui oltre ad un carattere forte e determinato ha ereditato anche la passione per la fotografia. Quando Nuwar insiste per avere un altro figlio con lo stesso metodo senza riuscirci ed emerge invece la sua sterilità, le certezze di tutti cominceranno a sgretolarsi.

Il giovane regista e sceneggiatore egiziano Mohamed Diab combina con grande equilibrio i diversi piani narrativi del film, quello personale e psicologico dei personaggi principali e soprattutto della giovane protagonista, quello familiare all'interno di una società araba tradizionale e quello politico e di impegno civile. La questione palestinese è sempre centrale, ma mai in modo invadente; il film da una visione pessimista sui rapporti tra i due popoli e sugli sforzi per arrivare ad una riconciliazione o quanto meno ad un accordo di convivenza: israeliani e palestinesi sono rappresentati come due corpi estranei che non hanno nulla in comune se non l'odio reciproco e qualsiasi pretesto è utile per estendere l'area dello scontro di questo conflitto infinito. Sembra che proprio il DNA sia inconciliabile, visto il ruolo fondamentale che le analisi genetiche andranno assumendo nel corso della narrazione. Tutte queste contraddizioni e contrapposizioni ricadono sulle spalle di Amira, una ragazza di diciassette anni allevata dalla sola madre all'interno della famiglia del padre, protettiva, ma ingombrante. La sua passione per la fotografia e in particolare per l'uso di Photoshop, rappresenta il simbolo di rapporti familiari poco naturali, dove il genitore, da sempre assente, viene riunito in modo simpatico ma artificioso agli altri membri. Questa situazione di equilibrio precario si dissolve in poche ore quando la ragazza che fino ad allora era considerata da tutti la figlia del combattente per la libertà nata attraverso una "immacolata concezione" (l'inseminazione artificiale di una vergine) diventa una possibile nemica, frutto della beffa di un secondino corrotto. Da qui inizierà la snervante ricerca della propria identità, avendo perso improvvisamente quella in cui si era sempre riconosciuta e la necessità di dovere riconsiderare la proprie convinzioni più profonde; la giovane viene caricata di una responsabilità enorme che le nega il diritto al futuro, spingendola ad un epilogo tragico e catartico. Presentato nella sezione Orizzonti del Festival del Cinema di Venezia 2021.
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