In un desolato teatro londinese si mette in scena un musical. Il pubblico latita e la protagonista (Glenda Jackson) si infortuna: la sostituisce la timida e insicura Polly (Twiggy), proprio nel giorno in cui un regista di Hollywood assiste allo spettacolo in caccia di attori per un film. Mentre tutto il cast si boicotta per emergere, la ragazza scoprirà di avere talento. Nello stesso anno del controverso e “maledetto” I diavoli (1971), Ken Russell si diverte a giocare con uno dei generi più codificati e al tempo aperti all'inventiva registica del cinema classico americano: il musical. Protagonista, una delle icone degli anni Sessanta, la modella Twiggy, al suo esordio come attrice-ballerina. Un divertissement dove la rappresentazione si sdoppia canonicamente tra palco e dietro le quinte, e in cui le specularità tra le due trame sono innumerevoli. Mancano i lustrini di Broadway (o meglio del West End londinese), ma è interessante la realistica ambientazione periferica in stile working class, che dona l'aurea del loser a tutti i personaggi. Interessanti e potenti (anche se più convenzionali di quel che sembra) le sequenze oniriche, in cui la messa in scena rende visibili le fughe sognanti dei personaggi, esaltando il talento visivo di Russell. Godibile, seppur furbescamente tradizionalista dietro l'apparente originalità. Cameo non accreditato di Glenda Jackson nei panni della star infortunata.