Il giovane e insicuro Fielding Mellish (Woody Allen), dopo essere stato lasciato dall'attivista Nancy (Louise Lasser), parte per l'America Latina per dimostrare il proprio impegno politico e riconquistare la ragazza. Sposerà la causa ribelle del popolo dello stato di Bananas, diventando il loro leader.

Pellicola divenuta un piccolo cult con il passare degli anni, il terzo lungometraggio di Woody Allen è una spiritosissima e sgangherata farsa dal trascinante spirito anarchico, che trova i suoi spunti migliori nelle demenziali situazioni comiche fondate sulle battute fulminanti di stampo surreale. Film post-sessantottino senza inutili zavorre ideologiche, Il dittatore dello stato libero di Bananas dissacra il rapporto di coppia (esilarante il dialogo Fielding-Nancy prima della partenza per il Sud America), la presenza schiacciante dei genitori, il potere politico, l'ingombrante invadenza dei mass media (nella sequenza iniziale). La pellicola procede così gradevole e spensierata tanto da far passare in secondo piano l'acerba realizzazione. Nonostante gli evidenti limiti nel portare avanti in maniera compatta la vicenda, rimane una tappa significativa nel percorso artistico di Allen, soprattutto per quanto riguarda l'affinamento dei tempi comici, qui più che mai debitori dello stile dei fratelli Marx. Memorabile l'ordinazione al bar per l'intero esercito di dissidenti. Musiche di Marvin Hamlisch.