L'arte della fuga
L'art de la fugue
2014
Paese
Francia
Generi
Commedia, Drammatico
Durata
100 min.
Formato
Colore
Regista
Brice Cauvin
Attori
Laurent Lafitte
Agnès Jaoui
Nicolas Bedos
Benjamin Biolay
Marie-Christine Barrault
Bruno Putzulu
Arthur Igual
Irène Jacob
Antoine (Laurent Lafitte) vive con Adar (Bruno Putzulu), ma sogna di stare con Alexis (Arthur Igual). Louis (Nicolas Bedos) è innamorato di Mathilde (Irène Jacob) ma sta per sposarsi con un'altra. Gérad (Benjamin Biolay) cadrà fra le braccia di Ariel (Agnès Jaoui)? Tre fratelli in piena confusione, desiderosi di sfuggire alle proprie responsabilità.
Una sorta di versione transalpina e maschile, in tono a dir poco minore, di Hannah e le sue sorelle (1986) di Woody Allen, il film di Brice Cauvin, tratto dall’omonimo romanzo (statunitense) di Stephen McCauley, si appropria di personaggi e ambientazione americani per rileggerli in chiave francese, adattando umori e atmosfere nel passaggio da una cultura all'altra. L’operazione, da questo punto di vista, può dirsi interessante, ma il film, per quanto qua e là gustoso e gradevole nella sua leggerezza sentimentale e nelle abbondanti, docili nevrosi, è troppo esile e approssimativo per coinvolgere o destare reale interesse. Quella di Cauvin è un’opera estremamente bobò (abbreviazione francofona per indicare le classi intellettuali agiate, i bourgeois-bohèmiens) e in tal misura troppo autoreferenziale, che si concede gustose battute sul pesto e sulla ristorazione italiana ma anche troppi passaggi malfermi e a vuoto, conditi a forza da scambi alleniani (“Il denaro esiste, il talento non sempre”) e gag surreali e goderecce piuttosto decotte e dissestate. Situazioni che tentano faticosamente di inoltrarsi nel territorio del rimpianto, vero e unico collante del film e della sua ronda di personaggi, fratelli, apparizioni e macchiette sbalestrate. La commedia sofisticata, però, flirta troppo di frequente e in maniera tutt’altro che organica con la pochade. Menzione speciale per la prorompente e sempre brava Agnès Jaoui, che, a detta del regista, ha fatto anche da “script doctor” alla sceneggiatura, lavorando fianco a fianco all’autore per stanare tutti gli americanismi rimasti nell’adattamento e rimuoverli dal prodotto finito. Successo di pubblico in Francia nel 2014, mentre l’uscita in sala in Italia è arrivata con ben quattro anni di ritardo rispetto all’effettiva realizzazione.
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