Il buco
Le trou
1960
Paesi
Francia, Italia
Generi
Drammatico, Noir
Durata
132 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Jacques Becker
Attori
André Bervil
Jean Keraudy
Michel Constantin
Raymond Meunier
Marc Michel
Catherine Spaak
Philippe Leroy
Cinque carcerati provano a evadere scavandosi un tunnel che funga da sottopassaggio in corrispondenza dei sotterranei della prigione di Santé: la loro operazione, nonostante l'abnegazione dei detenuti, andrà però incontro a complicazioni cruciali…
A partire da un romanzo di José Giovanni, che co-sceneggia insieme al regista e a Jean Aurel, l'ultimo film di Becker, che morirà subito dopo averlo realizzato, è anche il suo apice cinematografico. Realizzato con un cast di non professionisti, è uno degli heist movie più viscerali ed efficaci di sempre, una sublime incursione nel mondo carcerario che descrive un'evasione come fosse un rito sacrale, una sinfonia nella quale ogni gesto, rumore o dettaglio ha la sua valenza drammatica fondamentale e imprescindibile. Tutto merito di un regista in stato di grazia che dà vita a una messa in scena dall'eleganza davvero sopraffina: Becker raggiunge la statura di autentico maestro e riesce a riversare sullo spettatore una dose enorme di tensione e attesa grazie a una gestione incredibile dei pieni e dei vuoti, delle attese e delle stasi cui si alternano frangenti più dinamici e concitati. In ogni caso, a non venir mai meno è la magnifica compostezza dello sguardo, che nulla ci svela di ognuno dei singoli personaggi (a parte una singola eccezione) e si sofferma con brutale verosimiglianza sui dettagli dell'impresa, filmata quasi senza effetti speciali, oltre che senza colonna sonora, e praticamente dal vero. Ciò concorre sicuramente a rendere questo inno alla libertà un film gigantesco e dall'enorme impatto, inimitabile sintesi di rigore bressoniano e cruda spettacolarità. Basato su una storia vera. Apparizione di Catherine Spaak, unica donna in scena, e prima volta sullo schermo per Philippe Leroy e Michel Constantin. Fotografia di Ghislain Cloquet. Presentato al Festival di Cannes.
A partire da un romanzo di José Giovanni, che co-sceneggia insieme al regista e a Jean Aurel, l'ultimo film di Becker, che morirà subito dopo averlo realizzato, è anche il suo apice cinematografico. Realizzato con un cast di non professionisti, è uno degli heist movie più viscerali ed efficaci di sempre, una sublime incursione nel mondo carcerario che descrive un'evasione come fosse un rito sacrale, una sinfonia nella quale ogni gesto, rumore o dettaglio ha la sua valenza drammatica fondamentale e imprescindibile. Tutto merito di un regista in stato di grazia che dà vita a una messa in scena dall'eleganza davvero sopraffina: Becker raggiunge la statura di autentico maestro e riesce a riversare sullo spettatore una dose enorme di tensione e attesa grazie a una gestione incredibile dei pieni e dei vuoti, delle attese e delle stasi cui si alternano frangenti più dinamici e concitati. In ogni caso, a non venir mai meno è la magnifica compostezza dello sguardo, che nulla ci svela di ognuno dei singoli personaggi (a parte una singola eccezione) e si sofferma con brutale verosimiglianza sui dettagli dell'impresa, filmata quasi senza effetti speciali, oltre che senza colonna sonora, e praticamente dal vero. Ciò concorre sicuramente a rendere questo inno alla libertà un film gigantesco e dall'enorme impatto, inimitabile sintesi di rigore bressoniano e cruda spettacolarità. Basato su una storia vera. Apparizione di Catherine Spaak, unica donna in scena, e prima volta sullo schermo per Philippe Leroy e Michel Constantin. Fotografia di Ghislain Cloquet. Presentato al Festival di Cannes.
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