Reflection
Vidblysk
2021
Paese
Ucraina
Genere
Drammatico
Durata
125 min.
Formato
Colore
Regista
Valentyn Vasyanovych
Attori
Roman Lutskyi
Nika Myslytska
Nadia Levchenko
Andriy Rymaruk
Igor Shulha
Serhiy (Roman Lutskyi), un chirurgo ucraino, viene catturato dalle forze militari russe in una zona di guerra e, mentre è prigioniero, subisce e assiste a tremende scene di umiliazione e violenza. Dopo il rilascio, torna al suo comodo appartamento piccolo borghese e tenta di trovare uno scopo nella vita, dedicandosi a ricostruire la sua relazione con la figlia e l’ex moglie.
Due anni dopo il sorprendente Atlantis, Valentyn Vasyanovich torna dietro la macchina da presa per un film ancora più ambizioso, che cerca di mettere in parallelo la vicenda di un singolo con la tragedia della guerra tra Russia e Ucraina. Aperto da una serie di piani-sequenza a camera fissa di grande suggestione, Reflection parte giocando efficacemente con la profondità di campo e con vetrate e finestre che diventano esplicitamente schermi attraverso cui guardare altri mondi. La coerenza di questi primi, notevoli momenti, si va però a perdere quando il protagonista finisce nelle mani nemiche e da lì in poi il film si trasforma in un lungometraggio che, a livello di messinscena, alterna modalità di riprese, togliendo coesione al montaggio (e al messaggio) iniziale. Quasi estenuante nella lunghezza di alcune inquadrature, anche particolarmente crude, il film cede nella seconda parte abbassando la soglia di attenzione dello spettatore: diversi passaggi appaiono di troppo nel percorso di redenzione che tenta di fare il protagonista, provando a diventare un essere umano migliore e più vicino a una forma di spiritualità. Il copione, però, risulta slegato e i simbolismi proposti (l’uccello che muore contro la finestra del protagonista) si dividono tra alcuni troppo elementari e altri, invece, incisivi al punto giusto. Un film che promette più di quello che mantiene, capace di confermare in parte il talento del regista ma anche vittima di un’eccessiva costruzione a tavolino che rischia di sfiorare l’esercizio di stile. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2021.
Due anni dopo il sorprendente Atlantis, Valentyn Vasyanovich torna dietro la macchina da presa per un film ancora più ambizioso, che cerca di mettere in parallelo la vicenda di un singolo con la tragedia della guerra tra Russia e Ucraina. Aperto da una serie di piani-sequenza a camera fissa di grande suggestione, Reflection parte giocando efficacemente con la profondità di campo e con vetrate e finestre che diventano esplicitamente schermi attraverso cui guardare altri mondi. La coerenza di questi primi, notevoli momenti, si va però a perdere quando il protagonista finisce nelle mani nemiche e da lì in poi il film si trasforma in un lungometraggio che, a livello di messinscena, alterna modalità di riprese, togliendo coesione al montaggio (e al messaggio) iniziale. Quasi estenuante nella lunghezza di alcune inquadrature, anche particolarmente crude, il film cede nella seconda parte abbassando la soglia di attenzione dello spettatore: diversi passaggi appaiono di troppo nel percorso di redenzione che tenta di fare il protagonista, provando a diventare un essere umano migliore e più vicino a una forma di spiritualità. Il copione, però, risulta slegato e i simbolismi proposti (l’uccello che muore contro la finestra del protagonista) si dividono tra alcuni troppo elementari e altri, invece, incisivi al punto giusto. Un film che promette più di quello che mantiene, capace di confermare in parte il talento del regista ma anche vittima di un’eccessiva costruzione a tavolino che rischia di sfiorare l’esercizio di stile. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2021.
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