Il misantropo Boris Yellnikoff (Larry David), scienziato in pensione con un matrimonio fallito e un tentato suicidio alle spalle, nutre un irrimediabile disprezzo verso il genere umano ma l'incontro con la giovane Melodie (Evan Rachel Wood), ingenua e un po' svanita, porterà un significativo cambiamento nella sua arida esistenza.
Riprendendo un progetto pensato trent'anni prima, Woody Allen, a settantaquattro anni suonati, ha realizzato la sua opera più dissacratoria e sarcastica. Sulla base di uno script concepito alla fine degli anni '70, quando, all'apice del suo furore artistico, si impose come uno dei cineasti statunitensi più influenti, il regista newyorkese ha realizzato una piccola summa del suo pensiero, segnato da pessimismo cosmico, dissertazioni filosofiche e intellettuali, riflessioni sul silenzio di Dio e sulle contraddizioni della fede religiosa. Alter-ego dell'autore è Boris, la cui aridità d'animo espressa da una feroce dialettica, troppo marcata perché potesse avere i tratti dello stesso Allen, trova nel volto del bravissimo Larry David una maschera perfetta. Ponendosi come una mente superiore costretta a confrontare la propria visione d'insieme con la mediocrità del genere umano, il protagonista diventa un magnetico paladino della verità, scevro da ogni compromesso o cliché. Intellettualmente stimolante, corrosivo e comico nella sua critica costruttiva, il film sorprende per l'umanità e l'affetto verso i personaggi che Allen riesce a trasmettere attraverso la storia di due fuggiaschi nel vasto buio dell'universo governato dal caos, capaci di completarsi (forse) a vicenda. Pur essendo in filigrana una commedia romantica, non c'è la minima ombra di sentimentalismo. Ottima ambientazione in una New York "alternativa", teatro di una girandola di divertentissime situazioni. Ignorato agli Oscar.