Atlantis
Atlantyda
2019
Paese
Ucraina
Genere
Drammatico
Durata
108 min.
Formato
Colore
Regista
Valentyn Vasyanovych
Attori
Andriy Rymaruk
Liudmyla Bileka
Vasyl Antoniak
Ucraina orientale, 2025, un anno dopo la fine della guerra con la Russia. Sergeij (Andrij Rymaruk), un ex soldato che soffre di stress post- traumatico, non riesce ad adattarsi alla sua nuova realtà: una vita a pezzi, un Paese in rovina. Quando la fonderia in cui lavora chiude definitivamente, Sergeij trova un modo inaspettato di cavarsela, unendosi alla missione volontaria del Tulipano Nero, specializzata nel recuperare cadaveri di guerra. Lavorando accanto a Katya (Liudmyla Bileka), capisce che un futuro migliore è possibile. Imparerà a vivere senza la guerra e ad accettarsi per quello che è?
Arrivato al suo quarto lungometraggio, Valentyn Vasyanovich firma uno dei film ucraini più ambiziosi e interessanti del Nuovo Millennio. Raccontando un futuro prossimo e distopico, con l’ipotetica conclusione di una guerra che nel 2022 (tre anni dopo l’uscita del film) è diventata anche peggiore di qualunque previsione dell’epoca, Atlantis descrive un mondo in disfacimento, in cui più che il declino economico è la catastrofe ecologica a essere rappresentata. Il grido d’allarme del regista, che apre con una sequenza di grande suggestione al termografo (tra i momenti più inquietanti dell’intera pellicola), è quello di trovarsi un giorno in un luogo, il Donbass, ormai privato di acqua potabile e trasformatosi in un deserto senza vita. Attraverso inquadrature perlopiù fisse, Vasyanovich dimostra notevole rigore formale ma anche un certo autocompiacimento in ciò che va a rappresentare, faticando un po’ a far entrare lo spettatore all’interno della pellicola. Durante la visione, però, gli squarci di un cinema potente e disperato sono tanti e riescono a rendere il tutto interessante, struggente e capace di far riflettere. Se lo sguardo del regista è calcolato, la sua capacità di costruzione visiva riesce comunque a sorprendere e scuotere le coscienze nel modo giusto. Presentato nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia 2019, Atlantis ha vinto il titolo di miglior film e successivamente ha ottenuto diversi altri riconoscimenti a livello internazionale.
Arrivato al suo quarto lungometraggio, Valentyn Vasyanovich firma uno dei film ucraini più ambiziosi e interessanti del Nuovo Millennio. Raccontando un futuro prossimo e distopico, con l’ipotetica conclusione di una guerra che nel 2022 (tre anni dopo l’uscita del film) è diventata anche peggiore di qualunque previsione dell’epoca, Atlantis descrive un mondo in disfacimento, in cui più che il declino economico è la catastrofe ecologica a essere rappresentata. Il grido d’allarme del regista, che apre con una sequenza di grande suggestione al termografo (tra i momenti più inquietanti dell’intera pellicola), è quello di trovarsi un giorno in un luogo, il Donbass, ormai privato di acqua potabile e trasformatosi in un deserto senza vita. Attraverso inquadrature perlopiù fisse, Vasyanovich dimostra notevole rigore formale ma anche un certo autocompiacimento in ciò che va a rappresentare, faticando un po’ a far entrare lo spettatore all’interno della pellicola. Durante la visione, però, gli squarci di un cinema potente e disperato sono tanti e riescono a rendere il tutto interessante, struggente e capace di far riflettere. Se lo sguardo del regista è calcolato, la sua capacità di costruzione visiva riesce comunque a sorprendere e scuotere le coscienze nel modo giusto. Presentato nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia 2019, Atlantis ha vinto il titolo di miglior film e successivamente ha ottenuto diversi altri riconoscimenti a livello internazionale.
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