Babygirl
Babygirl
2024
Paesi
Usa, Olanda
Generi
Thriller, Poliziesco
Durata
114 min.
Formato
Colore
Regista
Halina Reijn
Attori
Nicole Kidman
Harris Dickinson
Antonio Banderas
Jean Reno
Sophie Wilde
John Cenatiempo
Una donna in carriera (Nicole Kidman), importante amministratrice delegata di una grossa compagnia newyorkese, mette a rischio il suo percorso professionale e gli affetti famigliari iniziando una relazione morbosa con un suo stagista di gran lunga più giovane di lei (Harris Dickinson).
Babygirl sembra ispirarsi alle tinte erotiche del cinema di Paul Verhoeven, forse non casualmente dato che la regista Halina Reijn ebbe modo di lavorare con il cineasta olandese come attrice sul set di Black Book (2006). Elegante e raffinato nella messa in scena, grazie a un lavoro accurato sugli ambienti e le scenografie mirate a (ri)costruire una gabbia dorata entro la quale far emergere la brutalità e l'istinto animale dei personaggi, la pellicola è un dramma borghese ammaliante e sinuoso, disturbato e disturbante al punto giusto grazie alla sua vena più torbida e maniacale. L'attrito che si crea tra l'essenza pulsante e ribelle covata sotto strati di facciate e costrutti sociali impossibili da scardinare è il tema centrale di un progetto che eccede in ambizione e continua a lavorare per accumulo, senza però riuscire a trovare il giusto equilibrio o la profondità necessaria per indagare quanto si promette di offrire al pubblico. Così, lo sguardo sul potere, la necessità di dipendere da un'autorità ferrea, la battaglia dei sessi e le nuove spinte progressiste legate a doppia mandata con il politicamente corretto appesantiscono la narrazione e diventano più un elemento di disturbo che un valore aggiunto. Nicole Kidman si concede con tutta se stessa al suo personaggio e Halina Reijn è brava nel lavorare sul corpo dell'attrice anche da un punto di vista iconico (semplice, ma tutto sommato efficace, l'omaggio/confronto a Eyes Wide Shut). Peccato allora che alla lunga il tutto si inceppi e che il film scada in qualche scivolone di troppo. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia dove Nicole Kidman ha ottenuto la Coppa Volpi come miglior attrice.
Babygirl sembra ispirarsi alle tinte erotiche del cinema di Paul Verhoeven, forse non casualmente dato che la regista Halina Reijn ebbe modo di lavorare con il cineasta olandese come attrice sul set di Black Book (2006). Elegante e raffinato nella messa in scena, grazie a un lavoro accurato sugli ambienti e le scenografie mirate a (ri)costruire una gabbia dorata entro la quale far emergere la brutalità e l'istinto animale dei personaggi, la pellicola è un dramma borghese ammaliante e sinuoso, disturbato e disturbante al punto giusto grazie alla sua vena più torbida e maniacale. L'attrito che si crea tra l'essenza pulsante e ribelle covata sotto strati di facciate e costrutti sociali impossibili da scardinare è il tema centrale di un progetto che eccede in ambizione e continua a lavorare per accumulo, senza però riuscire a trovare il giusto equilibrio o la profondità necessaria per indagare quanto si promette di offrire al pubblico. Così, lo sguardo sul potere, la necessità di dipendere da un'autorità ferrea, la battaglia dei sessi e le nuove spinte progressiste legate a doppia mandata con il politicamente corretto appesantiscono la narrazione e diventano più un elemento di disturbo che un valore aggiunto. Nicole Kidman si concede con tutta se stessa al suo personaggio e Halina Reijn è brava nel lavorare sul corpo dell'attrice anche da un punto di vista iconico (semplice, ma tutto sommato efficace, l'omaggio/confronto a Eyes Wide Shut). Peccato allora che alla lunga il tutto si inceppi e che il film scada in qualche scivolone di troppo. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia dove Nicole Kidman ha ottenuto la Coppa Volpi come miglior attrice.
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