Better Days
Shaonian de ni
2019
Paesi
Cina, Hong Kong
Genere
Drammatico
Durata
135 min.
Formato
Colore
Regista
Derek Tsang
Attori
Zhou Dongyu
Jackson Yee
Yin Fang
Zhou Ye
Huang Jue
Dopo aver assistito al suicidio di una sua compagna vittima di bullismo, la studentessa Chen Nian (Zhou Dongyu) precipita in un vortice di violenza, menzogne e inganni. A salvarla, a pochi mesi dall’esame di ammissione all’università, l’amore per un ragazzo di strada Xiao Bei (Jackson Yee).

Al suo quarto lungometraggio, il giovane regista Derek Tsang, dopo la commedia romantica Lacuna (2012) e il dramma Soul Mate (2016), realizza l'adattamento cinematografico dell'omonimo bestseller di Jiu Yuexi del 2015 sul bullismo. Se è vero che spesso, quando si parla del tema, il rischio è quello di inciampare nella bella retorica costruendo storie ricche di pietismo che distolgono lo sguardo dal vero problema, Better Days rappresenta in tal senso un'importante eccezione: il regista mette in scena un dramma, caratterizzato da una costante ricerca dei primi piani, in cui il bullismo è radicale, estremo e, purtroppo, realistico. Il rapporto tra Chen Nian e Xiao Bei sovverte l’intero racconto che, se inizialmente è inteso come una storia di abusi e di ingiustizie, si trasforma pian piano in una parabola di rivalsa e d’amore. Questo costante oscillare fra due opposti, tra due facce di una stessa medaglia, caratterizza diversi aspetti interni al racconto: se la tecnologia da un lato diffonde capillarmente odio e bugie (i telefoni cellulari degli studenti), dall’altro è strumento di verità (le telecamere di sicurezza); così come il pedinamento costante ai danni di Chen Nian è allo stesso tempo persecuzione (le ragazze) e protezione (Xiao Bei). Lo stesso contrasto lo si nota all’interno del distretto di polizia, con lo scontro generazionale fra i due poliziotti: quello giovane, emotivamente più vicino alla protagonista, contro il suo mentore che, inconsciamente, riduce la questione all'età adolescenziale con la frase “l'empatia arriva solo con l’età”. Il finale è forse tirato un po' troppo per le lunghe: la regia appare compassata e il montaggio serrato iniziale lascia il posto a flashback rallentati e ad una messinscena più sfilacciata (accompagnata da un evidente climax sonoro) trasformandosi man mano in puro sensazionalismo. Nel complesso, l'opera è tanto potente quanto lo è la sua combinazione di forma cinematografica pop e realismo crudo e spietato. Il film riesce a trasmettere il suo messaggio a cuore aperto e senza vergogna e, dopo essere stato posticipato "in forte odore di censura di Stato”, è meritatamente stato candidato per il miglior film internazionale ai Premi Oscar 2021.
Maximal Interjector
Browser non supportato.