Femen è il movimento femminista ucraino divenuto celebre in tutto il mondo per via delle proteste in topless da parte delle attiviste che vi partecipano. Questo documentario prova a seguire le loro manifestazioni, tra interviste, proteste e arresti. Secondo uno schema abbastanza canonico e consolidato, Kitty Green decide inizialmente di mostrare le azioni del movimento, i loro ideali e le ragioni che spingono le attiviste a protestare senza veli, per poi spingere il piede sull'acceleratore e iniziare a ragionare attorno al business e ad alcune contraddizioni ideologiche che il gruppo si porta dietro. È proprio in questa seconda parte che il progetto si fa più interessante e coraggioso, mettendo in crisi i valori delle stesse attiviste e sottolineando paradossi mai smentiti. Il film, però, non vuole essere un atto di accusa nei confronti delle Femen, né tanto meno una campagna propagandistica a loro favore: la regista, saggiamente, veste i panni di arbitro neutrale calibrando le due componenti e realizzando un'opera lineare, priva di grandi trovate cinematografiche, ma efficace nella sua doppia anima ponderata e obiettiva. Presentata fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.