Begotten
Begotten
1990
Paese
Usa
Generi
Horror, Sperimentale
Durata
72 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
E. Elias Merhige
Attori
Brian Salzberg
Donna Dempsey
Stephen Charles Barry
Un dio si suicida eviscerandosi: dal suo cadavere una donna trarrà il seme per fecondarsi e dare vita a un figlio, ma i due saranno orribilmente torturati e violentati da un gruppo di misteriosi nomadi incappucciati.
Tenebroso, ostico, talvolta insopportabile: Begotten è una sperimentazione estrema, realizzata in un bianco e nero appositamente sgranato con una tecnica che unisce l’uso di stampanti ottiche alla graffiatura della pellicola. Difficile da vedere e impossibile da comprendere, può essere solo interpretato: la lettura più facile identifica la donna come Madre Terra (così è definita nei credits), deturpata e violentata insieme al frutto del suo grembo (Son of Earth) dall’umanità cieca e ignorante. Interpretazioni più sottili ribaltano la prospettiva: l’umanità sarebbe incarnata dal figlio, tormentato e infine sconfitto dalla vita stessa. La verità è che Begotten è una visione estrema e impossibile da incasellare: paragonato all’Eraserhead (1977) di David Lynch, è ancora meno fruibile e più sfuggente, assoluto nel suo sfoggio di violenza estrema (il suicidio del Dio che estrae le proprie interiora scosso dalle convulsioni è solo un antipasto al crescendo che seguirà) e nel suo rifiutare di dare volto e voce ai suoi protagonisti. Persino la colonna sonora di Evan Albam non dà spazio alle parole, affidandosi a suoni e rumori naturali. Sicuramente una delle visioni più inquietanti e probanti degli ultimi decenni del ventesimo secolo, richiese tre anni di post-produzione e fu definita da Susan Sontag uno dei dieci più importanti film moderni. Non per stomaci deboli o spettatori distratti, darà grandi soddisfazioni a chi ama ricercare significati esoterici nell’arte.
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