San Francisco. Il detective Nick Curran (Michael Douglas), indagando su un brutale omicidio, si imbatte nella scrittrice e psicologa bisessuale Catherine Tramell (Sharon Stone), principale indiziata dell'assassinio. La misteriosa e affascinante donna, autentica vedova nera dall'insaziabile appetito sessuale e dal traumatico passato, farà catapultare l'uomo in un incubo a occhi aperti.
Opera hollywoodiana ad alto budget (49 milioni di dollari stimati) per l'olandese Verhoeven, accomodatosi sulle esigenze dello star system americano con una pellicola diventata di culto che (ri)lanciò il thriller erotico negli anni '90. Porno-soft d'autore, Basic Instinct è un lungometraggio patinato e costruito ad hoc per cercare quello scandalo tanto gradito al grande pubblico. Ma gli ingranaggi sono perfettamente oliati e, per quanto smorzate da una produzione mainstream, le viscerali ossessioni di Verhoeven (sesso, violenza, carnalità) riescono a emergere, incorniciando una pellicola dall'atmosfera torbida e morbosa, scossa da infuocati amplessi randagi e sprazzi di suspense da consumato mystery psicologico. Merito dell'esplosiva carica sessuale di Sharon Stone che, con la scena dell'interrogatorio in cui accavalla le gambe rivelando l'assenza di biancheria intima, si è guadagnata un posto d'onore tra le presenze più conturbanti mai apparse sul grande schermo. Di gran gusto cinéphile il cameo di Dorothy Malone, nota per i mélo di Douglas Sirk, che qui si ritaglia il piccolo ruolo di Hazel Dobkins, amica di Catherine Tramell che accoltellò il marito e i tre figli il giorno di Natale del 1950. Numerosi riferimenti a Hitchcock e, di conseguenza, anche a De Palma, ma altrettanto interessante è il dialogo con il cinema noir classico e i suoi stilemi, efficacemente rinnovati all'interno della narrazione. Clamoroso successo popolare. Fotografia di Jan de Bont, musiche di Jerry Goldsmith. Presentato in concorso al Festival di Cannes.