Caniba
Caniba
2017
Paese
Francia
Genere
Documentario
Durata
90 min.
Formato
Colore
Registi
Verena Paravel
Lucien Castaing-Taylor
Issei Sagawa, nel 1981, mentre era studente della Sorbona, ha invitato a studiare una ragazza francese sua collega di corso e, di fronte al rifiuto di lei alle sue avances sessuali, l'ha uccisa, smembrata e poi si è cibato delle sue carni poco alla volta. Incredibilmente, però, Sagawa non ha mai pagato per il suo crimine ed è riuscito a tornare in Giappone, dove ha trascorso gran parte della sua vita a campare di rendita grazie alla fama che gli è è derivata dal suo crimine. Gli estremi documentaristi Véréna Paravel e Lucien Castaing-Taylor realizzano un'opera ossessiva e disturbante su un killer che presenta degli evidenti tratti di follia e di mostruosità. Il film si rivela una sottile e angosciosa riflessione sui confini della rappresentazione e della mostruosità, veicolata attaverso uno stile registico che non concede mezze misure e nessun tipo di concessione. Il volto del protagonista si trasforma ben presto in una maschera deformata e ipergrottesca, un pupazzo dai tratti catatonici e immobili, dai lineamenti paralizzati e dalle parole rigorosamente sussurrate e biascicate. Un veicolo impazzito di lucidissima follia, mostrato spesso in fuori fuoco, sgranato fino a perdere ogni coordinata realistica per entrare nel regno delle ombre. L'operazione è in gran parte ossessiva e pretenziosa, forte di un linguaggio oltranzista e non accomodante in nessuna occasione, che non risparmia immagini di torture autoinflitte da Sawaga con coltelli e strumenti atti al supplizio dalla carne ma ha anche una sequenza squisitamente pornografica, con tanto di immancabili pixel tipici del trattamento giapponese delle immagini oscene. Non per tutti i gusti e nemmeno per stomaci deboli, ma un'operazione coraggiosa che si pone ai limiti del linguaggio cinematografico per sconfinare agevolmente nell'installazione videoartistica. A conferma di ciò il fatto che nessuna ricostruzione a buon mercato del turpe e disumano atto di Sagawa è offerta al voyeurismo e alla complicità morbosa dello spettatore, in favore di un'asciutezza che gela il sangue nelle vene e paralizza letteralmente lo sguardo su ciò che si guarda (un procedimento stilistico votato alla castità estrema al quale i registi non sono affatto nuovi). Presentato a Venezia 2017 nella sezione Orizzonti.
Maximal Interjector
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