Il gigantesco ragazzo di colore Michael Oher (Tim McGraw) viene accolto per una notte dalla famiglia Tuohy e quello che doveva essere un alloggio temporaneo diventa una convivenza che porterà all’adozione legale del giovane. La madre adottiva (Sandra Bullock) riesce a farlo studiare con l’aiuto di una tutor (Kathy Bates) e a far fruttare il suo potenziale fisico attraverso il football. Questo permetterà a Michael di entrare nell’università che desidera e di iniziare una carriera da atleta professionista. 

Vera storia del quarterback Michael Oher, la vicenda narrata è tratta dalla biografia The Blind Side: the Evolution of a Game di Michael Lewis in cui fin dall’inizio tutto sembra tendere verso il lieto fine, verso la realizzazione del sogno americano classico che, immancabilmente, arriva tra abbracci e frasi didascaliche. Insomma, un film a servizio dell’americanness, che non problematizza nulla ma che si limita a mostrare, con una certa dose di retoricità, come si possa arrivare dalla strada al podio con impegno, dedizione, sostegno familiare (e anche i giusti sponsor). La Bullock si è aggiudicata l’Oscar come Miglior attrice protagonista per l’interpretazione di Leigh Anne Tuohy: caratterialmente dura e allo stesso tempo sensibile è senz’altro un ruolo interessante, ma poteva esserlo di più se la scrittura si fosse assunta qualche rischio per uscire dallo stereotipo della filantropa repubblicana, ricca e di bell’aspetto. Risultato: tante emozioni (tutte calcolate e poco sincere) per un prodotto di scarso spessore cinematografico e una storia che, purtroppo, non fa riflettere davvero.