Per sfuggire a una tempesta, due cacciatori si rifugiano in una vecchia casa, che si dice abbandonata e stregata. Scopriranno che è invece abitata da uno scienziato pazzo (Bela Lugosi) e da strane creature. Intricatissimo e insensato pastiche di sci-fi e poliziesco in stile tipicamente "woodiano", Bride of the Monster è famoso soprattutto per la ridicola sequenza della lotta tra Lugosi e l'enorme piovra, citata anche nel biopic di Tim Burton (1994): privo di motore, che la troupe non era riuscita a sottrarre insieme al pupazzo, il mostro è inerte ed è Lugosi a muoverne i tentacoli mentre finge di dibattersi, con esiti a dir poco grotteschi. Per il resto, si tratta del solito disastro à la Wood: trama incomprensibile, assenza di ritmo, ricicli dalla tradizione frankesteiniana (lo scienziato pazzo, l'aiutante muto, strampalati piani di dominio del mondo) e mancanza totale di senso cinematografico. Il lottatore Tor Johnson è Lobo, il gigantesco assistente del dottor Vornoff che, in una sequenza-omaggio al feticismo del regista, annusa voluttuosamente un maglione d'angora.