Hacker confinato in un carcere federale, Nicholas Hathaway (Chris Hemsworth) è chiamato dall'ex compagno di college Dawai Chen (Leehom Wang) per identificare e sventare una pericolosissima rete di criminalità informatica che opera a livello mondiale. Nicholas si trova a dover collaborare con la polizia americana e si innamora di Lien (Tang Wei), esperta ingegnere di rete nonché sorella di Dawai.
Cyber-thriller in cui Michael Mann disattende le convenzioni del genere e prosegue con coerenza un percorso iniziato da Collateral (2004) in poi, radicalizzando l'uso sperimentale del digitale, parlando della contemporaneità e delle sue intrinseche contraddizioni attraverso la ricerca formale. Il regista racconta una società sempre più digitalizzata, anaffettiva e spietata, ma il tutto è filtrato attraverso un punto di vista profondamente umanista e un lirismo malinconico, consapevolmente fuori dal tempo e alieno a ogni moda. In un'epoca dominata dalla tecnologia, dove le guerre si combattono a distanza e il nemico non mostra il proprio volto, Mann mostra di continuare ad avere fiducia nei rapporti interpersonali (d'amore, d'amicizia, di fratellanza), nelle insicurezze individuali e nella fallibilità umana come antidoto al cinismo del presente. La sontuosa messa in scena regala scene d'azione memorabili e sottolinea la fede del regista nella potenza delle immagini come strumenti narrativi e significativi, in cui un gioco di sguardi o dei silenzi riescono ad avere maggiore valore espressivo di un dialogo qualsiasi. E anche se non tutto funziona al meglio per via di uno script scricchiolante e di interpretazioni non sempre all'altezza, Mann riesce comunque a dar vita a un'opera di grande spessore che distilla un senso di smarrimento e inquietudine: un progetto personale e coraggioso che però, purtroppo e immeritatamente, ha fatto flop al botteghino.